Quando riempi il modulo per comunicare all'organizzazione il programma che hai intenzione di proporre per la Festa Transnazionale de Lo Pan Ner ti chiedono il nome della "comunità" che lo propone. E' un po' che mi chiedo cosa sono io a Saviore e già me lo chiedevo per i vari luoghi che mi hanno ospitato, magari loro malgrado, nelle mie varie peregrinazioni. Mi sono chiesta cosa voglia dire essere parte di una comunità, quando lo sei davvero e chi lo decida. Mi sono chiesta anche se il luogo geografico sia una componente essenziale e quanto possa essere grande (o debba essere piccolo). Se ci devi abitare stabilmente o no e quali siano i "sintomi" che ne sei parte. Per esempio, se l'impiegata dell'ufficio postale ti riconosce? Se paghi la TARI? Se fai parte di qualche associazione del territorio? Se hai mai litigato con qualche Amministratore comunale, o sei hai nella rubrica il suo numero di telefono? Se vai a messa tutte le domeniche? Se conosci il parroco? Se la barista sa cosa prendi a colazione? Se sai gli orari della discarica e hai fatto amicizia con le persone che ci lavorano? Se qualcuno del paese ti evita? Se diversi parlano male di te? Se in caso di difficoltà sai chi chiamare, e se, se ti viene l'influenza, hai qualcuno che ti porta la spesa? Ecco, se questi sono i segnali direi che posso dire di essere parte della comunità sia nel paese dove risiedo in Toscana che a Saviore dell'Adamello dove insiste (e non scelgo a caso questa parola) la Casa delle streghe. Di anno in anno, piano piano, si allarga il numero di persone che vivono a Saviore che partecipano all'organizzazione della Festa e forse fra qualche anno potrò sentirmi pienamente autorizzata a scrivere che la Comunità che la propone è quella della Valsaviore... forse. Intanto comunque la Festa sarà nei giorni di sabato e domenica 12 e 13 ottobre e il programma di quest'anno è notevole. Due giorni di festa su pane, fermentazioni e lavorazioni tradizionali. La Casa delle Streghe, il Gruppo Alpini Valsaviore, L’Azienda Agricola Shanty Maè con il Biodistretto della Valle Camonica e l’Associazione Amici della Natura di Saviore collaboreranno per creare un evento che spazi dalle fermentazioni spontanee alla coltivazione della terra, dall’uso delle erbe in cucina e per la salute alla visita ad un antico mulino tutt’ora funzionante. Il lavoro inizierà dalla preparazione della pasta acida nel tardo pomeriggio serata di venerdì 11 ottobre presso presso la sede dell’Associazione Las Medusas/La Casa delle Streghe e continuerà nei giorni 12 e 13 ottobre nello spazio delle Associazioni del Comune di Saviore dell’Adamello. Nella mattina del sabato si procederà alla lavorazione del pane di segale a fermentazione naturale. Nei tempi di attesa faremo insieme gli gnocchi di patate con la farina di segale che mangeremo a pranzo con un condimento fatto con le erbe spontanee che raccoglieremo durante una breve passeggiata attraverso i campi vicino al paese. Nel frattempo si continuerà la lavorazione del pane di segale che verrà poi cotto nel forno a legna del Biodistretto della Valle Camonica installato nel cortile dello spazio delle Associazioni. Una volta cotto il pane di segale, anche chi non avrà partecipato alla lavorazione potrà assaggiarlo gratuitamente con una serie di condimenti offerti dall’Associazione Las Medusas e distribuiti con l’aiuto del Gruppo Alpini della Valsaviore. Nel pomeriggio del sabato sarà possibile anche visitare l’antico mulino di Primo Rossi a cui chiederemo di raccontarci anche dei Mucc de Laitor, i terreni di pascolo d’alta quota che i savioresi non hanno voluto vendere ai trentini per mantenere il loro legame con la storia e la tradizioni. La serata di sabato proseguirà con la lavorazione e cottura di pizze da parte dell’Azienda Agricola Shanty Maè del Biodistretto della Valle Camonica. Nella giornata di domenica proseguirà il lavoro di approfondimento, conoscenza e sperimentazione delle fermentazioni spontanee, dedicato però alle verdure, accompagnato da un intervento di Italo Bigioli dell'Associazione Amici della Natura di Saviore sull’uso tradizionale delle erbe spontanee. La partecipazione ai laboratori è gratuita per adulti di ogni età e bambini e ragazzi dai 12 anni. Potrà essere richiesto un contributo per la copertura delle spese di materiali e/o un’offerta libera di sostegno alle attività dell’Associazione Las Medusas. La pizza cotta nel forno a legna verrà venduta a tranci dall’Azienda Agricola Shanty Maè e la partecipazione al laboratorio sulla preparazione degli gnocchi di patate e farina di segale ha il costo di Euro 15,00. Per informazioni ed iscrizioni scrivere a [email protected] o telefonare o mandare un messaggio WA al numero 3714374479. Attivo anche un canale Discord dedicato a questi giorni a cui si può accedere da qui https://discord.gg/SXHuGyhaEe. Collegandosi da computer non è necessario scaricare nulla e non si ricevono notifiche però bisognerà poi ricordarsi di andare a dare un'occhiata ogni tanto. Ovviamente la Casa sarà aperta e sarà possibile avere ospitalità ma già ci sono un po' di richieste quindi se sei interessata scrivi SUBITO. Benvenuta, ti stavamo aspettando.
0 Commenti
La questione del potere e della gerarchia è trasversale nell’attivismo della Casa delle Streghe. Se è vero che la Casa si distingue dalla Scuola di Stregheria proprio perché quest’ultima è un essere collegiale e il più possibile paritario mentre per la Casa decido io, è anche vero che ciò che scelgo come spazio di movimento della Casa cerca comunque rispettare certi principi su cui rifletto da tempo e li ho già raccontati abbondantemente nel sito, in particolare proprio il tema della comunità. Questo post su IG (quello dell'immagine sopra) però mi dà l’occasione di tornare su una questione centrale di tutto il mio e nostro lavoro: la consapevolezza delle cornici gerarchiche in cui si muove il nostro pensiero, di quanto la parola riflette quel modo di pensare, di quanto questo limiti le nostre possibilità di espressione e condivisione e di quanto tutto ciò si riverbera in ogni nostro spazio di azione ed anche di emozione. Qualche esempio: la certezza di aver capito alla prima quello che l’altra persona voleva dire e le sue intenzioni, la non abitudine a chiedere conferma, il dare per scontato ciò che si deve o non si deve fare nelle relazioni, le regole, la necessità di provare di avere ragione, il monogamismo, il monoteismo, ogni cosa che è mono e non pluri, rientra in quel modo di pensare. Anche se stai “seguendo” un percorso, una maestra, una chiesa, invito a riflettere su quanto sia pesante tutto il non detto sul potere che esercita chi “guida” e anche chi no, come il classico cerchio magico che supporta la maestra. Ok, c’è chi paga e chi viene pagata, chi chiede un servizio e chi lo offre, ma questo è comunità? E’ il luogo della guarigione che cercavano le tarantolate? E’ lo spazio dionisiaco libero dallo sguardo di chi è più brava e chi meno brava? Chi già più ne sa e chi meno? Ci sono un sacco di gerarchie che diamo per scontate e magari alcune ci sembrano (e per certi versi possono essere) anche giuste: chi ha iniziato prima, chi ne sa di più, chi è più vecchia, chi è nel gruppo da più tempo, chi si dà più da fare, chi ha messo più soldi, chi ci mette più tempo, chi ha organizzato l’evento, chi conosce la zona, chi è amica della maestra, chi ha il tamburo, chi è più simpatica, chi guida l’auto, chi ha portato il vino. Sono proprio questi aspetti banali e che ci sembrano naturali quelli che ci fregano meglio, sono quelli che non ci rendono comunità, non permettono spazi di parola e azione paritari e liberi dal giudizio e quindi rendono quegli spazi solo momenti in cui tecnicamente impariamo pratiche e l’effetto che ci fanno, ma senza lo sguardo e lo specchio paritario dell’altra donna, una donna che conosco, con cui ho una relazione profonda, con cui mi metto in gioco su tanti piani diversi, che rivedrò e sentirò con le altre del cerchio anche indipendentemente dalla maestra, c’è un bel pezzo di roba che resta dov’è. A questo riguardo devo dire che ci sono anche luoghi in cui la maestra, oltre a proporre e guidare le pratiche, lascia ampio spazio alla condivisione paritaria in gruppi che iniziano e finiscono insieme un percorso e in cui si creano relazioni trasversali significative. Un esempio è la Danza sulla Soglia di Sofie della Vanth di cui un nuovo gruppo sta ripartendo in questi giorni. Negli ambienti di attivismo quando si vuole parlare di togliersi di dosso questa roba va un sacco di moda la parola “decolonizzare” ma alla fine la questione va ben oltre il colonialismo come lo intendiamo di solito, come viene ben descritto in questo post di @decolonizing.love che mi fa piacere tradurre qui perché pur concentrandosi sulla relazione permette di allargare lo sguardo: “Il pensiero gerarchico è così ubiquitario che la maggior parte delle persone nemmeno si rendono conto della sua esistenza e così lo normalizzano rendendolo il modo naturale di relazionarsi. Quando si pensa alla colonizzazione, solitamente si considera la terra, le risorse e la razza. Eppure anche le nostre menti e relazioni sono luoghi di colonizzazione. Il valore culturale sostenuto dalla colonizzazione Europea e l’eredità dell’imperialismo cristiano comprende la monogamia, la famiglia nucleare, l’eteronormatività, il pensiero gerarchico, la demolizione della comunità e BDSM. Se considerate da sole, alcune di queste potrebbero sembrare innocue, ma come norme sociali perpetuano la cultura del sistema. La cultura della colonizzazione si preoccupa di mantenere il dominio perché vede la vita come un gioco a somma zero condizionando le persone a normalizzare relazioni che sono isolate, incentrate sullo scambio e sulla lotta per il potere. Il contrario della cultura della colonizzazione è una società ugualitaria in cui il pensiero gerarchico e la costrizione al dominio vengono sostituite dai valori di comunità, interconnessione, equità, altruismo, liberazione e il raggiungimento della libertà per tutte.” Altri esempi interessanti portati nelle immagini del post richiamano quanto sia gerarchico l’antropocentrismo delle immagini sacre, la differenza fra democrazia diretta e rappresentativa, la gerarchia lavorativa, la proprietà parentale, l’utilizzo degli altri animali e dell’ambiente. Non spaventiamoci parlando di potere, che lo vediamo o no c’è e dà forma a tutte le nostre relazioni e quello che sono le nostre relazioni, alla fine, siamo noi. Mitakuye Oyasin
Si può certamente raccontare con nuove parole, corpi e suoni e, anzi, vorrei vederne mille, ma ultimamente ne ho vista una che mi ha particolarmente delusa. I motivi sono vari: intanto ci sono elementi filologici di base che andrebbero rispettati fra cui il fatto che nelle rappresentazioni delle Baccanti non sono gli uomini ma le donne che guidano la danza che porta alla trance con tamburi a cornice con o senza cimbali. Non sono poi danze coreograficamente definite, ma coinvolgono chi le guarda in un movimento estatico prolungata in uno spazio più simile ad un rave che ai due minuti di danza di gruppo che via via ci sono stati concessi. Inoltre le baccanti non credo invitino nessuno a danzare con loro perché sono coscienti del pericolo. Ciò che temo di questo tipo di rivisitazioni è la semplificazione e l’addomesticamento. Le Baccanti non sono qualcosa di cui non avere paura: il re, Penteo figlio di Agave va sulla montagna vestito da donna perché sa cosa rischia se venisse scoperto e infatti alla fine vedremo sua madre scendere dalla montagna con la sua testa sulla picca.
Quello che invece spesso viene raccontato, o in cui il pubblico viene coinvolto, come è capitato a me, è una versione addomesticata del mito e dalla tragedia creando tutta la distanza che c’è fra un rave non autorizzato e una serata in un night club anni ‘80. Il movimento dionisiaco è lo stesso dei tarantolati, dei pride, la sublimazione del disagio, della difficoltà, del dolore, di tutto ciò che sfugge alla comprensione, di ciò che trova pace solo nell’idea collettiva di mistero da vivere insieme con tutti i rischi che comporta. Nelle versioni che ho visto ultimamente, invece, non c’è nulla di tutto ciò che finisce per restare ad un livello superficiale che disinnesca la portata sconvolgente e rivoluzionaria del mito e della sua pratica che potrebbe invece scuotere le fondamenta convenzioni, visioni e modi di pensare sé e la società. Si normalizza il racconto come se tutte e tutti potessero farne parte senza conseguenze, compreso lo sguardo di Atteone. Nel racconto originiario Atteone, il cacciatore, sorprende Atena e le Ninfe che l’accompagnano mentre si bagnano in un fiume. Per vendetta Atena lo trasforma in cervo e lo fa sbranare dai suoi stessi cani. Questo è ciò che le donne fanno, o vorrebbero fare, se importunate dagli uomini, e sicuramente non ha niente a che fare con due giovani donne pressoché nude che si dilettano di movimenti e gorgheggi seduttivi a ritmi tribali creati da uomini che stanno lì a guardarle. Lo sguardo di chi le sorprende non trova nulla di diverso da ciò che si vede usualmente in tv o su Internet e lo spezzarsi di ossa che contraddistngue il destino di Atteone non è vissuto da chi assiste nemmeno lontanamente o in senso metaforico dallo specchiarsi in pezzi stranianti e in movimento che riporta comunque all’ego e non al rispetto di ciò che è sacro: il desiderio altrui. Sempre riguardo alla questione maschile/femminile, nonostante il corteo delle Baccanti dovesse essere disordinato e dissacrante, gli unici che davano spazio a ciò che non trova ascolto e luogo di legittimazione erano maschi, le donne restano sempre e comunque solo seducenti. Non c’era nessuna forma di distruttività e aggressività, se non a livello puramente estetico, cosa che invece caratterizza esattamente le Baccanti che fanno a pezzi gli animali e le persone a mani nude. Tutto ciò che c’è di mostruoso nello donne e nelle Baccanti nel rendere visibile l’ingiustizia e la violenza insita nell’ordine sociale, viene disinnescato e normalizzato. Questo è ciò che io ho vissuto e rivendico il mio sguardo come quello dell’oppressa che chiede di essere creduta come fanno le donne nere o con disabilità rispetto a chi invece prende la parola e le racconta storie che non sono le proprie in modo funzionale al mantenimento del sistema oppressivo in cui ha privilegi. Al di là dell’intrattenimento, questo tipo di racconto non fa che ridurre l’interesse verso il mito anche di chi potrebbe avvicinarcisi e trovarvi conforto e ispirazione perché si limita a far fruire di un oggetto culturale banale e poco incisivo che con le Baccanti non ha nulla a che fare se non la rabbia delle parole dell'unica donna a cui è stato permesso di parlare, naturalmente in modo che non fosse comprensibile. La Casa delle Streghe con la Scuola di stregheria porterà un ben più spaventoso racconto di Penelope alla Pea Conference a Merano dal 6 al 8 settembre. Così ne riparliamo per benino. Anche quest'anno a luglio la Casa sarà aperta quasi tutto il mese, in parte con un programma abbastanza definito, in parte con un programma di massima e in parte senza programma.
Si comincia dal 7 al 14 luglio con la Festa selvatica di mezza estate organizzata in collaborazione con la Scuola di stregheria. Come per le altre iniziative della Scuola, guiderà i lavori un gruppo di facilitatrici che hanno scelto un tema su cui improntare l'attività che sarà: la relazione con il mondo vegetale e il discernimento spirituale. Tutte insieme, nel tempo della nostra intensa vacanza, seguiremo questo filo conduttore durante ogni manifestazione, che porterà il racconto, le storie, l'immaginazione e la magia verso dove ognuna di noi avrà bisogno di andare. Intanto iniziamo a fissare data e luogo: se vuoi salire a bordo clicca su RSVP in questa pagina e ti manderemo tutti i dettagli, via via che ogni pezzo prenderà il suo posto. E' possibile partecipare anche solo per alcuni giorni. Si prosegue nella settimana dal 14 al 19 luglio con una settimana fra lane e libri. Chi vorrà lavare, laverà, chi vorrà tingere, tingerà (abbiamo due nuovi enormi pentoloni 😉, chi vorrà filare, filerà, chi vorrà tessere, tesserà (un altro telaio a pettine liccio), chi vorrà feltrare, feltrerà e chi vorrà leggere leggerà. Volendo si potranno anche fare cuscini con cucitura in stile materasso, che alla fine sono il modo migliore per usare un sacco di lana, anche (e soprattutto) non indossabile. Resta l’attenzione al sacro vivente, al gesto, alla consapevolezza che ciò che passa per le mani è conoscenza profonda che diventa anche visione politica da strutturare e nominare con le parole magiche che si trovano nei libri. Difficilmente quando si parla di streghe o di sciamane si parla di quanti libri leggono (e di quanto spendono in libri...),e, beh, ho pensato di dedicare una settimana alla Casa quest'estate anche alla lettura, una settimana in cui leggere come se non ci fosse un domani, senza sentirsi in colpa, senza pensare (ma avrei da pagare le bollette/riordinare l'armadio/pulire le scarpe/stirare/mangiare/ecc), poi magari ne parliamo anche dei libri che stiamo leggendo, ma anche no. Ognuna può portare ciò che vuole, dai gialli, ai saggi, ai romanzi "rosa", ai buoni vecchi elenchi del telefono Posti letto limitati, è una settimana delicata e leggera – condizioni per l’alloggio qui ma è possibile anche pernottare altrove. Quante volte capita di veder filare la lana? Quante volte si ha l'occasione di toccare con mano la materia prima che per secoli ha accompagnato i duri inverni dell'umanità, che senza sosta è scorsa fra abili e instancabili dita nella magia della filatura e della tessitura, della lavorazione del feltro, oltre alla democraticissima lavorazione coi ferri. Dovunque ci sia magia c'è uno spazio alla Casa delle Streghe e anche alla lana e alle donne che la raccolgono, lavano e lavorano dedicheremo una settimana nella prossima lucente estate. Giovedì 18 luglio vi offriremo, alla Casa delle Streghe, una giornata di festa della Lana e dei Libri. Sarà possibile vedere e sperimentare lavaggio, asciugatura, cardatura, filatura, feltratura, tessitura della lana, anche se per innamorarsene basta una carezza, e godersi la meraviglia della Biblioteca della Casa con i suoi nuovi scaffali. La Casa sarà aperta dalle 10 alle 17. Verrà offerta tisana e dolcino a metà mattina e a metà pomeriggio e il pranzo è condiviso (chi vuol partecipare è invitato a portare cibo e bevande da condividere oltre a piatto, bicchiere e posate). A seguire party letterario. Per la partecipazione alla festa e alla settimana non ci sono quote se non offerte libere e consapevoli e piccole somme necessarie alla copertura delle spese in materiali. Sono già stata alla Centrale Fies ad aprile e ci torno volentieri, soprattutto per una campeggia artistica. Nel fine settimana 19-21 luglio faremo una trasferta in Trentino, passando, naturalmente, dal Passo del Tonale per onorare tutte le streghe che lì celebravano la meraviglia della vita e della devozione alla Dea. Alla Centrale Fies durante il weekend FREE SCHOOL OF PERFORMANCE - LECTURE SERIES, si terranno incontri e lezioni aperte gratuitamente al pubblico a rinforzare le linee culturali e i processi sommersi che guidano una programmazione di Centrale Fies e che costituiscono parte del suo valore. Un momento di “espansione” attraverso co-learning, durational performance e talk, durante le quali il pubblico e l’istituzione stessa hanno occasione di apprendere nuovi saperi in modo critico con: Suhaiymah Manzoor-Khan, Francesca Albanese con Karem Rohana in dialogo con Mackda Ghebremariam Tesfau con intervento performativo di Mohammed El Hajoui, Ardna, Brigitte Vasallo – Txarnega, the (im)possible memory of a non-place. Le prenotazioni sulla pagina Eventbrite di Centrale Fies Per il pernottamento segnalo 𝗖𝗔𝗠𝗣𝗜𝗡𝗚 𝗙𝗜𝗘𝗦! > potrai sostare nelle tende di BBASE Milano perfette per città tentacolari così come per luoghi selvatici come i nostri > pranzerai e cenerai con le artiste e gli artisti in un luogo immerso nella natura > avrai un parco a tua disposizione tutto il giorno per leggere, rilassarti o fare yoga, e una ciclabile per raggiungere i laghi di Garda e Cavedine > la sera ti immergerai nella performance art e di giorno potrai seguire le lezioni di filosofe, curatrici e artiste su pratiche e tematiche fondanti del contemporaneo. Per informazioni scrivere a [email protected] L'ultima settimana è senza programma, nemmeno tematico, nemmeno di massima. giusto il gusto di stare lì e fare quello che ci gira per la testa, dal 22 al 25 luglio, che poi si parte per la Scuola estiva di lavorazione di lane locali a Navelli (AQ). Per ulteriori informazioni e prenotazioni scrivi a [email protected] Ultimamente diverse persone mi hanno chiesto consigli per l'acquisto di una ruota per filare. Arrivano anche i consigli ma, prima, una premessa.
Oltre ad essere una strega sono un'attivista in ambito ambientale, e le due cose sarebbero, secondo me, equivalenti ma non stiamo a sottilizzare. In quanto attivista (anche) ambientale alla fine degli anni '90 inizio anni 2000 ho frequentato molto la ricerca e la pratica di varie forme di autoproduzione. Iniziai con il pane (e ci ho scritto anche un manuale uscito nel 2007 e sempre ripubblicato), poi studiai la lavorazione della lana per il feltro (lane locali, ovviamente), poi le fermentazioni spontanee, la cura naturale del corpo, la produzione di sapone, il riconoscimento e la raccolta delle erbe spontanee mangerecce, insomma non mi sono fatta mancare nulla. Via via che imparavo cose nuove organizzavo laboratori in cui sperimentare insieme ad altre appassionate e approfondire la conoscenza e la pratica. Nel tempo poi mi sono dedicata al vero e proprio insegnamento, soprattutto sul pane, il feltro e la filatura a mano della lana con fuso e ruota. Diciamo che mi riesce abbastanza, le persone che hanno iniziato con me difficilmente poi hanno smesso. Nel corso delle centinaia di laboratori che ho organizzato mi capita ogni tanto di incocciare con qualcuna a cui qualcun'altra ha detto: ma che vuoi che sia, buttati! Fra l'altro, quelle che la fanno facile, di solito non hanno mai provato ad insegnare oltre che fare e non è la stessa cosa. Nel caso del pane a lievitazione naturale i risultati di questo invito all'incoscienza sono quasi sempre delle panche immangiabili, nel caso del feltro sono oggetti enormi, sottilissimi e pieni di buchi e nel caso della filatura, l'abbandono. Diverse arrivano ai miei laboratori con poche speranze e se ne vanno piene di gioia, ma quante rinunciano convinte che non faccia per loro solo perché non sono riuscite ad imparare da sole? Ora, io mi chiedo, quante di quelle che la fanno facile sanno quali sono le conseguenze di questo modo supponente e presuntuoso di fare? Abbiamo tutte dei doni, delle capacità, delle predisposizioni, e magari anche la fortuna di poterle coltivare. Perché dobbiamo assumere di essere tutte uguali, che "basti un po' di manualità"? Vi vorrei vedere alle prese con il cambio del liquido dei freni dell'auto o con lo sciacquone che perde. Anche per quello basta un po' di manualità. Ci sono persone che ci mettono dieci minuti ad imparare a filare e altre che ci mettono nove ore e alla fine comunque non sono convinte o soddisfatte di quello che stanno facendo. Quindi torniamo alla questione dell'acquisto di una ruota per filare. Secondo me, prima di comprarla, sarebbe importante saperla usare e essersi fatte un'idea di quale tipo di fili vogliamo produrre. Fino a qualche anno fa trovare ruote per filare in Italia era piuttosto difficile e chi voleva imbarcarsi nell'impresa era costretta a fare investimenti al buio. Ultimamente invece è diventato più facile trovare ruote per filare in vendita, sia nuove che usate. E' anche abbastanza facile trovare corsi in cui si possono provare diversi tipi di ruota (tipo quelli che organizzo io e la Scuola estiva che organizziamo in Abruzzo con il Coordinamento Tessitori) in modo da poter decidere qual'è la più adatta al proprio modo di filare e desiderio (e non è detto che sia la più costosa o nuova). Ci sono ruote "antiche" perfettamente funzionanti che possono fare al caso nostro e farci spendere meno di 80 Euro ma se non sappiamo provarle (e non si tratta solo di far girare la ruota) rischiamo di buttare via i soldi. D'altronde far arrivare dalla Nuova Zelanda una ruota Ashford che costa centinaia di Euro per poi doverci adattare noi a lei invece che lei a noi mi sembra poco consigliabile oltreché insensato dal punto di vista ambientale. Ci sono ottime ruote di modelli basic in vendita su http://wollknoll.de ma, anche lì, la scelta è piuttosto ampia e, di nuovo, bisogna capire cosa ci serve. Insomma, il mio consiglio è iniziare dal fuso e con una buona insegnante, capire se la filatura ci interessa davvero, se ci appassiona, provare diverse fibre e diversi stili di tecniche e risultati, provare anche diverse ruote giovani e vecchie, morbide e puntute e poi non avrete più bisogno di consigli. Chiedereste su FB che auto acquistare senza sapere se dovrete guidarla prevalentemente in città o in autostrada, in pianura o in montagna, se ci dovrete girare da sole o in tante, se dovrete portare oggetti o solo persone, se avrete problemi di parcheggio o meno? Per esempio, le due ruote nell'immagine: quella sulla destra è la Country della Ashford, costa almeno 600,00 Euro e solo alcune delle partecipanti ai miei corsi riescono ad usarla alla fine di 9 ore di studio. Quella sulla sinistra è autocostruita sul modello delle ruote tradizionali toscane, fa un filo sottile molto velocemente e quasi tutte riescono a farci amicizia in tempi piuttosto rapidi. Ne ho altre che sono ancora più semplici da usare eppure alcune persone si trovano meglio con questa che con quelle che di solito vengono considerate più facili. Ecco, spero di essermi spiegata e, soprattutto, se vi sento dire: "Ma buttati, è facile!" chiamerò in mio soccorso le Erinni. Così, per dire, le avrò tutte con me (le ruote e le Erinni) a Saviore dell'Adamello (BS) durante la settimana fra lana e libri dal 15 al 21 luglio 2024. Semmai ci vediamo lì. Yorgos Lanthimos - Povere creature Me l'hanno detto in diverse: "DEVI andare assolutamente a vederlo". Ce l'ho fatta e visto che il tema appassiona pensavo di scrivere una recensione ma ero veramente persa in tutta la enorme meraviglia che c'è in questo film, da tanti punti di vista.
Nei giorni scorsi avevo condiviso sul mio profilo FB questa recensione di Ilaria Franciotti in cui, in sintesi, si sostiene che non sia un film femminista principalmente perché tutto il suo percorso viene raccontato dal punto di vista degli uomini chela circondano; la prendo come una provocazione e confermo la questione male gaze, quello che lei pensa e sente dobbiamo dedurlo da ciò che ne dicono e da come la guardano tutti gli innumerevoli maschi che la circondano. Poi mi è capitato di leggere una recensione che però è stata estratta copiata e incollata da un profilo FB su cui non è pubblicata "per tutti" e quindi riporto le mie considerazioni "di reazione" e ringrazio chi comunque interpreta, perché mi permette di vedere ciò che non sento e ciò che non voglio. Di seguito, poi, qualche analisi riguardo al percorso del viaggio dell’eroina. SPOILER ALERT sia la prima che la seconda parte (soprattutto) contengono necessariamente un sacco di racconti di pezzi di storia. Sapevatelo. La recensione che ho letto non mi trova per niente d’accordo perché: - Bella non ha “evidenti tratti sadici” si comporta semplicemente come una bambina e quello che si dovrebbe fare in questi casi non è “correggere” (che presuppone ci sia, appunto, una motivazione crudele che non esiste) ma mostrare le conseguenze sugli altri dei comportamenti ed educare all’empatia; - sostenere che la sua personalità è “un residuo labile della sua precedente vita dimenticata” vuol dire non credere a lei e ai suoi comportamenti ma a ciò che, alla fine, ci dicono di lei, o meglio ne dice il padre (che poi non siamo nemmeno sicure che lo sia); come al solito le donne non vengono credute. Mi sembra di sentire quegli insegnanti che di fronte a un ragazzo che ha difficoltà a scuola dicono “eh, beh, con due genitori così...”; - “Bella non ha mai sviluppato empatia” ma chi l’ha detto? Anzi, poco dopo si dice che sperimenta i dolore nel vedere la povertà da cui lei è esclusa grazie al suo privilegio e cos’è il dolore per l’esperienza altrui se non empatia? Si sostiene che non sia empatica per come tratta un uomo che si innamora disperatamente di lei e cerca di imprigionarla in ogni modo dopo averla portata con sé al solo scopo di godersela (come dice peraltro chiaramente)? Non sarà che pretendiamo dalle donne la dimostrazione dell’empatia, soprattutto verso chi le ama, in modi codificati e non la vediamo in lei perché non ci si uniforma? - il suo rapporto con gli uomini non è privo di sentimenti, basta vedere come si relaziona al padre e a Max e ad Harry. Non ha sentimenti verso Duncan, e fa proprio bene, ma riesce invece ad essere empatica con alcuni clienti del bordello, per esempio; - non sa coltivare relazioni significative??? e Martha, Harry e Toinette? Vorremmo magari riuscire a vedere che è lesbica e a chiederci perché non riusciamo ad ammetterlo? - il suo ritorno alla casa della madre fa parte, io credo, della sua curiosità e volontà di ricerca scientifica ereditata dal padre. Il vero “buco” del film, secondo me, è che non ci apre il suo cuore, nemmeno a noi che guardiamo, mantenendo il punto di vista maschile, che è quello del regista e che possiamo accogliere (come mettendoci dalla parte di Duncan o del marito) oppure rifiutare decidendo di credere a lei sempre e comunque. Sul fatto che la protagonista sia bella, ho trovato l'attrice molto più bella in altri film, qui sembrava che si cercasse di fare di tutto per vestirla e truccarla in modi che non la valorizzassero, un'altro modo di disubbidire, sul punto forse più importante. Tutto il suo percorso è straniante, secondo me, ed è l’aspetto più interessante, proprio perché non aderisce a nessuna delle regole a cui la nostra socializzazione femminile ci costringe. Il suo comportamento ce le mostra in qualche momento anche in modo crudele e abbiamo due scelte al riguardo: considerarle patologiche o accoglierle come possibilità. Io scelgo la seconda. Quanto alla presenza degli archetipi del viaggio dell’eroina, provo a raccontarli giusto come esercizio. ATTENZIONE QUELLO CHE SEGUE E’ UNO SPOILER ASSOLUTO E TOTALE, SI RACCONTA IN SINTESI TUTTA LA STORIA. Inizialmente Bella è l’incarnazione dell’Innocente, in quanto bambina, in quanto inconsapevole e in quanto piuttosto comoda nel mondo che il padre ha costruito per sé (e poi anche per lei), di cui fa parte anche Max, una specie di giocattolo che God le fornisce con la speranza che sia sufficiente ad intrattenerla. L’innesco che la muove verso il mondo straordinario, cioè tutto ciò che è fuori dalla casa e che le è precluso, non è, secondo me, la scoperta del piacere, quello poteva benissimo continuare a sperimentarlo in casa, ma è la vista di tutto ciò che si muove fuori (prima) e l’arrivo di Duncan, poi. A questo punto Bella parte e diventa l’Orfana, perde tutti i suoi punti di riferimento e comincia ad assaggiare il mondo straordinario. Nel tentativo di Duncan di contenerla lei reagisce rifiutandolo (ed ecco la Guerriera) ed incontra due Angeli Custodi esterni (solitamente le donne devono essere Angeli Custodi di se stesse): Martha e Harry e poi Toinette. Con Harry comicia ad incarnare l’archetipo della Cercatrice, guarda il mondo straordinario e le sue ombre e lo vive per come le riesce. Come Distruttrice abbandona Duncan al suo destino e intraprende la professione di prostituta, distrugge tutto il suo essere precedente e vive con tutta se stessa il mondo che ha tanto desiderato. Arriva a questo punto l’Amante, Toinette e in qualche modo anche Madame Swiney che la mette di fronte all’ombra propria e altrui. Nel suo rivendicare la possibilità di scegliere il cliente per sé e per tutte e nel pretendere dai clienti racconti della propria infanzia e l’ascolto delle proprie barzellette Bella inizia a creare il proprio mondo, a ritagliare la parte di quel mondo straordinario su cui può avere influenza e scelta. Al suo ritorno al capezzale del padre è ormai non solo Sovrana ma anche Maga, colei che si può muovere fra i mondi e possiederli entrambi oltre a poterli raccontare dal proprio punto di vista (ecco, questo semmai un pochino manca…). Come Saggia decide di tornare ancora più indietro, nella vita del corpo che le è stato affidato, che non è il suo ma ha una storia che vuole ascoltare. Vediamo la Folle nelle ultime riprese in cui è rappresentata nel suo antico/nuovo mondo a cui ha dato la forma che desiderava e che è la base di partenza delle sue prossime avventure. Sono già diversi mesi che alterniamo gli incontri on line sulla ricerca archetipica sul viaggio dell’eroina con incontri di Seriegineforum in cui insieme riflettiamo su quali archetipi vengano messi in gioco nelle serie tv che abbiamo scelto di guardare ognuna a casa sua nelle due settimane precedenti.
Ultimamente ci siamo mosse un po’ ognuna in base ad ispirazioni diverse e io in particolare ho voluto guardare Inventing Anna di Shonda Rhimes (9 episodi di circa un'ora su Netflix). Avviso subito che sicuramente farò abbondanti spoiler quindi chi li teme torni a leggere quando avrà visto la serie. Le protagoniste sono due: una giornalista (Vivian Kent) in cerca di una storia che la facesse riemergere da una specie di limbo di chi ha perso la propria reputazione dal punto di vista professionale, e una giovane donna (Anna Delvey) che all’inizio vediamo in carcere ma di cui ci vengono raccontate le avventure dal punto di vista delle varie persone che via via la giornalista riesce ad intervistare. La serie supera il test di Bechdel, le donne hanno un nome, gli uomini hanno tutti solo ruoli di contorno, le donne parlano quasi solo fra di loro e comunque solo raramente di uomini. Ogni episodio della serie è incentrato su un punto di vista ed è come se fosse la trasposizione in video dell’intervista che ognuna rilascia a Vivian. Già questa impostazione mi piace molto perché parte dal presupposto che non sia possibile comporre il racconto di una vita basandosi su una sola voce. All’inizio di ogni episodio ci viene ricordato in modi anche divertenti che: “This whole story is completely true. Except for all the parts that are totally made up.” L’ispirazione viene da una storia vera e questo secondo me è uno degli aspetti più interessanti. Tutta la serie è percorsa dal dubbio se, davvero, Anna fosse una ricca ereditiera tedesca o meno e continuamente, invece, Anna ci riporta alla questione centrale: il fatto che fosse vero o no è assolutamente irrilevante, se lei fosse riuscita a portare a compimento il suo progetto tutto avrebbe funzionato, i soldi sarebbero rientrati e la città avrebbe avuto uno spazio magico che mancava. Questa domanda mi viene posta spesso anche riguardo alla magia; quando dico che sono una strega molte mi chiedono: ma stai dicendo che la magia esiste davvero? Cosa vuol dire ‘davvero’? Se davvero vuol dire che ciò che faccio abbia un effetto sulla mia vita emotiva direi che non ci sono dubbi sia riguardo alla magia che riguardo alle persone che si sono trovate ad incrociare Anna Delvey. E forse vale lo stesso anche riguardo alla realtà fuori di noi, ma su questo dovremmo confrontarci un po’ sulla questione dell’eterogenesi dei fini, argomento sempre appassionante. Insomma, nelle poche settimane che dividono la partenza dell’idea di Vivian Kent con tutte le difficoltà che incontra nel suo luogo di lavoro, le varie interviste, il parto di Vivian, e la fine del processo ad Anna il mistero resta fitto e si scioglie solo quando la giornalista, dopo il gran successo del suo articolo, ottiene l’autorizzazione ad andare in Germania a cercare i genitori di Anna. Quello che Anna chiede spesso a tutte le persone che si relazionano con lei è: cosa vuoi da me? Questa donna ha un fascino straordinario, riesce a fare per mesi una vita infinitamente superiore alle sue possibilità economiche ma assolutamente in linea con le sue capacità professionali in ogni ambito in cui si cimenti. Le sue indicazioni su vestiario e belle arti sono straordinarie, intesse relazioni di fiducia con persone di ogni ambito (indipendentemente dalla classe sociale/colore della pelle/professione/reddito) e si mette sempre in gioco profondamente dal punto di vista emotivo, per quanto poi lasci al suo passaggio una serie di debiti di dimensioni colossali. Per la maggior parte le persone “truffate” rientreranno delle somme con cui hanno più o meno volontariamente contribuito al progetto di Anna e chi non rientrerà prima del processo ci rientrerà dopo grazie alla visibilità che questa straordinaria personaggia riuscirà ad ottenere. Ma di chi è il merito di questa visibilità? Della giornalista che ha fatto un buon lavoro? Dell’avvocato che ha collaborato con la giornalista? Dell’amica che costruisce un profilo IG ad hoc per condividere le foto dei vestiti che Anna sceglie di indossare durante le udienze? Di chi testimonia in suo favore? Dell’esperienza del carcere che le dà la possibilità di costruire nel dettaglio una strategia di tessitura di contenuti e relazioni che funziona meglio di un orologio? Ma vediamo un attimo questo racconto dal punto di vista del viaggio dell’eroina. Sicuramente sia Anna che Vivian partono come Creatrici, entrambe hanno chiaro in testa qual’è il mondo straordinario a cui ambiscono. Nel corso del racconto, nei vari episodi che si muovono avanti e indietro nel tempo le vediamo anche in tutti i passaggi archetipici precedenti ma, soprattutto, Anna è una perfetta Amante, colei che ha già visto l'ombra dentro di sé e fuori, che sceglie il sé più autentico e costruisce alleanze con tutte quelle che incontra. Vivian può sembrare un Angelo Custode in alcuni momenti ma Anna è molto precisa nel riportarla sistematicamente al proprio vero intento nella relazione. Mi è piaciuta moltissimo la capacità di Anna di arrivare all’autentico desiderio in ogni persona con cui sceglie di mescolarsi senza nessun romanticismo e con un continuo smascheramento proprio e altrui come forse possono fare davvero solo quelle che hanno fatto i conti con la forte differenza fra etica e moralismo. Alla fine resteranno davvero impoverite solo le persone che si sono relazionate ad Anna in senso predatorio. Quello che la protagonista chiede continuamente è l’adesione ad un sogno e la fiducia che nessun ostacolo sarebbe stato troppo grande. Sicuramente tutti quei momenti in cui si ritrovava a non poter avere accesso ai propri bagagli (e documenti) a causa dei mancati pagamenti degli alberghi sono un po’ angoscianti e sono stata davvero tentata di non credere alla sua disperazione in quelle occasioni. Credo però che sia un buon esercizio stare a guardare le avventure di una persona che volutamente e ideologicamente ignora il principio di scarsità di cui tutte diciamo di volerci liberare, oltre a ogni limitazione di classe che poteva esserle imposta. Non so se possa essere definita femminista e nemmeno antipatriarcale, queste questioni sono oltre la sua visione. Il mondo straordinario che vuole creare non prevede una parte di distruzione, tantomeno del capitalismo (se non nel suo essere fondamentalmente ingiusto quando, come già magistralmente ci raccontò Benigni, i soldi li concede solo a chi già li ha più che a chi sa cosa farne). La sua opera distruttiva si concentra sulle maschere che indossano le persone che la circondano, lei non ne ha bisogno. Ciò che infatti davvero non accetta e le provoca un enorme dolore è quando l’avvocato, sperando di accattivarsi così il favore della giuria, la dipinge come una ragazzina incauta che mai è stata davvero un rischio per nessuno e in questi termini anche Vivian, in parte, la delude. Anna rifiuta l’immagine patriarcale della donna indifesa, delle relazioni pietose, del sostegno lacrimevole e questa è la cifra del suo esserci in tutto il racconto, Io la trovo favolosa. Approfondisco volentieri con cui la guarderà o la ha guardata nella chat dedicata sul server Discord della Scuola di stregheria on line. Ci vediamo lì. Dal 1 al 7 gennaio a Saviore un'apertura particolare della Casa dedicata a mettere insieme il ricordo, le parole, la vita, il filo, i colori, la poesia. Tessere, cantare, tingere, intrecciare versi ed infine legare. Una legatura semplice e preziosa, che racchiuda e concluda le pagine di giorni di incanto in un gesto consapevole, un diario custode di semi da portare con sé fino alla fioritura. Un amuleto intrecciato con le nostre mani, in cui condensare intenzioni e ricordi di un futuro scritto e non accaduto. Utilizzeremo materiali scelti d'istinto, che nutrano l'immagin-azione delle nostre pagine personali e collettive: scarti, ricicli, doni, creazioni. Tutto ciò che potrà, se vorremo, costruire il diario del nostro viaggio. A facilitare il cerchio Annalisa De Luca per il passaggio dal caos all'ordine, dalla lana al filo, Laura Dell'Erba per la Magia di inchiostri vegetali, Lorenza Orlandi per la Musica della lana, Barbara Zippo per la trama del racconto, Siriana Tanfoglio per il Diario di Viaggio. Di seguito il dettagli delle loro proposte. Sarà possibile seguire un solo laboratorio o tutto il percorso per la settimana, il programma dei vari giorni verrà pubblicato a breve. Ci sarà un incontro on line di presentazione domenica 3 dicembre alle 21,30 inizialmente attraverso una diretta su FB dalla pagina della Casa delle Streghe e poi via Zoom per le domande e gli approfondimenti. La presentazione resterà disponibile on line. In quei giorni, per motivi organizzativi, non sarà possibile pernottare presso la Casa e segnaliamo la possibilità di essere ospitate presso la Casa del Parco di Cevo o alla Casa degli Amici della Natura di Saviore. I pasti saranno autogestiti, avremo a disposizione una cucina di comunità e condivideremo le spese per le materie prime (almeno per i pranzi). Ecco i dettagli dei vari percorsi da seguire separatamente o come viaggio complessivo. Filatura rituale (Annalisa De Luca): una antica leggenda dell’Europa orientale racconta di una strega che insegnava la sua arte alle ragazze che le venivano affidate solo mentre tutte lavoravano al fuso. La simbologia legata alla filatura e alla tessitura attraversa le più antiche figure sacre di cui abbiamo notizia in ogni tradizione. Il recupero del gesto del filare e la sua pratica permettono di prendere contatto materico con la spirale che è alla base della vita in ogni sua manifestazione. Tessil anche moltissime metafore legate alla parola e al racconto. La proposta per questi giorni prevede quindi anche un laboratorio di filatura con lane di pecore allevate in Italia e il significato di questo passaggio nel racconto personale del percorso sarà indagato partendo dal gesto e dallo stato meditativo (e quindi estatico) che la filatura a mano comporta. La magia degli inchiostri naturali. (Laura Dell'Erba) Se il segno e la scrittura saranno i mezzi per raccontare del nostro viaggio, li renderemo ancora più vibranti e magici usando inchiostri creati appositamente con le piante. Le piante hanno molti poteri: nutrire, guarire, calmare, eccitare, ammaliare, persino uccidere. Ad ognuna sono legati uno o più archetipi. Anche i colori sono potenti portatori di significati e di magia. Uniremo le proprietà di piante e colori per creare uno o più inchiostri che attraverso pennello e pennino renderanno il nostro racconto un vero e proprio incantesimo. La musica della lana: (Lorenza Orlandi) La musica in passato ha sempre accompagnato la quotidianità delle persone quindi accompagnava anche i vari lavori domestici e non. Mi soffermerò in particolare sui canti della filatura e della follatura della lana portando esempi musicali provenienti da culture contadine del nord europa (isole Ebridi in particolare) nelle quali si è conservato qualcosa di unico e sacro che va oltre la semplice manualità del lavoro. Vedremo quale era la funzione della musica nelle varie fasi di lavoro fino ad arrivare alla “benedizione” del capo finito. La musica inoltre è una pratica che aiuta a stare nel presente e, come accennato da Annalisa, favorisce lo stato meditativo. La trama del racconto (Barbara Zippo) “Nasciamo poesia e diventiamo prosa crescendo”. Filatura, impiego di inchiostri naturali, esplorazione di canti popolari, cammino in natura favoriranno emozioni e sogni. Annotiamo in un taccuino le suggestioni che ci toccano maggiormente per condividerle e comporre dei versi. La forma poetica ci consentirà di amplificare e rinforzare la manifestazione di ciò che abbiamo dentro; infondere intento alla nostra creatività e dilatare il tempo. Inizieremo così a tessere la trama del nostro racconto. Ciascuno potrà dare voce alla lettura dell’altro, donando espressività e incisività alle parole e potremo pensare di creare un poema/racconto corale. Per chi lo chiederà, durante la permanenza, o a seguire, mi renderò disponibile ad un dialogo individuale per approfondire lo sviluppo del progetto personale. Puoi scaricare qui i dettagli dei colloqui individuali proposti da Barbara. Legare un diario intenzionale (Siriana Tanfoglio) Tessere, cantare, tingere, intrecciare versi ed infine legare. Una legatura semplice e preziosa, che racchiuda e concluda le pagine di giorni di incanto in un gesto consapevole, un diario custode di semi da portare con sé fino alla fioritura. Un amuleto intrecciato con le nostre mani, in cui condensare intenzioni e ricordi di un futuro scritto e non accaduto. Utilizzeremo materiali scelti d'istinto, che nutrano l'immagin-azione delle nostre pagine personali e collettive: scarti, ricicli, doni, creazioni. Tutto ciò che potrà, se vorremo, costruire il diario del nostro viaggio. Per informazioni ed iscrizioni scrivi a [email protected]
Saviore non è dietro l'angolo per nessuna ma lì possiamo accedere gratuitamente a spazi grandi, riscaldati e ben organizzati (compresa una cucina di comunità) e non mancano strutture di ospitalità di buona qualità e a basso costo.
Le aperture comunque ci saranno ma se non ci saranno eventi fissati faremo quello che avremo voglia di fare lì per lì e le date potrebbero cambiare quindi se vorreste venire comunque anche senza programma fatemelo sapere scrivendo a [email protected] o riempiendo il modulo qui. Se vuoi sapere quanto costa e altre informazioni sulle Case trovi tutto qui. Benvenuta, ti stavamo aspettando
Il lavoro è solo iniziato, era una prova per vedere quanto spazio ci fosse di studio e ricerca fra gli archetipi per come li abbiamo vissuti fino ad ora e le serie tv. E' stato interessante e abbiamo voglia di continuare. Il prossimo appuntamento è per settembre, dal 22 al 24 a Milano per il Festival delle serie tv. In quell'occasione la Casa sarà aperta e decideremo insieme come proseguire. Per info scrivi a [email protected]
|
News
Chi scrive quiAnnalisa Biancardi De Luca Battaglia. Sempre in cerca di ciò che è autentico, fra boschi, vette, valli, foreste e musei... Archivi
Luglio 2024
|