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11/11/2016 1 Commento

Racconti

Non ci pensavo proprio al Museo Archeologico Nazionale mentre immaginavo il mio viaggio d'Autunno a Madrid. Poi andando al Prado abbiamo sbagliato fermata della Metro e ho visto il cartello: quella era la fermata per il Museo Archeologico. Un'illuminazione, la mattina dopo ero lì.
La Spagna è disseminata di meraviglie archeologiche di tutte le epoche. Cominciamo dai Neandertal,  la mia recente passione seguita alla lettura di "Le iene del Circeo" di Antonio Pennacchi. E infatti al riguardo se la cavano così.

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 La questione dibattuta è se i Neandertal avessero un linguaggio e, quindi, una cultura. Qui dicono: "Sappiamo che alcuni gruppi seppellivano i loro morti. Comunque non c'è nessuna prova irrefutabile di rituali associati alle inumazioni dei Neandertal". E quindi? Vabbè, per me i Neandertal erano proprio dei gran fighi... E provaci tu a insegnare a qualcuno a scheggiare la selce senza parlare!

Passano i millenni e seguono numerosissimi piccoli oggetti scolpiti rimandanti in ogni modo ad immagini del corpo femminile o ad uccelli, che richiamano comunque divinità femminili (e al riguardo se non hai ancora letto i libri della Gimbutas è ora che tu lo faccia). Le più belle.
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E fin qui tutto bene.
Di nuovo emozione quando arrivo alle prime tracce celtiche e trovo la scrittura. E la trovo su monete e pesi per fusi. Se c'è qualcosa che sembra permanere di pertinenza femminile nel corso della storia in tutto il globo è la filatura. Quindi le donne leggevano... Beh, mica poco. Mi piace pensare che quelle scritte siano preghiere, come quelle  stampate sulle bandiere che in Nepal vengono lasciate sventolare al vento, perché girando nel filare si ripetesse l'invocazione e si rinforzasse la devozione. Le altre scritte su monete e su una testa di toro, altro simbolo superfemminile per come le corna e la testa richiamano la forma dell'utero (di nuovo Gimbutas, ma che te lo dico a fare?). La prima lettera incisa su entrambi è M. E quindi? Vabbè, mica ti posso dire sempre tutto io!


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Gli oggetti a cui abbiamo accesso sono stati soprattutto ritrovati nelle sepolture e infatti poco più avanti comincia la sequenza delle sepolture ritrovate e qui la strega comincia a innervosirsi. Una statua di donna, splendidamente vestita e ingioiellata conteneva le ceneri della defunta. Viene riprodotta seduta su un trono alato, circondata da armi (quattro serie) e vasellame di fattura orientale. Tiene in una mano un pulcino di piccione. Insomma, direi una signora importante, che aveva funzioni di comando e sacerdotali (le ali, il pulcino in mano: tramite fra la vita e la morte), ricca, guerriera. La lettura della descrizione posta accanto alla teca che la contiene mi colpisce: "Questa scoperta dimostra l'importanza del ruolo delle donne nelle società iberiche come perpetuatrici di linee di sangue aristocratiche". E non contenti insistono su altro cartello: "La Signora di Baza viene interpretata come la rappresentazione di una donna nata in una famiglia importante che è stata eroizzata in  un elaborato rituale funerario. Ciò che rende questa scultura così eccezionale è il fatto che è stata usata come urna cineraria e i segni simbolici che la accompagnano: il trono alato, un simbolo di divinità, il giovane piccione che tiene in mano, interpretato come un nesso fra la donna mortale e la dea che agisce come protettrice sia del uccello che delle ossa della deceduta.
Il tipo di decorazione delle ceramiche richiama il mondo orientale e conferma l'antico lignaggio della donna. Gli oggetti di metallo, che consistono in quattro serie di armi lasciati ai suoi piedi come offerte, vengono interpretati come un riflesso dei rituali funerari celebrati con combattimenti fra guerrieri."
Quindi in sintesi:
- nonostante altri cartelli riguardo allo stesso periodo raccontano che cominciano ad emergere differenze di classe, la signora di sicuro non si era fatta da sé ma era erede di un antico lignaggio aristocratico;
- non era una guerriera, come a me sembra evidente, ma le armi sono testimonianza di un rituale funerario (per questo ci deve essere voluta una bella fantasia...);
- non era una sacerdotessa, i simboli si riferiscono alla sua preghiera di protezione alla dea (il trono alato e la posa non quadrano gran ché ma chi ci farà caso...);
- il suo ruolo nella comunità è rilevante non per il suo valore ma in quanto fattrice: "perpetuatrici di linee di sangue aristocratiche".
A me sembra agghiacciante, e mi sembra spaventoso che il Museo fosse pieno di famiglie, di madri con bambine, nessuna delle quali (come me fino a poco tempo fa) nota la mostruosità dello sguardo patriarcale che ha prodotto questa descrizione. Ma non basta...



Questa teca contiene gli oggetti ritrovati in una sepoltura di un "capo" celtiberico o, comunque di un aristocratico, che vengono elencati con precisione: "I suoi resti cremati sono stati posti in un'urna con i manici a forma di orecchie, accompagnati da armi di offesa e difesa e accessori di vestiario. Gli oggetti in ferro comprendono una spada con il suo fodero, due punte di freccia con i regoli, un giavellotto, due coltelli, due punteruoli, uno scudo con linee radiali e due morsi da cavallo, da doma e da monta. Il pettorale a forma di disco, l'elmo, la fibbia e la fibula sono di bronzo, mentre l'urna e i due pesi da fuso sono di argilla." Ah, quindi c'erano due pesi per fuso, e questi non sono il residuo di un elaborato rituale di sepoltura? No, questi erano semplicemente di sua proprietà, come la spada, il giavellotto, lo scudo, ecc. Insomma questa è possibile che fosse una donna, ma meglio parlare genericamente di "capo" e metterci accanto l'immagine di un guerriero ingioiellato con il contenuto di un'altra sepoltura, siamai a qualcuna venisse in mente che le donne potessero avere ruoli di vertice e partecipare alle battaglie, magari a cavallo e con pesanti collane d'oro al collo! Il fatto che nella sala prima le statue stele femminili venissero identificate come quelle ingioiellate e quelle maschili dotate di armi non importa. L'effetto resta, le donne non fanno la guerra e non sono capi, solo madri, continuatrici di un lignaggio aristocratico maschile, e cuoche, contro ogni evidenza. Io preferisco pensare che questa potesse essere una donna, ma mi va bene anche un uomo, mi piace immaginarlo mentre fila o tesse (che a me sembrerebbe strepitosamente affascinante). Quello che non mi piace è dare per scontato che se fila è una donna e se usa le armi è un uomo.
Ed ecco un'altra meraviglia, naturalmente femminile. Il cartello la definisce "di famiglia altolocata" Anche questa non si è meritata la sua gloria sul campo. Le donne solo madri, o figlie... Poi tutta una sfilata di statue femminili trovate nei santuari, ma non sono dee o sacerdotesse, sono devote offerenti...


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Se qualcuna di chi legge ha competenze in lingua spagnola sufficienti ad aiutarmi a scrivere una lettera di protesta al Museo mi farà piacere. Io sono già contenta di avere gli strumenti e lo sguardo allenato ad accorgermi di quanto tutto questo sia ridicolo, oltreché oltraggioso e sessista. E ora lo sai anche tu :-)
1 Commento

    Autore

    Annalisa Biancardi De Luca Battaglia. Sempre in cerca di ciò che è autentico, fra boschi, vette, valli, foreste e musei...

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