In questi giorni ho bisogno di sognare. Urano nel Toro continua a scombinare tutti i miei progetti e io sto qui, guardo e penso: “ok, ricalcolo” con la testardaggine di un navigatore inceppato e più immagino fughe più mi ritrovo ferma nello stesso posto. Beh, tempo fa ascoltai un bellissimo discorso di Selene Caloni Williams in cui alla fine invitava a far diventare la cifra del nostro splendore proprio ciò che ci viene rimproverato come un difetto. Suggeriva anche una specie di rito psicomagico: prendere un bel calice con dentro qualcosa di squisito e berlo con voluttà brindando alla propria imperfezione. Ecco, io ho questa cosa che pianifico a lungo termine e i cambi di programma mi portano a farmi un sacco di domande, anche troppe... Poi penso che alla fine “la vita è quella cosa che ti succede mentre stavi facendo altro” e allora ho pensato di creare un progetto abbastanza grande e abbastanza in là nel tempo da distrarre chi si sta divertendo a smontare i miei castelli di carte, ma in sintonia con il flusso di cui mi sento parte e che in questo periodo mi parla di lana locale, fili e tessitura. Quindi un fare con le mani, una competenza tacita, qualcosa che difficilmente si può spiegare a parole ma che con un minimo di dedizione diventa automatismo e strumento di connessione, e, in parallelo, la riflessione su corpo, amore e bellezza seguendo le tracce del libro di Jane Meredith “Aphrodite’s Magic”. L’idea era di praticare le arti tessili dalla pecora al tessuto percorrendo i cinque archetipi descritti da Lasara Firefox Allen in Jailbreaking the Goddess per concludere ogni percorso celebrando via via ogni manifestazione delle nostre personali moltitudini. E allora mi sono messa lì con il calendario ad immaginare un intreccio di tutto ciò che mi scalda il cuore in questo momento, passaggi d’età, celebrazioni, creazione rituale, colori, temi, incontri on line, percorsi, condivisioni, una roba da uscire di testa, e poi? E poi mi dico: ma perché? Cos’è che voglio davvero? Mi guardo intorno e mi sembra che ci siano pochi luoghi in cui mi sento davvero a casa, poche persone con cui voglio stare che in buona parte sono le stesse con cui seguo il filo di un percorso materico che ci porta a maneggiare emozioni e lane, pensieri e colori, impegni e pedali, domande, orditi e trame. E mi chiedo: ma quanto tempo riesco a dedicare io stessa a questa strepitosa attività magica che è il passaggio dalla fibra al tessuto? Quanto ho bisogno di fissare nel calendario i momenti in cui permettermi di farlo senza ritagliare i minuti qua e là nelle giornate? Negli ultimi cinque anni ho tessuto parole e racconti, studiando e praticando i racconti mitici ho costruito un’idea di me che mi permettesse di guardare a ciò che mi accade trovandone riscontri nel sacro e, quindi, conforto e guida, accompagnamento e determinazione. Se la nuova intelligenza di cui ho bisogno come l’aria sarà un fare io la praticherò con le mani e pur sapendo che queste sono arti solitarie, il mio modo di ringraziare per la quantità di meraviglia e abbondanza di cui mi sono sempre sentita circondata (ok, ogni tanto ho dei dubbi ma poi mi passano) è di testimoniare che si può fare e condividere con chi lo vorrà degli spazi protetti e caldi in cui darsi il permesso di farlo (o anche di non fare proprio un accidente e passare un fine settimana a guardare le nuvole avvolgere e abbandonare le cime delle montagne). Ma le domande non sono finite: ma come? Vuoi riportare le donne ad una pratica per secoli è stata principalmente schiavitù e rovina? (Le donne che filavano la canapa tutta la vita erano costrette a farla passare in bocca fra i denti finendo per perderli prima del tempo). Con l’aumento della popolazione e l’inurbamento, alla fine del Medioevo, mica tutti potevano vestirsi di pelle, c’era bisogno di chi filasse lana, seta e fibre vegetali (la ruota per filare è arrivata solo nel XIII secolo), come c’era bisogno di fare figli perché ci fossero abbastanza disperati da lavorare per un tozzo di pane e c’era bisogno di essere certi di chi fosse il padre dei propri figli per potergli lasciare l’eredità. Sì, voglio riportare me e chi lo vorrà a riprendere in mano ciò che crea la prima protezione dopo il ventre materno, ciò che intreccia tutti gli elementi in materie che possiamo indossare, ciò che ci fa vestire di incantesimi, ciò che racconta a chi ci guarda la storia che vogliamo di noi. Quello che faremo del nostro filare, tingere e tessere sarà un nuovo e antico racconto, come quello delle donne (e degli uomini) che il fuso per filare se lo portavano nella tomba insieme a ciò che avevano di più caro, con le preghiere e i pensieri che aveva accompagnato, con la magia della bellezza che cura. Lo farò in tre giorni residenziali alla Casa a Saviore alternati a giornate dedicate vicino a Firenze (per chi viene da fuori posso trovare sistemazioni adatte ad ogni tasca). Preciso che posso insegnare a filare e a fare il feltro ma non sono una maestra di tintura né di tessitura. Posso dare qualche indicazione di partenza e invitare a sperimentare insieme. Ed ecco il mio patto con chi ci vorrà essere e con tutti gli esseri senzienti: "Perché" disse, una volta, nella metro, "sento che ti conosco da così tanti anni?" "Perché mi piaci" disse "e non voglio nulla da te." Ray Bradbury - Fahrenheit 451 (mia traduzione) Ci vediamo lì (comunque c’è tempo, si comincia a novembre, sto cercando di far perdere le mie tracce...). Tutte le date nel calendario della Casa delle Streghe (da novembre 2022 a luglio 2023). p.s. tanto lo so che ti stai chiedendo quanto costa, sta scritto qui
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Questa Casa non è un albergo! La Casa delle Streghe non è un albergo, non è un ostello e nemmeno uno spazio in affitto in autogestione, è una Casa con un'idea piuttosto precisa di sé e di cosa è disponibile ad ospitare e qui puoi leggere un po' di dettagli. Se vuoi sapere quanto costa partecipare ad un laboratorio organizzato dalla Casa leggi qui. Se invece sarai ospite della Casa per partecipare a corsi/laboratori/eventi organizzati da altre allora sappi che questo spazio è prezioso soprattutto perché dà riparo a streghe di ogni forma, misura e condizione in cerca di un rifugio, che sia per una settimana, per un mese o per mezza giornata. La Casa comincia ad avere una storia (è aperta dal 2017) e il solo fatto che ci sia e che sia una possibilità tangibile, uno spazio comunque disponibile, un rifugio vero e proprio, permette a molte donne passi che forse non azzarderebbero altrimenti. L'affitto è coperto per tutto l'anno ma ci sono spese di manutenzione anche piuttosto consistenti che vanno affrontate via via (al di là dei costi di gas, legna ed elettricità) e rispetto a questo ti chiediamo di contribuire con un'offerta libera e consapevole. Sappi che Euro 5,00 al giorno permettono di coprire le spese medie di ogni abitante rispetto ai consumi energetici (d'estate), tutto il resto viene utilizzato per le altre spese. L'anno scorso, ad esempio, abbiamo tolto degli orribili copripavimenti di plastica per pulire ben bene il legno sottostante e cospargerlo di cera d'api, quest'estate puliremo e riverniceremo le persiane. Via via facciamo miglioramenti/aggiustamenti che rendono la Casa più bella ed accogliente e questo grazie all'affetto e alla generosità di chi la frequenta. Ognuna sa quali sono le sue possibilità ed agisce di conseguenza. Finora ha sempre funzionato tutto molto bene, siamo certe di poter continuare così. La Casa delle Streghe c'è ed è viva per tutte le streghe, anche per te. |
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Chi scrive quiAnnalisa Biancardi De Luca Battaglia. Sempre in cerca di ciò che è autentico, fra boschi, vette, valli, foreste, cuori e musei... Archivi
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