11/9/2022 0 Comments I soliti cartelli lampeggiantiArt: Siriana - IG @corallina_traveldesign In questi giorni ho avuto occasione di ripassare diverse definizioni di magia: da quella di Starhawk che ne parla come della capacità di cambiare stato di coscienza con la volontà, da quella di Jane Meredith, a cui sono più affezionata, che la descrive come il passaggio dall'intento alla focalizzazione all'azione, a quella di Selene Ballerini che, prendendo ispirazione da I Ching la definisce come l'arte di stare nel mutamento.
Con altre streghe ci siamo anche interrogate su come portare ogni giorno la magia nella propria vita al di là della ritualità delle Lunazioni e delle feste dalla Ruota dell'Anno. Poi succedono le cose, ti ritrovi catapultata nel mondo di sotto senza averlo scelto, tanto per cambiare, e ti inventi un rituale giornaliero grazie al quale tenere a bada l'ansia puntando sul desiderio e il ringraziamento che, come insegnano le culture native, è la premessa della preghiera come contatto con l'Una originaria . Magari l'attenzione finisce monopolizzata dalla preoccupazione (che comunque, va ricordato, è una forma distorta di immaginazione) e ti ci vogliono gli scossoni per ritornare a goderti la meraviglia di scorrere nel flusso. Insomma finisci per ritrovarti ad ascoltare i sogni di diverse donne che ti scrivono per dirti cosa avete fatto insieme nei viaggi notturni, qualcun'altra ti ricorda che avevate detto di lavorare insieme su un certo tipo di ricerca e intanto ha scoperto questo e quello, un'altra ti chiede che fine ha fatto l'appuntamento su Zoom fissato, ti ritrovi per quattro giorni alla Campeggia Matriarcale dove ogni parola condivisa sembra detta per te, finisci "per caso" a visitare il Museo dei Tarocchi a Riola, a conoscere Morena Poltronieri e le sue ricerche sulle Streghe e torni a casa con un libro pieno di meraviglie, un mazzo di carte dedicato agli alberi, uno alle Crone e uno per la figlia. Ok, avevo bisogno di sentirmi accompagnata, ho chiesto e ho avuto risposta. Non so ancora come andrà a finire ma ci sono e ci sto. Intanto però sono riapparsi anche i cartelli lampeggianti, quelli che mi indicano la direzione su cui proseguire sul sentiero e fino ad ora ha sempre funzionato strepitosamente quindi andiamo avanti e ognuna troverà lo spazio che più le si confà, oppure ci si ritroverà suo malgrado, un po' come succede a me. Insomma l'invito è a riprendere la ricerca archetipica in cerchio ma su un altro piano ispirato da un movimento di "Rewilding Mythology" che nell'home page del sito si definisce così: "Per la maggior parte della storia umana, il mito è stato una modalità duratura di trasmissione della conoscenza, mantenuta viva e resiliente dalla rete traspirante della narrazione comunitaria. Proprio come piantiamo un seme nel terreno, così pezzi vitali della tradizione agricola ed ecologica sono stati piantati in storie che sono state costruite per sopravvivere al collasso ambientale e sociale. Ma l'ascesa dell'impero dipendeva dalla deradicazione delle mitologie. Proprio come i paesaggi sono stati rubati e trasformati, così interi pantheon sono stati sradicati dai loro contesti sociali ed ecologici. Come possiamo riradicare, ristabilire e raccontare nuovamente?" Nel profilo IG @advaya.co maggiori dettagli ma mi colpisce soprattutto l'invito a ripartire dal contatto con gli elementi inserendoli nelle nostre nuove storie fondative personali e collettive. Nello stesso tempo ci si muove alla ricerca delle favole tradizionali del territorio in cui si vive proprio in connessione agli animali, alle pietre e alle piante che le popolano e che potrebbero essere riportate ancora più indietro nel tempo lavorando sull'ascolto dei luoghi e degli esseri senzienti che li popolano. La conoscenza e l'ascolto passano anche dalla vicinanza e l'accompagnamento, dalla frequentazione (avevo scritto 'uso' ma scelgo di cambiare prospettiva) per la salute, il gioco, il colore, l'umore/energia e ogni possibilità offerta dall'amicizia e l'amore. Insomma c'è un sacco da sperimentare, scoprire, mantenere e lasciare andare, come al solito. Teniamoci strette e non perdiamoci di vista.
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E di nuovo non me l'aspettavo. Non credevo che per la terza volta avremmo potuto accogliere tutte le donne che desideravano fare la scuola, non credevo che sarebbero state proprio del numero giusto che avevamo stabilito e non credevo che tutto avrebbe funzionato, soprattutto gli aspetti logistici, che poi sono la maggior parte di quelli di cui mi occupo io, tipo i posti letto, arrivi, partenze e trasporti, materiali, costi e tutto ciò che è necessario per passare dieci giorni in Abruzzo fra lana, fili, colori, telai e feltro. Mai poi avrei immaginato che la cucitura "stile materasso" mi avrebbe riempito di gioia ed entusiasmo, ma partiamo dall'inizio. Negli anni abbiamo cercato di organizzare il tempo in modo che tutte possano avere esperienza con le proprie mani del passaggio dalla fibra al filo (magari anche colorato) al tessuto. Non è facile in così pochi giorni, soprattutto se vuoi anche lasciare spazio di respiro, chiacchiera e conoscenza del territorio. Ce l'abbiamo fatta e miglioreremo ancora e questo è già una gran festa.
L'organizzazione della scuola prevede che le allieve siano divise in due gruppi: quello delle principianti, che comprende chi non ha mai avuto nessuna esperienza di lavorazione della lana, e quello di chi ha avuto almeno un'esperienza di filatura, tintura, tessitura o feltro. Questo permette, oltre a ridurre la dimensione dei gruppi di lavoro, di costruire occasioni di approfondimento ma anche di ripasso più adeguate alle effettive competenze delle partecipanti. Riguardo alla filatura a mano col fuso e la ruota però i due gruppi hanno lavorato insieme perché l'approfondimento sul lavoro con il fuso permette di migliorare sensibilmente consapevolezza e pratica anche nell'uso della ruota. Il kit che è stato consegnato ad ogni allieva permetteva loro di prendere confidenza con diversi tipi di lane locali ed era abbastanza abbondante da fornire materiale per poter seguire i corsi e poi praticare diverse possibilità in ogni ambito di studio.
Ci rivediamo l'anno prossimo, sempre all'Ostello sul tratturo di Navelli (AQ) e sempre dal 28 luglio al 6 agosto. Nel frattempo teniamoci strette e non perdiamoci di vista. ![]() Una prima introduzione alle arti di filatura, tintura, tessitura e feltro ad acqua con Laura Dell'Erba, Adriana Perego, Annalisa De Luca e l'Associazione Coda di Lana. Apriamo uno spazio di introduzione ma anche di approfondimento con chi già sa fare, negli spazi dell'Associazione alla stazione di Malonno (BS) nei giorni 18 e 19 agosto. Cercheremo di arrivare insieme dalla fibra al tessuto pur senza seguire una rigida struttura predefinita ma lasciandoci guidare dall'esperienza per come matura via via e dalla disponibilità di strumenti, tempi e materiali. Naturalmente solo lana locale e qualche tocco di altro giusto per comprendere pienamente di cosa si parla quando di tratta di lane a filiera controllata. Gli orari saranno dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 17 nei due giorni. Quanto al programma, le partecipanti saranno divise in gruppi di 4-5 e si alterneranno, nel primo giorno, fra filatura/feltro e tintura naturale (oltre alla preparazione dei telaietti per la tessitura) e nel secondo giorno si aggiungerà la tessitura su telaietto a cornice. Il secondo giorno sono previsti i completamenti dei lavori del primo giorno e l'utilizzo del materiale per la tessitura. In pratica l'idea è di avvicinarsi a filatura, tintura e feltro in modo da farli convergere in un lavoro tessile (si possono mettere in trama anche i cordoni/strisce di feltro piano infeltriti e tinti in fiocco/ovatta o una volta fatti) e portarlo in fondo o comunque avere gli strumenti per completarlo anche a casa propria. Il costo di partecipazione ai due giorni è di Euro 80,00 che non comprendono la fibra che verrà usata via via né in forma di ovatta né di filato (il costo dei materiali ma comunque dovrebbe mantenersi entro Euro 10/15). Chi non ha un proprio fuso potrà acquistarlo sul posto. Il corso si terrà solo se arriveremo ad almeno a 12 iscritte (massimo 15) perché sia sostenibile dal punto di vista dei costi. Le iscrizioni si chiuderanno il 10/08 e in caso non si sia raggiunto il numero minimo faremo sapere alle iscritte se preferiscono rinunciare o pagare la quota necessaria a coprire le spese. Per chi viene da fuori sarà possibile pernottare alla Casa delle Streghe. Per ulteriori info ed iscrizioni scrivere a codadilana@gmail.com o chiamare il 3480147995 26/6/2022 0 Comments Ri-creazione![]() In questi giorni ho bisogno di sognare. Urano nel Toro continua a scombinare tutti i miei progetti e io sto qui, guardo e penso: “ok, ricalcolo” con la testardaggine di un navigatore inceppato e più immagino fughe più mi ritrovo ferma nello stesso posto. Beh, tempo fa ascoltai un bellissimo discorso di Selene Caloni Williams in cui alla fine invitava a far diventare la cifra del nostro splendore proprio ciò che ci viene rimproverato come un difetto. Suggeriva anche una specie di rito psicomagico: prendere un bel calice con dentro qualcosa di squisito e berlo con voluttà brindando alla propria imperfezione. Ecco, io ho questa cosa che pianifico a lungo termine e i cambi di programma mi portano a farmi un sacco di domande, anche troppe... Poi penso che alla fine “la vita è quella cosa che ti succede mentre stavi facendo altro” e allora ho pensato di creare un progetto abbastanza grande e abbastanza in là nel tempo da distrarre chi si sta divertendo a smontare i miei castelli di carte, ma in sintonia con il flusso di cui mi sento parte e che in questo periodo mi parla di lana locale, fili e tessitura. Quindi un fare con le mani, una competenza tacita, qualcosa che difficilmente si può spiegare a parole ma che con un minimo di dedizione diventa automatismo e strumento di connessione, e, in parallelo, la riflessione su corpo, amore e bellezza seguendo le tracce del libro di Jane Meredith “Aphrodite’s Magic”. L’idea era di praticare le arti tessili dalla pecora al tessuto percorrendo i cinque archetipi descritti da Lasara Firefox Allen in Jailbreaking the Goddess per concludere ogni percorso celebrando via via ogni manifestazione delle nostre personali moltitudini. E allora mi sono messa lì con il calendario ad immaginare un intreccio di tutto ciò che mi scalda il cuore in questo momento, passaggi d’età, celebrazioni, creazione rituale, colori, temi, incontri on line, percorsi, condivisioni, una roba da uscire di testa, e poi? E poi mi dico: ma perché? Cos’è che voglio davvero? Mi guardo intorno e mi sembra che ci siano pochi luoghi in cui mi sento davvero a casa, poche persone con cui voglio stare che in buona parte sono le stesse con cui seguo il filo di un percorso materico che ci porta a maneggiare emozioni e lane, pensieri e colori, impegni e pedali, domande, orditi e trame. E mi chiedo: ma quanto tempo riesco a dedicare io stessa a questa strepitosa attività magica che è il passaggio dalla fibra al tessuto? Quanto ho bisogno di fissare nel calendario i momenti in cui permettermi di farlo senza ritagliare i minuti qua e là nelle giornate? Negli ultimi cinque anni ho tessuto parole e racconti, studiando e praticando i racconti mitici ho costruito un’idea di me che mi permettesse di guardare a ciò che mi accade trovandone riscontri nel sacro e, quindi, conforto e guida, accompagnamento e determinazione. Se la nuova intelligenza di cui ho bisogno come l’aria sarà un fare io la praticherò con le mani e pur sapendo che queste sono arti solitarie, il mio modo di ringraziare per la quantità di meraviglia e abbondanza di cui mi sono sempre sentita circondata (ok, ogni tanto ho dei dubbi ma poi mi passano) è di testimoniare che si può fare e condividere con chi lo vorrà degli spazi protetti e caldi in cui darsi il permesso di farlo (o anche di non fare proprio un accidente e passare un fine settimana a guardare le nuvole avvolgere e abbandonare le cime delle montagne). Ma le domande non sono finite: ma come? Vuoi riportare le donne ad una pratica per secoli è stata principalmente schiavitù e rovina? (Le donne che filavano la canapa tutta la vita erano costrette a farla passare in bocca fra i denti finendo per perderli prima del tempo). Con l’aumento della popolazione e l’inurbamento, alla fine del Medioevo, mica tutti potevano vestirsi di pelle, c’era bisogno di chi filasse lana, seta e fibre vegetali (la ruota per filare è arrivata solo nel XIII secolo), come c’era bisogno di fare figli perché ci fossero abbastanza disperati da lavorare per un tozzo di pane e c’era bisogno di essere certi di chi fosse il padre dei propri figli per potergli lasciare l’eredità. Sì, voglio riportare me e chi lo vorrà a riprendere in mano ciò che crea la prima protezione dopo il ventre materno, ciò che intreccia tutti gli elementi in materie che possiamo indossare, ciò che ci fa vestire di incantesimi, ciò che racconta a chi ci guarda la storia che vogliamo di noi. Quello che faremo del nostro filare, tingere e tessere sarà un nuovo e antico racconto, come quello delle donne (e degli uomini) che il fuso per filare se lo portavano nella tomba insieme a ciò che avevano di più caro, con le preghiere e i pensieri che aveva accompagnato, con la magia della bellezza che cura. Lo farò in tre giorni residenziali alla Casa a Saviore alternati a giornate dedicate vicino a Firenze (per chi viene da fuori posso trovare sistemazioni adatte ad ogni tasca). Preciso che posso insegnare a filare e a fare il feltro ma non sono una maestra di tintura né di tessitura. Posso dare qualche indicazione di partenza e invitare a sperimentare insieme. Ed ecco il mio patto con chi ci vorrà essere e con tutti gli esseri senzienti: "Perché" disse, una volta, nella metro, "sento che ti conosco da così tanti anni?" "Perché mi piaci" disse "e non voglio nulla da te." Ray Bradbury - Fahrenheit 451 (mia traduzione) Ci vediamo lì (comunque c’è tempo, si comincia a novembre, sto cercando di far perdere le mie tracce...). Tutte le date nel calendario della Casa delle Streghe (da novembre 2022 a luglio 2023). p.s. tanto lo so che ti stai chiedendo quanto costa, sta scritto qui 17/6/2022 1 Comment Ma quanto costa?![]() Questa Casa non è un albergo! La Casa delle Streghe non è un albergo, non è un ostello e nemmeno uno spazio in affitto in autogestione, è una Casa con un'idea piuttosto precisa di sé e di cosa è disponibile ad ospitare e qui puoi leggere un po' di dettagli. Se vuoi sapere quanto costa partecipare ad un laboratorio organizzato dalla Casa leggi qui. Se invece sarai ospite della Casa per partecipare a corsi/laboratori/eventi organizzati da altre allora sappi che questo spazio è prezioso soprattutto perché dà riparo a streghe di ogni forma, misura e condizione in cerca di un rifugio, che sia per una settimana, per un mese o per mezza giornata. La Casa comincia ad avere una storia (è aperta dal 2017) e il solo fatto che ci sia e che sia una possibilità tangibile, uno spazio comunque disponibile, un rifugio vero e proprio, permette a molte donne passi che forse non azzarderebbero altrimenti. L'affitto è coperto per tutto l'anno ma ci sono spese di manutenzione anche piuttosto consistenti che vanno affrontate via via (al di là dei costi di gas, legna ed elettricità) e rispetto a questo ti chiediamo di contribuire con un'offerta libera e consapevole. Sappi che Euro 5,00 al giorno permettono di coprire le spese medie di ogni abitante rispetto ai consumi energetici (d'estate), tutto il resto viene utilizzato per le altre spese. L'anno scorso, ad esempio, abbiamo tolto degli orribili copripavimenti di plastica per pulire ben bene il legno sottostante e cospargerlo di cera d'api, quest'estate puliremo e riverniceremo le persiane. Via via facciamo miglioramenti/aggiustamenti che rendono la Casa più bella ed accogliente e questo grazie all'affetto e alla generosità di chi la frequenta. Ognuna sa quali sono le sue possibilità ed agisce di conseguenza. Finora ha sempre funzionato tutto molto bene, siamo certe di poter continuare così. La Casa delle Streghe c'è ed è viva per tutte le streghe, anche per te. Che cos’è la Magia? Su questo sarà incentrata la Scuola Estiva di Stregheria di quest’anno. Magia è Intento, Focalizzazione e Azione. Eh, detto così sembra facile, di desideri sembra sempre di averne tanti e finché la loro realizzazione sembra improbabile non si ha la sensazione di doversene preoccupare. Nel momento in cui, però, decido di dedicarmi al mio desiderio e alla possibilità che diventi realtà, sono portata a fare molta più attenzione ai dettagli e a non lasciare aperta nessuna “porta” agli aspetti ironici e spiritosi della Dea. In generale resta sempre importante, io credo, non aspettarsi che il desiderio si avveri esattamente come ce lo siamo immaginato ma lasciare uno spazio di collaborazione con l’energia dei Mondi. Per questo trovo che sia importante esercitarsi nel focalizzare: individuare gli elementi per noi essenziali rispetto al nostro desiderio, tralasciare i dettagli e dedicarci a creare un’immagine ben definita di ciò che è davvero cruciale perché il nostro desiderio diventi realtà. Questo passaggio di focalizzazione ci può aiutare a fare il passo successivo: agire. L’azione inizia con un atto simbolico, ciò che Jodorowsky chiamava ‘atto psicomagico’: diversi bei libri come Strega di Lisa Lister contengono strepitosi esempi di incantesimi, che si tratti di fare una marmellata, cucire un sigillo, costruire una scaletta delle streghe, inventare una formula magica, realizzare un sacchettino magico da portarci sempre in tasca o appeso al collo, oppure decidere di fare tre piroette tutte le mattine prima di uscire di casa. La focalizzazione ci aiuterà a scegliere i colori per il sigillo, gli ingredienti per la marmellata, il legno per la scaletta, le parole per la formula magica, la direzione delle piroette e ogni altro elemento che riterremo necessario. Dopo l’atto simbolico ci sono tutti i passi che ci portano verso il desiderio e a volte si tratta di una morbida danza, a volte di un tango coinvolgente, a volte di una caduta libera e spiazzante. Trovo affascinante condividere con le amiche il percorso magico nel passaggio dalla scelta ed espressione del desiderio e focalizzazione e per questo ho proposto a molte di loro di farne il mio regalo di Natale: le ho invitate ad esprimere il desiderio, a scegliere ciò che per loro sarebbe stato necessario, affidare ad una serie di fibre colorate il compito di portare quegli elementi in una sciarpa che avrei poi tessuto per loro. Finora ne ho fatte due (non è esattamente un lavoro velocissimo e nel frattempo faccio esperimenti per studio), una è in lavorazione ed in tutti i casi è stato molto emozionante. Via via le ho tenute informate di ciò che è stato facile o difficile nelle varie fasi del lavoro, altre persone scelte da loro sono state coinvolte nella parte del percorso che è stato possibile condividere e ora mi mandano via via i racconti di come e quando se la portano dietro e dell’effetto che gli fa. Un oggetto di abbigliamento filato e tessuto a mano per te e con dentro ciò che pensi sia necessario per esaudire i tuoi desideri è qualcosa che nell’indossarlo ti ricorda chi sei e cosa vuoi oltre le contingenze, oltre ciò che ti fa sentire inadeguata, oltre al continuo ricordarci che agli occhi del mondo (patriarcale) non siamo integre né davvero essenziali. Creare un oggetto tessile non è velocissimo, soprattutto se il lavoro con cui ti guadagni la pagnotta è un altro, giorno dopo giorno ti si infilano mille altre cose nel mezzo e se vuoi filare a mano almeno una parte del filato. Il lavoro di filatura, orditura e tessitura si insinua fra l’impasto del pane, una cena in cui si riesce a dire qualcosa di importante, una colazione in una domenica di sole e magari una anche di pioggia. L’ordito con la tela che piano piano cresce e si avvolge intorno al subbio accompagna notti piene di sogni e altre in cui ti svegli e ti sembra di non aver dormito, alzate in corsa all’ultimo momento e morbide letture sotto le coperte. Tutti i pensieri, le emozioni, la vita di quelle settimane ci restano impigliate, insieme alle energie che vengono richieste dalle destinatarie: forza, coraggio, purezza, visione, connessione, fortuna, allegria, gioia, eros, la protezione delle antenate, la duttilità alla trasformazione, l’audacia, che le parole, i pensieri e il canto intrecciano alle fibre e alla trama. Tutto questo è passato fra le mie mani, nei pensieri, nel cuore ed è diventato parte della meraviglia di oggetti che hanno uno splendore che non mi sembra di aver mai percepito altrove se non in altri capi fatti a mano. Ok, programma completo! Non sono tempi di pianificazioni a lungo termine, lo so, ma ognuna si sostiene come può in questo mare in tempesta.
Per fare le cose un po' più semplici elenco qui tutti gli appuntamenti della primavera-estate: - APERTURE: uno spazio senza programmi definiti in cui godersi la Casa o anche soltanto venire ad annusarla: 13-15 maggio, 2-5 giugno; - DEL FARE E DEL DISFARE: una settimana fra fibre, fili, tessitura, tintura naturale e feltro dal 11 al 18 luglio; - SCUOLA ESTIVA DI STREGHERIA: dal 21 al 27 luglio. Benvenuta, ti stavamo aspettando. Per i dettagli scrivi a casa@lacasadellestreghe.it Se volessi descrivere con una metafora il mio percorso nel magico l’immagine più calzante sono forse i sentieri che gli altri animali creano nei boschi: seguendoli ci si trova continuamente a incroci di cui alcuni molto meno visibili di altri, spesso le tracce si intersecano con i passaggi dell’acqua e ci si può ritrovare di fronte a siepi più o meno spinose in cui si vede il sentiero sparire in un tunnel troppo piccolo e basso per il passaggio umano.
Ben prima di iniziare la via magica il mio rapporto con la lana era fatto di primavere in raccogliere la lana delle pecore che vivono intorno a me, di estati di lavaggi, autunni di cardature e fierucole e inverni di laboratori di feltro. Per anni ho evitato di avvicinarmi a filatura e tessitura perché ne avevo già abbastanza, poi qualcosa è cambiato: una gentilissima donna olandese in una serata d’estate mi ha insegnato a filare col fuso e me lo ha anche regalato e ne è seguita la ruota, la tintura naturale dei miei filati e infine la tessitura. Ho ricevuto in prestito il fuso, la ruota e anche il telaio e, al momento che sembrava più improbabile, nell’estate del 2020, grazie alla collaborazione col Coordinamento Tessitori, è nata anche la Scuola estiva di lane locali. Nel frattempo è stata aperta la Casa delle Streghe, sono nati la Tenda Rossa e il Cerchio di donne nel Valdarno, c’è stato il progetto di ricerca archetipica in cerchio Le Signore del Gioco, gli incontri annuali della Rete delle Tende Rosse, la scuola di stregheria on line e le scuole estive di stregheria e ad un certo punto il fuso ha cominciato ad essere sempre presente nei momenti e negli spazi che dedicavo al sacro. Le tre Parche, Penelope e Atena sono diventate riferimenti presenti non solo nello spazio simbolico archetipico, dell’immaginazione e della devozione ma anche riferimenti visivi e tattili dei gesti e delle pratiche. In conclusione della scuola estiva del 2021 ho fatto un passaggio contrario a quello che ho sempre consigliato a chi si avvicina alla realizzazione degli incantesimi: ho espresso un desiderio più grande di me, legato proprio alla possibilità di creare alla Casa uno spazio stabile di sperimentazione della lavorazione ed uso delle lane locali. Da quel momento mi sono sentita come se ogni volta dalla Dea mi arrivasse risposta ai miei dubbi: mi chiedevo come fare a lavorare col telaio con le donne ospiti seguendo l’ispirazione del momento senza doversi portare da casa decine di filati e colori per ogni evenienza e dopo poco scopro un negozio vicinissimo con un magazzino pieno di filati di pura lana di ogni dimensione e colore a prezzi stracciati. Mi chiedevo se ci fossero tracce antiche della lavorazione della lana in Valcamonica (dove si trova la Casa) e trovo quattro straordinarie incisioni rupestri su cui una donna ha appena completato una tesi di laurea che verrà a breve pubblicata. Scopro che in una Casa Museo in Valcamonica esiste un antico telaio funzionante e che l’amministrazione sta cercando qualcuna che si occupi di rimetterlo in funzione. Ogni volta che entro in un museo archeologico ci trovo decine di fusaiole di ogni misura con o senza scritte magiche o immagini di animali. Decido che in qualche modo devo “rispondere” a tutta questa valanga di meraviglia e alle amiche più vicine, come regalo di natale, dedico un lavoro di tessitura di sciarpe magiche in cui intrecciare, nel filare e tessere la trama, gli elementi utili alla realizzazione del loro desiderio, forza, coraggio, audacia, fortuna, connessione, visione, purezza diventano parte del tessuto. Appena comincio il lavoro è come se la realizzazione del mio desiderio riguardo alla Casa ed alla magia tessile avesse messo il turbo tanto da lasciarmi senza fiato per un motivo piuttosto particolare: ciò che scopro rispetto alla storia della lavorazione della lana in Valcamonica e non solo, si intreccia strettamente con la ricerca antropologica sui popoli alpini che seguo da anni in saggi e approfondimenti e attraverso la partecipazione e organizzazione di Michela Zucca e l’Associazione Sherwood. L’idea di Michela è che fra chi resta a vivere sulle Alpi si possano trovare tracce antropologiche del permanere di modalità di organizzazione sociale ed economica ugualitarie caratteristiche del tempo che ha preceduto la cristianizzazione e la diffusione di forme di potere centralizzato incentrato sull’accumulazione capitalistica e lo sfruttamento della Terra, degli altri animali e di chi si trova in condizioni di minorità. Nello scorso fine settimana, in particolare, mi sono sentita come se Cloto, la filatrice fra le Moire, mi portasse a spasso fra Val Seriana e Valcamonica come il bambino Gesù sulle spalle di San Cristoforo. Una delle donne che sta partecipando al più recente gruppo della scuola on line vive nella Bassa Val Seriana e ha condiviso il link ad un sito in cui viene descritto una via sacra druidica che, molto probabilmente, aveva inizio a Vertova (Érfa), dove esiste ancora una strada denominata “Druda”, e terminava, dopo aver guadato il fiume Serio, sull’altura oggi dedicata alla Madonna d’Erbia, dove il toponimo Erbia ha la stessa radice di Érfa. Una serie di elementi, descritti nell’articolo, portano ad individuare una influenza celtica irlandese, anche in considerazione degli intensi traffici tra il territorio di Vertova e l’Irlanda lungo la “via della lana”. Nella zona infatti venivano mercanti da tutta Europa, ma in particolare dall’Irlanda, per acquistare lana pregiata e tessuti nei paesi di Vertova e Gandino, centri tessili di grande importanza, e infatti nella zona c’è uno dei pochi se non l’unico Santuario dedicato a San Patrizio in Italia. Insomma seguendo le indicazioni dell’articolo sono andata a fare un giro nella zona, dove voglio tornare per visitare l’interno del Santuario della Trinità, una parte di quello della Madonna d’Erbia, quello di San Patrizio e il Museo Tessile di Gandino. Ma fin qui la cosa sembra limitata ad un collegamento ai culti druidici e poi sincretici cattolici di origine irlandese che hanno attraversato l’Europa fino alla scomparsa dell’ordine colombaniano. Il sabato, però, mi ritrovo a partecipare ad un progetto artistico incentrato su transumanza, lana, feltro e paesaggio - Andare con il gregge - guidato da Monica Sgrò in collaborazione con l’Associazione Coda di Lana con cui da tempo sono in contatto nell’ambito del recupero delle lane locali. La mattina passeggiata coi bambini delle elementari su una via che non avevo mai percorso sul lato orografico sinistro dell’Oglio e il pomeriggio una chiacchierata con Giancarlo Maculotti, esperto di gergo Gaì, un linguaggio proprio dei pastori transumanti fra la Valcamonica e la bassa bresciana e cremonese. Nell’approfondire le diverse parole Gaì che Maculotti ha voluto descrivere nel pomeriggio emergono una serie di elementi che testimoniano il permanere, fino a tempi relativamente recenti, di organizzazioni di governo autonome nelle comunità alpine, chiamate Vicinìe, strutture comunitarie che hanno lasciato tracce documentarie di: organizzazione ugualitaria (l’assunzione, nel XVI secolo, di una maestra per classi che coinvolgevano bambine e bambine); la capacità per tutti gli appartenenti alla vicinìa, di leggere e scrivere, l’incarico alle donne di occuparsi, senza la presenza di padri o mariti, della transumanza verticale dei bovini (il che comportava lo svolgere attività che non fossero esclusivamente domestiche e la possibilità di contatti con viandanti di passaggio fra i passi alpini); l’autonomia economica di ogni nucleo familiare (l’utilizzo del latte bovino per l’autoconsumo e la produzione ovina per lo scambio, la coltivazione degli orti); la lotta, anche armata, per il mantenimento dell’uso civico dei terreni da dedicare a pascoli; il progressivo arretramento con il diffondersi del latifondo, soprattutto in pianura, l’aumento dei capi per ogni comunità (soprattutto di pecore) e l’emergere di conflitti anche fra le comunità alpine legate allo sfruttamento dei pascoli; l’orgoglio dei transumanti (e delle popolazioni alpine) che muovendosi verso la pianura e le città avevano la possibilità di testimoniare lo stato di ignoranza e sfruttamento in cui versava chi viveva nelle città o nella campagne latifondiste senza avere possibilità di istruirsi, né muoversi né di scegliere come guadagnarsi da vivere. Alcune di queste Vicinìe sono ancora presenti, con caratteristiche di vitalità molto diverse, e i documenti che ne trattano vengono via via reperiti negli archivi più diversi e a volte anche improbabili, con scoperte che stanno facendo emergere storie appassionanti, tracce della storia di quelli che, come dice Michela Zucca, la Storia ha finora considerato superflui. Continuo a seguire questa traccia che è magica, storica, antropologica e materiale insieme, come se fosse una treccia che via via si compone di tante parti diverse, di cui ognuna trova il proprio senso e spazio in ciò che vedo, sento e tocco. La spirale si muove fra i tempi, i luoghi, le donne, gli animali, la lana, il latte, le montagne: ci sono momenti in cui sembra di poterla toccare, ho il cuore pieno di gratitudine. 10/1/2022 0 Comments Essere (nella) tempesta"L’unico modo per risalire al sistema di premesse implicite in base a cui l’organismo opera è metterlo in condizione di sbagliare e osservare come corregge le proprie azioni e i propri sistemi di autocorrezione."
Gregory Bateson Questa frase è strepitosa e l’ho già citata in una delle puntate del ciclo “Nessuna è perfetta, tutte lo siamo – Spunti per un’audace depatriarcalizzazione” ma ce ne sono altre che voglio condividere qui perché sono state una recente folgorazione e mi hanno portato ad una conclusione che non mi aspettavo. Sono tratte da Folk Medicine di Micaela Balìce di cui trovi presentazione e recensione fra le ultime puntate del podcast. Sarò un po’ lunga ma mica si può essere sempre sintetiche... Volendo ancora approfondire c'è il podcast, appunto. Intanto la conclusione, poi le frasi che sono state pietre miliari della mia riflessione. Non ambisco a descrivere la realtà ma tendenze che vedo tornare e ritornare. Esperienze diverse ci sono e ne sono testimone e proprio per questo posso dire che se il modo esiste forse è il caso di vederlo e provare altre strade ma sono le premesse del desiderio che voglio mettere in discussione. Fra streghe facciamo un sacco di discorsi sul fatto che la linearità della storia è un’illusione, che ci si muove per cicli, nel nostro corpo come nelle relazioni, che la realtà è qualcosa di molteplice, che la dualità è una trappola patriarcale, che il tabù della morte va superato tenendo in considerazione la verità della sequenza naturale di vita/morte/vita, e poi? Passiamo il tempo a discutere su quali sono i motivi che portano difficoltà nelle relazioni fra donne, diamo la colpa a questo o quell’atteggiamento, costruiamo percorsi di empowerment e sogniamo un eden in cui finalmente trovare pace, concordia e sorellanza. In pratica immaginiamo di lavorare per qualcosa di statico, che non esiste né è mai esistito. La pace non è quiete, la messa in discussione è necessaria per la vita e la trasformazione eppure la pietrificazione in cui ci blocchiamo di fronte alle difficoltà non è lo sdegno che prelude alla parola, all’urlo e all’azione (magari su livelli diversi oltre a quello materiale) ma è uno spazio mortifero in cui non si riesce a prendere in mano il proprio dolore, a vedere quanto ciò che succede ci parla delle nostre ferite personali, che ciò che sentiamo ci dice come guardiamo, non cosa vediamo e quanto, insieme, delle potenzialità trasformative della comunità dentro e fuori di noi. Ogni via di empowerment personale lascia il tempo che trova se non si confronta con la comunità, con le sue sfide e la morbidezza necessaria a stare nel flusso, a volte non solo estatico, dei cicli. Ciò che ci fa stare meglio con noi stesse non sosterrà le nostre possibilità creative se non ci permetterà di uscire di casa e portare nel mondo la trasformazione. La salute è un processo che non può prescindere dall’esistenza, e dalla pratica ed esperienza, della malattia. La differenza la fa il modo di starci e la responsabilità che riusciamo a prenderci per ognuna e per tutte abbandonando l’illusione che la malattia, comunque si manifesti, sia un problema di chi la porta, e abbracciando la nostra possibilità di guaritrici sia come singole che come comunità, conoscendo e sperimentando il nostro ruolo nel processo con la piena conoscenza e responsabilità del nostro desiderio. Quello che possiamo imparare non è ad evitare la trasformazione ma a farci meno male possibile mentre la attraversiamo. Ciò che è vivo cambia, continuamente. Sembra tutto molto complicato ma le citazioni che seguono precisano perfettamente ciò che ho cercato di tratteggiare e mi fa piacere condividerle anche per invitarvi ad acquistare e leggere queste meraviglie. Eccole: "L'ottica da cui guardiamo il problema varia molto, per esempio, se poniamo l'accento principalmente sulla salute piuttosto che sulla malattia. Un sistema che predilige la salute investirà maggiori risorse verso l'educazione, l'autocura, la prevenzione, la salute ambientale dal punto di vista biochimico (come fattore concausale di svariate patologie) e dal punto di vista sociologico (come fattore concausale di patologie di ordine mentale e psichico): Un sistema che guarda al problema con l'occhio della malattia, investirà invece le sue risorse in un sistema sanitario funzionale, nella ricerca e sperimentazione sia scientifica sia farmacologica, nella specializzazione millimetrica riferita alle possibili variabili di manifestazione della malattia e nella battaglia contro il male che la malattia esprime." "La suddivisione basilare classica e condivisa tra molte culture così come dalle Medicine Complementari contemporanee è quella che vede tre livelli: dal più materiale al più sottile o energetico. Spirito, Anima e Corpo Fisico manifestano le tre grandi parti della nostra anatomia secondo le Medicine Tradizionali. La relazione tra materia ed energia definisce le differenze. Lo Spirito è la parte più sottile, in cui la porzione di materia è minima, e quindi è in grado di entrare in relazione con le energie affini del mondo degli spiriti e delle divinità. L'Anima ha una porzione di materia e di energia miste, è quasi collocabile nell'organismo e sicuramente compartecipa alle manifestazioni che noi chiamiamo psicosomatiche. Il Corpo fisico è quelli in cui la materia prevale, ma non manca ovviamente una porzione sottile. Tali livelli corrispondono simbolicamente alla triade già precedentemente descritta nel capitolo dedicato alla geografia multidimensionale: Cielo, Terra, Infero rimandando al concetto della stretta interrelazione tra microcosmo e macrocosmo. [...] La danza tra questi livelli è continua ed il corretto dialogo è alla base del processo di salute/guarigione." E ancora: “La guarigione è passaggio, transizione, modifica di uno status. La malattia è un processo. La guarigione è un processo (inverso rispetto alla malattia). La salute è un equilibrio dinamico. […] nel nostro pensiero contemporaneo occidentale […] La malattia viene vissuta come aliena da noi, aliena al contesto in cui viviamo, aliena anche alla nostra stessa storia. Ci capita senza motivo e ci tormenta spietatamente: “Perché a me?” ci si chiede. […] In questo approccio vi è una netta distinzione tra società – che deve essere sempre sana, funzionale, “normale” ovvero aderente al modello dominante, alla “norma” - e individuo, che nel suo privato porta la croce della malattia, del disagio o finanche della perversione con la sensazione ultima di non essere stato all’altezza.” E tutto ha l’aria di un unico discorso quando torno ad una citazione di Alicia Garza in “The Purpose of Power” che è stata al centro delle tre puntate del podcast dedicate a Sapientia: “Speranza non è assenza di disperazione, è l’abilità di tornare alla nostra visione di nuovo e di nuovo. Il mio scopo è di costruire potere politico per la mia comunità così che possa avere potere su ogni aspetto della nostra vita. Il mio lavoro è trasformare il lutto e la disperazione e la rabbia nell’amore che dobbiamo portare avanti. Io non mi definisco in base a ciò che mi manca e nemmeno noi, ci definiamo per come torniamo insieme quando cadiamo a pezzi.” e poi “C’è una differenza tra potere e impoteramento: il potere è la capacità di definire le condizioni della tua vita e della vita di altre. L’impoteramento è il sentirsi bene con se stesse e anche avere un’alta stima di sé. Accade quando le persone si mettono insieme e non si sentono più sole perché percepiscono che non solo le uniche a sperimentare quello che provano. Se l’impoteramento non viene trasformato in potere non cambierà molto intorno a noi: è il potere che determina se una scuola verrà costruita o ad una famiglia verranno garantite cure mediche di qualità.” “Andate nel bosco. Se non andate nel bosco, nulla mai accadrà e la vostra vita non avrà mai inizio.” — Clarissa P. Estés Buon lavoro, streghe! 17/9/2021 0 Comments In piazza!“Né matta né sola”
Domenica 24 ottobre alle 10 del mattino alle Logge di Piazza SS Annunziata a Firenze. Non sarà necessario GP in quanto saremo all'aperto ma invitiamo tutte a portare il necessario per stare comode e calde. Chiacchierata sullo Sciamanesimo di Donna: la ri-attivazione del Sacro Femminile e la costruzione di spazi in cui sperimentarlo. Il lavoro magico-sciamanico matriarcale-femminista inteso come ribaltante Agire Politico gioioso ed efficace. con Annalisa De Luca e Sofie della Vanth Raccontiamo delle realtà che abbiamo creato (in tante, come sempre!) e dove “cultiviamo” di nuovo il contatto con la sacralità immanente nella sua espressione specificamente femminile, la certezza di Essere Parte dell’entità generosa (e sempre più furiosa) Terra, il diritto e la capacità della comUnicAzione con la molteplicità delle manifestazioni della vita, straboccante di creatività, a livello materiale e immateriale - e la ciclicità che risuona nel sapere profondo delle nostre cellule. Presentiamo: Ass.Sciamadonne - Le Campate luogo di donne per donne – La Danza sulla Soglia, proposta di percorso triennale sciamanico per donne – Sofie della Vanth La Casa delle Streghe – il podcast “Pillole di Stregheria” – Annalisa De Luca Nella logica del Cerchio delle Donne invitiamo a una modalità partecipativa in cui non raccontiamo solo noi ma molte altre della nostra tela di attiviste sciamaniche, streghe indomite, colleghe magiche… e magari anche tu! Qui l'evento, clicca partecipo per ricevere gli aggiornamenti che verranno pubblicati nella discussione se non sei su FB scrivi a casa@lacasadellestreghe e ti avviseremo in caso di aggiornamenti Evento nell’ambito del calendario L’EREDITÀ DELLE DONNE OFF http://www.ereditadelledonne.eu #ereditadelledonne #EDD2021 |
AutoreAnnalisa Biancardi De Luca Battaglia. Sempre in cerca di ciò che è autentico, fra boschi, vette, valli, foreste e musei... Archivi
Maggio 2023
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