Indulgenza e disobbedienza
Nel sito c’è scritto che alla Casa delle Streghe “si pratica la disobbedienza, la critica, il confronto intellettualmente impegnativo, il rigore definitorio, la responsabilità nelle parole che si usano e si promuovono; non prenderla sul personale, l'indulgenza è un atteggiamento maternalistico;” Eh, detto così sembra facile, finché si disobbedisce verso l’autorità costituita siamo tutte un fronte compatto (forse), ma quando la disobbedienza è “interna”? Quando la critica blocca ciò che sembra un’ottima idea, qualcosa di condiviso a cui abbiamo fatto fatica ad arrivare? Quando ci sembra di non trovare le parole nel momento in cui si discute e magari qualcuna dopo ci vuole tornare sopra e siamo stanche e non ne abbiamo voglia? Quando l’idea una volta tanto era la nostra, ci piace un sacco e invece, di nuovo, ci sono un sacco di cose che non vanno?
Ecco, questi sono i momenti i cui le streghe entrano in gioco, quando si tratta di ammettere, sostenere e facilitare il dissenso.
Sembra facile, ribadisco, ma abbiamo ormai nel DNA l’idea che la maggioranza comunque ha ragione e quindi le minoranze sono scomode e alla fin fine fanno solo perdere tempo. Quante volte ci è venuto da dire (o da pensare): “vabbè, se la maggioranza è d’accordo”… oppure “se sono tutte d’accordo mi starò sbagliando io”… oppure “ma nessun’altra ci ha pensato?”. Ecco quelle sono le volte in cui puoi dimostrare il tuo essere strega andando contro l’onda. E’ molto difficile, sia da parte di chi manifesta il dissenso sia da parte di chi lo ascolta, però quel nervosismo che ci prende lo stomaco ci dice che ci stiamo scontrando con le cornici di cui siamo parte, proprio quelle patriarcali, quelle che vogliamo toglierci di dosso. Il primo pensiero che tende a scattare in chi ascolta è: “Perché sta rompendo le uova nel paniere in questo modo?” E giù le peggio cose: egoismo, narcisismo, desiderio di potere, la solita rompiovaie, ecc. Ecco, questo vuol dire non credere alle sue parole, non credere che lo stia dicendo per il bene di tutte, perché tutto funzioni bene e meglio. Ricordi? Quello che senti ti parla di come guardi, non di cosa vedi… Quindi il passo successivo è l’entusiasmo: qualcuna finalmente ha avuto la forza e il coraggio di non essere d’accordo!!! Siamo state bravissime!!!
Eh, sì, perché per far fiorire il dissenso ci vuole anche il giusto terreno, la cura e l’attenzione. Se, per esempio, l’ultima che ha provato a dire qualcosa non esattamente mainstream è stata accusata di non essere capace di “cocreare”, oppure le è stato detto roba tipo “vabbè, se tutte le volte bisogna ricominciare da capo...” oppure “questo problema mi sembra poco importante” o "il motivo per cui dici queste cose non è quello che sostieni" e simili meraviglie è facile che nessun’altra oserà riprovarci. Se invece l’inciampo viene visto e vissuto come un’occasione di approfondimento, cura e precisione, di sicuro altri dissensi fioriranno.
Ecco, alla Casa delle Streghe chi si muove in direzione ostinata e contraria è benvenuta e incoraggiata. Magari non ci si riesce proprio sempre ma, appunto, parlavo di ostinazione… L’ostin-azione si manifesta nell’azione, appunto e qui si viene alle altre parole della descrizione: confronto intellettualmente impegnativo, il rigore definitorio, la responsabilità nelle parole che si usano e si promuovono.A volte definirsi in base a ciò che non siamo e ciò che non vogliamo è una necessità. La Casa delle Streghe non è un luogo di “paceamoreluce” ma è un luogo in cui si fanno cose difficili, come prendersi carico dell’ombra e del mistero. Essendo difficili può capitare che non si capisca cosa sta succedendo, che vengano fatti discorsi complessi ed ecco che spunta il mostro patriarcale, il critico interiore che ci hanno innestato alla nascita e che ci dice: tu non sei fatta per il lavoro intellettuale, tu hai un grande cuore e capisci con le emozioni. Ecco, no, questa è una gran fregatura. RIPETO: le emozioni dicono COME guardi, non COSA vedi e tutte abbiamo la capacità intellettuale di comprendere ma dobbiamo avere l’onestà di chiedere e la consapevolezza che ci muoviamo dentro cornici che danno forma alla nostra percezione oltre alla volontà pervicace di uscirne.
E’ legittimo non capire e chiedere, anche più volte, conoscere le proprie emozioni e nominarle, saper esprimere il proprio desiderio ed essere responsabili delle proprie parole, soprattutto riguardo al motivo di ciò che si sente (senza ricondurlo a “colpa” di altre), e principalmente AGIRE perché il desiderio si realizzi, il proprio e quello altrui.
Il desiderio, la gioia della creazione, è il motore più forte che abbiamo. Alla Casa delle Streghe nessuna impedisce ad un’altra di realizzare il proprio desiderio, anche se non lo condivide, nella convinzione che ciò che è meraviglia per una lo sarà sicuramente anche per tutte. Il cerchio non serve a tracciare confini ma ad aprire spirali. Abbiamo bisogno di credere in noi ed in ognuna, oltre ogni ragionevolezza, oltre ogni limite. C’è un margine di rischio? Sì! Potremmo fare qualche brutta figura? Sì! Tanto il rischio c’è comunque. Qui “Io ti credo” è un impegno di costruzione di realtà.
Per questo la Casa delle Streghe è un luogo in cui si pratica la Comunicazione Non Violenta, anche solo perché altrimenti, semplicemente, non ci si capisce. La CNV è un sistema a volte scomodo e macchinoso ma che costringendoci a percorrere sentieri non abituali ci permette di prendere le distanze da ciò che ci sembra normale e scontato (e quindi probabilmente patriarcale). Ma su questo già sono stata abbondantemente (vedi percorso nel sito “Nessuna è perfetta, tutte lo siamo”) e ci tornerò.
Ecco, questi sono i momenti i cui le streghe entrano in gioco, quando si tratta di ammettere, sostenere e facilitare il dissenso.
Sembra facile, ribadisco, ma abbiamo ormai nel DNA l’idea che la maggioranza comunque ha ragione e quindi le minoranze sono scomode e alla fin fine fanno solo perdere tempo. Quante volte ci è venuto da dire (o da pensare): “vabbè, se la maggioranza è d’accordo”… oppure “se sono tutte d’accordo mi starò sbagliando io”… oppure “ma nessun’altra ci ha pensato?”. Ecco quelle sono le volte in cui puoi dimostrare il tuo essere strega andando contro l’onda. E’ molto difficile, sia da parte di chi manifesta il dissenso sia da parte di chi lo ascolta, però quel nervosismo che ci prende lo stomaco ci dice che ci stiamo scontrando con le cornici di cui siamo parte, proprio quelle patriarcali, quelle che vogliamo toglierci di dosso. Il primo pensiero che tende a scattare in chi ascolta è: “Perché sta rompendo le uova nel paniere in questo modo?” E giù le peggio cose: egoismo, narcisismo, desiderio di potere, la solita rompiovaie, ecc. Ecco, questo vuol dire non credere alle sue parole, non credere che lo stia dicendo per il bene di tutte, perché tutto funzioni bene e meglio. Ricordi? Quello che senti ti parla di come guardi, non di cosa vedi… Quindi il passo successivo è l’entusiasmo: qualcuna finalmente ha avuto la forza e il coraggio di non essere d’accordo!!! Siamo state bravissime!!!
Eh, sì, perché per far fiorire il dissenso ci vuole anche il giusto terreno, la cura e l’attenzione. Se, per esempio, l’ultima che ha provato a dire qualcosa non esattamente mainstream è stata accusata di non essere capace di “cocreare”, oppure le è stato detto roba tipo “vabbè, se tutte le volte bisogna ricominciare da capo...” oppure “questo problema mi sembra poco importante” o "il motivo per cui dici queste cose non è quello che sostieni" e simili meraviglie è facile che nessun’altra oserà riprovarci. Se invece l’inciampo viene visto e vissuto come un’occasione di approfondimento, cura e precisione, di sicuro altri dissensi fioriranno.
Ecco, alla Casa delle Streghe chi si muove in direzione ostinata e contraria è benvenuta e incoraggiata. Magari non ci si riesce proprio sempre ma, appunto, parlavo di ostinazione… L’ostin-azione si manifesta nell’azione, appunto e qui si viene alle altre parole della descrizione: confronto intellettualmente impegnativo, il rigore definitorio, la responsabilità nelle parole che si usano e si promuovono.A volte definirsi in base a ciò che non siamo e ciò che non vogliamo è una necessità. La Casa delle Streghe non è un luogo di “paceamoreluce” ma è un luogo in cui si fanno cose difficili, come prendersi carico dell’ombra e del mistero. Essendo difficili può capitare che non si capisca cosa sta succedendo, che vengano fatti discorsi complessi ed ecco che spunta il mostro patriarcale, il critico interiore che ci hanno innestato alla nascita e che ci dice: tu non sei fatta per il lavoro intellettuale, tu hai un grande cuore e capisci con le emozioni. Ecco, no, questa è una gran fregatura. RIPETO: le emozioni dicono COME guardi, non COSA vedi e tutte abbiamo la capacità intellettuale di comprendere ma dobbiamo avere l’onestà di chiedere e la consapevolezza che ci muoviamo dentro cornici che danno forma alla nostra percezione oltre alla volontà pervicace di uscirne.
E’ legittimo non capire e chiedere, anche più volte, conoscere le proprie emozioni e nominarle, saper esprimere il proprio desiderio ed essere responsabili delle proprie parole, soprattutto riguardo al motivo di ciò che si sente (senza ricondurlo a “colpa” di altre), e principalmente AGIRE perché il desiderio si realizzi, il proprio e quello altrui.
Il desiderio, la gioia della creazione, è il motore più forte che abbiamo. Alla Casa delle Streghe nessuna impedisce ad un’altra di realizzare il proprio desiderio, anche se non lo condivide, nella convinzione che ciò che è meraviglia per una lo sarà sicuramente anche per tutte. Il cerchio non serve a tracciare confini ma ad aprire spirali. Abbiamo bisogno di credere in noi ed in ognuna, oltre ogni ragionevolezza, oltre ogni limite. C’è un margine di rischio? Sì! Potremmo fare qualche brutta figura? Sì! Tanto il rischio c’è comunque. Qui “Io ti credo” è un impegno di costruzione di realtà.
Per questo la Casa delle Streghe è un luogo in cui si pratica la Comunicazione Non Violenta, anche solo perché altrimenti, semplicemente, non ci si capisce. La CNV è un sistema a volte scomodo e macchinoso ma che costringendoci a percorrere sentieri non abituali ci permette di prendere le distanze da ciò che ci sembra normale e scontato (e quindi probabilmente patriarcale). Ma su questo già sono stata abbondantemente (vedi percorso nel sito “Nessuna è perfetta, tutte lo siamo”) e ci tornerò.