Che cos’è la Magia? Su questo sarà incentrata la Scuola Estiva di Stregheria di quest’anno. Magia è Intento, Focalizzazione e Azione. Eh, detto così sembra facile, di desideri sembra sempre di averne tanti e finché la loro realizzazione sembra improbabile non si ha la sensazione di doversene preoccupare. Nel momento in cui, però, decido di dedicarmi al mio desiderio e alla possibilità che diventi realtà, sono portata a fare molta più attenzione ai dettagli e a non lasciare aperta nessuna “porta” agli aspetti ironici e spiritosi della Dea. In generale resta sempre importante, io credo, non aspettarsi che il desiderio si avveri esattamente come ce lo siamo immaginato ma lasciare uno spazio di collaborazione con l’energia dei Mondi. Per questo trovo che sia importante esercitarsi nel focalizzare: individuare gli elementi per noi essenziali rispetto al nostro desiderio, tralasciare i dettagli e dedicarci a creare un’immagine ben definita di ciò che è davvero cruciale perché il nostro desiderio diventi realtà. Questo passaggio di focalizzazione ci può aiutare a fare il passo successivo: agire. L’azione inizia con un atto simbolico, ciò che Jodorowsky chiamava ‘atto psicomagico’: diversi bei libri come Strega di Lisa Lister contengono strepitosi esempi di incantesimi, che si tratti di fare una marmellata, cucire un sigillo, costruire una scaletta delle streghe, inventare una formula magica, realizzare un sacchettino magico da portarci sempre in tasca o appeso al collo, oppure decidere di fare tre piroette tutte le mattine prima di uscire di casa. La focalizzazione ci aiuterà a scegliere i colori per il sigillo, gli ingredienti per la marmellata, il legno per la scaletta, le parole per la formula magica, la direzione delle piroette e ogni altro elemento che riterremo necessario. Dopo l’atto simbolico ci sono tutti i passi che ci portano verso il desiderio e a volte si tratta di una morbida danza, a volte di un tango coinvolgente, a volte di una caduta libera e spiazzante. Trovo affascinante condividere con le amiche il percorso magico nel passaggio dalla scelta ed espressione del desiderio e focalizzazione e per questo ho proposto a molte di loro di farne il mio regalo di Natale: le ho invitate ad esprimere il desiderio, a scegliere ciò che per loro sarebbe stato necessario, affidare ad una serie di fibre colorate il compito di portare quegli elementi in una sciarpa che avrei poi tessuto per loro. Finora ne ho fatte due (non è esattamente un lavoro velocissimo e nel frattempo faccio esperimenti per studio), una è in lavorazione ed in tutti i casi è stato molto emozionante. Via via le ho tenute informate di ciò che è stato facile o difficile nelle varie fasi del lavoro, altre persone scelte da loro sono state coinvolte nella parte del percorso che è stato possibile condividere e ora mi mandano via via i racconti di come e quando se la portano dietro e dell’effetto che gli fa. Un oggetto di abbigliamento filato e tessuto a mano per te e con dentro ciò che pensi sia necessario per esaudire i tuoi desideri è qualcosa che nell’indossarlo ti ricorda chi sei e cosa vuoi oltre le contingenze, oltre ciò che ti fa sentire inadeguata, oltre al continuo ricordarci che agli occhi del mondo (patriarcale) non siamo integre né davvero essenziali. Creare un oggetto tessile non è velocissimo, soprattutto se il lavoro con cui ti guadagni la pagnotta è un altro, giorno dopo giorno ti si infilano mille altre cose nel mezzo e se vuoi filare a mano almeno una parte del filato. Il lavoro di filatura, orditura e tessitura si insinua fra l’impasto del pane, una cena in cui si riesce a dire qualcosa di importante, una colazione in una domenica di sole e magari una anche di pioggia. L’ordito con la tela che piano piano cresce e si avvolge intorno al subbio accompagna notti piene di sogni e altre in cui ti svegli e ti sembra di non aver dormito, alzate in corsa all’ultimo momento e morbide letture sotto le coperte. Tutti i pensieri, le emozioni, la vita di quelle settimane ci restano impigliate, insieme alle energie che vengono richieste dalle destinatarie: forza, coraggio, purezza, visione, connessione, fortuna, allegria, gioia, eros, la protezione delle antenate, la duttilità alla trasformazione, l’audacia, che le parole, i pensieri e il canto intrecciano alle fibre e alla trama. Tutto questo è passato fra le mie mani, nei pensieri, nel cuore ed è diventato parte della meraviglia di oggetti che hanno uno splendore che non mi sembra di aver mai percepito altrove se non in altri capi fatti a mano.
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Ok, programma completo! Non sono tempi di pianificazioni a lungo termine, lo so, ma ognuna si sostiene come può in questo mare in tempesta.
Per fare le cose un po' più semplici elenco qui tutti gli appuntamenti della primavera-estate: - APERTURE: uno spazio senza programmi definiti in cui godersi la Casa o anche soltanto venire ad annusarla: 13-15 maggio, 2-5 giugno; - DEL FARE E DEL DISFARE: una settimana fra fibre, fili, tessitura, tintura naturale e feltro dal 11 al 18 luglio; - SCUOLA ESTIVA DI STREGHERIA: dal 21 al 27 luglio. Benvenuta, ti stavamo aspettando. Per i dettagli scrivi a casa@lacasadellestreghe.it Se volessi descrivere con una metafora il mio percorso nel magico l’immagine più calzante sono forse i sentieri che gli altri animali creano nei boschi: seguendoli ci si trova continuamente a incroci di cui alcuni molto meno visibili di altri, spesso le tracce si intersecano con i passaggi dell’acqua e ci si può ritrovare di fronte a siepi più o meno spinose in cui si vede il sentiero sparire in un tunnel troppo piccolo e basso per il passaggio umano.
Ben prima di iniziare la via magica il mio rapporto con la lana era fatto di primavere in raccogliere la lana delle pecore che vivono intorno a me, di estati di lavaggi, autunni di cardature e fierucole e inverni di laboratori di feltro. Per anni ho evitato di avvicinarmi a filatura e tessitura perché ne avevo già abbastanza, poi qualcosa è cambiato: una gentilissima donna olandese in una serata d’estate mi ha insegnato a filare col fuso e me lo ha anche regalato e ne è seguita la ruota, la tintura naturale dei miei filati e infine la tessitura. Ho ricevuto in prestito il fuso, la ruota e anche il telaio e, al momento che sembrava più improbabile, nell’estate del 2020, grazie alla collaborazione col Coordinamento Tessitori, è nata anche la Scuola estiva di lane locali. Nel frattempo è stata aperta la Casa delle Streghe, sono nati la Tenda Rossa e il Cerchio di donne nel Valdarno, c’è stato il progetto di ricerca archetipica in cerchio Le Signore del Gioco, gli incontri annuali della Rete delle Tende Rosse, la scuola di stregheria on line e le scuole estive di stregheria e ad un certo punto il fuso ha cominciato ad essere sempre presente nei momenti e negli spazi che dedicavo al sacro. Le tre Parche, Penelope e Atena sono diventate riferimenti presenti non solo nello spazio simbolico archetipico, dell’immaginazione e della devozione ma anche riferimenti visivi e tattili dei gesti e delle pratiche. In conclusione della scuola estiva del 2021 ho fatto un passaggio contrario a quello che ho sempre consigliato a chi si avvicina alla realizzazione degli incantesimi: ho espresso un desiderio più grande di me, legato proprio alla possibilità di creare alla Casa uno spazio stabile di sperimentazione della lavorazione ed uso delle lane locali. Da quel momento mi sono sentita come se ogni volta dalla Dea mi arrivasse risposta ai miei dubbi: mi chiedevo come fare a lavorare col telaio con le donne ospiti seguendo l’ispirazione del momento senza doversi portare da casa decine di filati e colori per ogni evenienza e dopo poco scopro un negozio vicinissimo con un magazzino pieno di filati di pura lana di ogni dimensione e colore a prezzi stracciati. Mi chiedevo se ci fossero tracce antiche della lavorazione della lana in Valcamonica (dove si trova la Casa) e trovo quattro straordinarie incisioni rupestri su cui una donna ha appena completato una tesi di laurea che verrà a breve pubblicata. Scopro che in una Casa Museo in Valcamonica esiste un antico telaio funzionante e che l’amministrazione sta cercando qualcuna che si occupi di rimetterlo in funzione. Ogni volta che entro in un museo archeologico ci trovo decine di fusaiole di ogni misura con o senza scritte magiche o immagini di animali. Decido che in qualche modo devo “rispondere” a tutta questa valanga di meraviglia e alle amiche più vicine, come regalo di natale, dedico un lavoro di tessitura di sciarpe magiche in cui intrecciare, nel filare e tessere la trama, gli elementi utili alla realizzazione del loro desiderio, forza, coraggio, audacia, fortuna, connessione, visione, purezza diventano parte del tessuto. Appena comincio il lavoro è come se la realizzazione del mio desiderio riguardo alla Casa ed alla magia tessile avesse messo il turbo tanto da lasciarmi senza fiato per un motivo piuttosto particolare: ciò che scopro rispetto alla storia della lavorazione della lana in Valcamonica e non solo, si intreccia strettamente con la ricerca antropologica sui popoli alpini che seguo da anni in saggi e approfondimenti e attraverso la partecipazione e organizzazione di Michela Zucca e l’Associazione Sherwood. L’idea di Michela è che fra chi resta a vivere sulle Alpi si possano trovare tracce antropologiche del permanere di modalità di organizzazione sociale ed economica ugualitarie caratteristiche del tempo che ha preceduto la cristianizzazione e la diffusione di forme di potere centralizzato incentrato sull’accumulazione capitalistica e lo sfruttamento della Terra, degli altri animali e di chi si trova in condizioni di minorità. Nello scorso fine settimana, in particolare, mi sono sentita come se Cloto, la filatrice fra le Moire, mi portasse a spasso fra Val Seriana e Valcamonica come il bambino Gesù sulle spalle di San Cristoforo. Una delle donne che sta partecipando al più recente gruppo della scuola on line vive nella Bassa Val Seriana e ha condiviso il link ad un sito in cui viene descritto una via sacra druidica che, molto probabilmente, aveva inizio a Vertova (Érfa), dove esiste ancora una strada denominata “Druda”, e terminava, dopo aver guadato il fiume Serio, sull’altura oggi dedicata alla Madonna d’Erbia, dove il toponimo Erbia ha la stessa radice di Érfa. Una serie di elementi, descritti nell’articolo, portano ad individuare una influenza celtica irlandese, anche in considerazione degli intensi traffici tra il territorio di Vertova e l’Irlanda lungo la “via della lana”. Nella zona infatti venivano mercanti da tutta Europa, ma in particolare dall’Irlanda, per acquistare lana pregiata e tessuti nei paesi di Vertova e Gandino, centri tessili di grande importanza, e infatti nella zona c’è uno dei pochi se non l’unico Santuario dedicato a San Patrizio in Italia. Insomma seguendo le indicazioni dell’articolo sono andata a fare un giro nella zona, dove voglio tornare per visitare l’interno del Santuario della Trinità, una parte di quello della Madonna d’Erbia, quello di San Patrizio e il Museo Tessile di Gandino. Ma fin qui la cosa sembra limitata ad un collegamento ai culti druidici e poi sincretici cattolici di origine irlandese che hanno attraversato l’Europa fino alla scomparsa dell’ordine colombaniano. Il sabato, però, mi ritrovo a partecipare ad un progetto artistico incentrato su transumanza, lana, feltro e paesaggio - Andare con il gregge - guidato da Monica Sgrò in collaborazione con l’Associazione Coda di Lana con cui da tempo sono in contatto nell’ambito del recupero delle lane locali. La mattina passeggiata coi bambini delle elementari su una via che non avevo mai percorso sul lato orografico sinistro dell’Oglio e il pomeriggio una chiacchierata con Giancarlo Maculotti, esperto di gergo Gaì, un linguaggio proprio dei pastori transumanti fra la Valcamonica e la bassa bresciana e cremonese. Nell’approfondire le diverse parole Gaì che Maculotti ha voluto descrivere nel pomeriggio emergono una serie di elementi che testimoniano il permanere, fino a tempi relativamente recenti, di organizzazioni di governo autonome nelle comunità alpine, chiamate Vicinìe, strutture comunitarie che hanno lasciato tracce documentarie di: organizzazione ugualitaria (l’assunzione, nel XVI secolo, di una maestra per classi che coinvolgevano bambine e bambine); la capacità per tutti gli appartenenti alla vicinìa, di leggere e scrivere, l’incarico alle donne di occuparsi, senza la presenza di padri o mariti, della transumanza verticale dei bovini (il che comportava lo svolgere attività che non fossero esclusivamente domestiche e la possibilità di contatti con viandanti di passaggio fra i passi alpini); l’autonomia economica di ogni nucleo familiare (l’utilizzo del latte bovino per l’autoconsumo e la produzione ovina per lo scambio, la coltivazione degli orti); la lotta, anche armata, per il mantenimento dell’uso civico dei terreni da dedicare a pascoli; il progressivo arretramento con il diffondersi del latifondo, soprattutto in pianura, l’aumento dei capi per ogni comunità (soprattutto di pecore) e l’emergere di conflitti anche fra le comunità alpine legate allo sfruttamento dei pascoli; l’orgoglio dei transumanti (e delle popolazioni alpine) che muovendosi verso la pianura e le città avevano la possibilità di testimoniare lo stato di ignoranza e sfruttamento in cui versava chi viveva nelle città o nella campagne latifondiste senza avere possibilità di istruirsi, né muoversi né di scegliere come guadagnarsi da vivere. Alcune di queste Vicinìe sono ancora presenti, con caratteristiche di vitalità molto diverse, e i documenti che ne trattano vengono via via reperiti negli archivi più diversi e a volte anche improbabili, con scoperte che stanno facendo emergere storie appassionanti, tracce della storia di quelli che, come dice Michela Zucca, la Storia ha finora considerato superflui. Continuo a seguire questa traccia che è magica, storica, antropologica e materiale insieme, come se fosse una treccia che via via si compone di tante parti diverse, di cui ognuna trova il proprio senso e spazio in ciò che vedo, sento e tocco. La spirale si muove fra i tempi, i luoghi, le donne, gli animali, la lana, il latte, le montagne: ci sono momenti in cui sembra di poterla toccare, ho il cuore pieno di gratitudine. 10/1/2022 0 Comments Essere (nella) tempesta"L’unico modo per risalire al sistema di premesse implicite in base a cui l’organismo opera è metterlo in condizione di sbagliare e osservare come corregge le proprie azioni e i propri sistemi di autocorrezione."
Gregory Bateson Questa frase è strepitosa e l’ho già citata in una delle puntate del ciclo “Nessuna è perfetta, tutte lo siamo – Spunti per un’audace depatriarcalizzazione” ma ce ne sono altre che voglio condividere qui perché sono state una recente folgorazione e mi hanno portato ad una conclusione che non mi aspettavo. Sono tratte da Folk Medicine di Micaela Balìce di cui trovi presentazione e recensione fra le ultime puntate del podcast. Sarò un po’ lunga ma mica si può essere sempre sintetiche... Volendo ancora approfondire c'è il podcast, appunto. Intanto la conclusione, poi le frasi che sono state pietre miliari della mia riflessione. Non ambisco a descrivere la realtà ma tendenze che vedo tornare e ritornare. Esperienze diverse ci sono e ne sono testimone e proprio per questo posso dire che se il modo esiste forse è il caso di vederlo e provare altre strade ma sono le premesse del desiderio che voglio mettere in discussione. Fra streghe facciamo un sacco di discorsi sul fatto che la linearità della storia è un’illusione, che ci si muove per cicli, nel nostro corpo come nelle relazioni, che la realtà è qualcosa di molteplice, che la dualità è una trappola patriarcale, che il tabù della morte va superato tenendo in considerazione la verità della sequenza naturale di vita/morte/vita, e poi? Passiamo il tempo a discutere su quali sono i motivi che portano difficoltà nelle relazioni fra donne, diamo la colpa a questo o quell’atteggiamento, costruiamo percorsi di empowerment e sogniamo un eden in cui finalmente trovare pace, concordia e sorellanza. In pratica immaginiamo di lavorare per qualcosa di statico, che non esiste né è mai esistito. La pace non è quiete, la messa in discussione è necessaria per la vita e la trasformazione eppure la pietrificazione in cui ci blocchiamo di fronte alle difficoltà non è lo sdegno che prelude alla parola, all’urlo e all’azione (magari su livelli diversi oltre a quello materiale) ma è uno spazio mortifero in cui non si riesce a prendere in mano il proprio dolore, a vedere quanto ciò che succede ci parla delle nostre ferite personali, che ciò che sentiamo ci dice come guardiamo, non cosa vediamo e quanto, insieme, delle potenzialità trasformative della comunità dentro e fuori di noi. Ogni via di empowerment personale lascia il tempo che trova se non si confronta con la comunità, con le sue sfide e la morbidezza necessaria a stare nel flusso, a volte non solo estatico, dei cicli. Ciò che ci fa stare meglio con noi stesse non sosterrà le nostre possibilità creative se non ci permetterà di uscire di casa e portare nel mondo la trasformazione. La salute è un processo che non può prescindere dall’esistenza, e dalla pratica ed esperienza, della malattia. La differenza la fa il modo di starci e la responsabilità che riusciamo a prenderci per ognuna e per tutte abbandonando l’illusione che la malattia, comunque si manifesti, sia un problema di chi la porta, e abbracciando la nostra possibilità di guaritrici sia come singole che come comunità, conoscendo e sperimentando il nostro ruolo nel processo con la piena conoscenza e responsabilità del nostro desiderio. Quello che possiamo imparare non è ad evitare la trasformazione ma a farci meno male possibile mentre la attraversiamo. Ciò che è vivo cambia, continuamente. Sembra tutto molto complicato ma le citazioni che seguono precisano perfettamente ciò che ho cercato di tratteggiare e mi fa piacere condividerle anche per invitarvi ad acquistare e leggere queste meraviglie. Eccole: "L'ottica da cui guardiamo il problema varia molto, per esempio, se poniamo l'accento principalmente sulla salute piuttosto che sulla malattia. Un sistema che predilige la salute investirà maggiori risorse verso l'educazione, l'autocura, la prevenzione, la salute ambientale dal punto di vista biochimico (come fattore concausale di svariate patologie) e dal punto di vista sociologico (come fattore concausale di patologie di ordine mentale e psichico): Un sistema che guarda al problema con l'occhio della malattia, investirà invece le sue risorse in un sistema sanitario funzionale, nella ricerca e sperimentazione sia scientifica sia farmacologica, nella specializzazione millimetrica riferita alle possibili variabili di manifestazione della malattia e nella battaglia contro il male che la malattia esprime." "La suddivisione basilare classica e condivisa tra molte culture così come dalle Medicine Complementari contemporanee è quella che vede tre livelli: dal più materiale al più sottile o energetico. Spirito, Anima e Corpo Fisico manifestano le tre grandi parti della nostra anatomia secondo le Medicine Tradizionali. La relazione tra materia ed energia definisce le differenze. Lo Spirito è la parte più sottile, in cui la porzione di materia è minima, e quindi è in grado di entrare in relazione con le energie affini del mondo degli spiriti e delle divinità. L'Anima ha una porzione di materia e di energia miste, è quasi collocabile nell'organismo e sicuramente compartecipa alle manifestazioni che noi chiamiamo psicosomatiche. Il Corpo fisico è quelli in cui la materia prevale, ma non manca ovviamente una porzione sottile. Tali livelli corrispondono simbolicamente alla triade già precedentemente descritta nel capitolo dedicato alla geografia multidimensionale: Cielo, Terra, Infero rimandando al concetto della stretta interrelazione tra microcosmo e macrocosmo. [...] La danza tra questi livelli è continua ed il corretto dialogo è alla base del processo di salute/guarigione." E ancora: “La guarigione è passaggio, transizione, modifica di uno status. La malattia è un processo. La guarigione è un processo (inverso rispetto alla malattia). La salute è un equilibrio dinamico. […] nel nostro pensiero contemporaneo occidentale […] La malattia viene vissuta come aliena da noi, aliena al contesto in cui viviamo, aliena anche alla nostra stessa storia. Ci capita senza motivo e ci tormenta spietatamente: “Perché a me?” ci si chiede. […] In questo approccio vi è una netta distinzione tra società – che deve essere sempre sana, funzionale, “normale” ovvero aderente al modello dominante, alla “norma” - e individuo, che nel suo privato porta la croce della malattia, del disagio o finanche della perversione con la sensazione ultima di non essere stato all’altezza.” E tutto ha l’aria di un unico discorso quando torno ad una citazione di Alicia Garza in “The Purpose of Power” che è stata al centro delle tre puntate del podcast dedicate a Sapientia: “Speranza non è assenza di disperazione, è l’abilità di tornare alla nostra visione di nuovo e di nuovo. Il mio scopo è di costruire potere politico per la mia comunità così che possa avere potere su ogni aspetto della nostra vita. Il mio lavoro è trasformare il lutto e la disperazione e la rabbia nell’amore che dobbiamo portare avanti. Io non mi definisco in base a ciò che mi manca e nemmeno noi, ci definiamo per come torniamo insieme quando cadiamo a pezzi.” e poi “C’è una differenza tra potere e impoteramento: il potere è la capacità di definire le condizioni della tua vita e della vita di altre. L’impoteramento è il sentirsi bene con se stesse e anche avere un’alta stima di sé. Accade quando le persone si mettono insieme e non si sentono più sole perché percepiscono che non solo le uniche a sperimentare quello che provano. Se l’impoteramento non viene trasformato in potere non cambierà molto intorno a noi: è il potere che determina se una scuola verrà costruita o ad una famiglia verranno garantite cure mediche di qualità.” “Andate nel bosco. Se non andate nel bosco, nulla mai accadrà e la vostra vita non avrà mai inizio.” — Clarissa P. Estés Buon lavoro, streghe! 17/9/2021 0 Comments In piazza!“Né matta né sola”
Domenica 24 ottobre alle 10 del mattino alle Logge di Piazza SS Annunziata a Firenze. Non sarà necessario GP in quanto saremo all'aperto ma invitiamo tutte a portare il necessario per stare comode e calde. Chiacchierata sullo Sciamanesimo di Donna: la ri-attivazione del Sacro Femminile e la costruzione di spazi in cui sperimentarlo. Il lavoro magico-sciamanico matriarcale-femminista inteso come ribaltante Agire Politico gioioso ed efficace. con Annalisa De Luca e Sofie della Vanth Raccontiamo delle realtà che abbiamo creato (in tante, come sempre!) e dove “cultiviamo” di nuovo il contatto con la sacralità immanente nella sua espressione specificamente femminile, la certezza di Essere Parte dell’entità generosa (e sempre più furiosa) Terra, il diritto e la capacità della comUnicAzione con la molteplicità delle manifestazioni della vita, straboccante di creatività, a livello materiale e immateriale - e la ciclicità che risuona nel sapere profondo delle nostre cellule. Presentiamo: Ass.Sciamadonne - Le Campate luogo di donne per donne – La Danza sulla Soglia, proposta di percorso triennale sciamanico per donne – Sofie della Vanth La Casa delle Streghe – il podcast “Pillole di Stregheria” – Annalisa De Luca Nella logica del Cerchio delle Donne invitiamo a una modalità partecipativa in cui non raccontiamo solo noi ma molte altre della nostra tela di attiviste sciamaniche, streghe indomite, colleghe magiche… e magari anche tu! Qui l'evento, clicca partecipo per ricevere gli aggiornamenti che verranno pubblicati nella discussione se non sei su FB scrivi a casa@lacasadellestreghe e ti avviseremo in caso di aggiornamenti Evento nell’ambito del calendario L’EREDITÀ DELLE DONNE OFF http://www.ereditadelledonne.eu #ereditadelledonne #EDD2021 1/8/2021 0 Comments Facciamo filòQuattro appuntamenti di fine estate in giro per l'Italia: uno spazio di paese, qualche sedia, fuso, ruota, lana e parole di passione per raccontare le pecore autoctone, le pastore e il senso dell'allevamento nelle zone montane, la meraviglia della lavorazione della fibra che per millenni ha scaldato gli inverni dell'umanità, la magia delle storie e dei miti che intrecciano nei destini fili e trame, lane e vite.
Annalisa De Luca, maestra filatrice, attivista e raccoglitrice di lane locali, con il fuso e la ruota aprirà in ogni luogo lo spazio del raccontare e raccontarsi sul filo del pensiero e della storia, intrecciando parole e fili che portano alle mani e allo sguardo gesti antichi e magici. Le lane di cui parleremo e con cui giocheremo saranno quelle di pecore autoctone oggetto di interessanti progetti di valorizzazione. Il primo appuntamento, il 23 agosto, sarà a Moline (VR) per incontrare la pecora Brogna e la sua lana, il secondo a Comano Terme (TN) il 25 agosto per incontrare la pecora Tingola e la sua lana, il terzo a Cles (TN) il 28 agosto nell'ambito dell'archeotrekking di Michela Zucca intitolato "Sui sentieri delle Madri Antiche: Reitia la Dea con la chiave" e il 31 agosto a Lamon (BL) per conoscere la pecora di Lamon e la sua lana. Tutti gli eventi sono ad ingresso libero e gratuiti ma è gradita la prenotazione. Per avere informazioni su orari e luoghi delle varie tappe scrivi a casa@lacasadellestreghe.it. 22/6/2021 0 Comments Separar-si e il cerchioLa prima richiesta è arrivata alla Tenda Rossa del Valdarno ma in questi tempi in cui ci siamo abituate a cerchi più grandi e più dispersi abbiamo pensato di crearne uno nuovo che fosse accoglienza, ascolto e sostegno, che fosse un ritrovarsi fra donne, un luogo sicuro.
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Ne abbiamo parlato anche durante il mio viaggio da strega a spasso per la Val Padana nel mese di maggio: a volte si sente il bisogno di tornare su alcune puntate del podcast perché c'è qualcosa che ha toccato ma non ha trovato parole nostre, non ha trovato il modo di diventare racconto del proprio sentire ed esperienza.
Forse un giorno il podcast diventerà un libro ma intanto, nel riconoscere quanto si muove intorno al tema dell'identità di donne in questi mesi, scelgo, per la prima volta, di pubblicare il testo integrale perché tengo molto ad aprire spazi di riflessione che permettano di stare, insieme, su un piano non divisivo come quello dell'indubitabilità del sentire e dell'esperienza del corpo. Se comunque la vuoi ascoltare come al solito la trovi qui e in fondo a questa pagina. Potremo magari poi anche immaginare di dedicare un tempo di incontro di persona per proseguire su questo tema di ricerca, ne riparleremo. |
Pre-scindere – puntata del 12 giugno 2021 del podcast Pillole di Stregheria
E allora impara a vivere. Tagliati una bella porzione di torta con le posate d'argento. Impara come fanno le foglie a crescere sugli alberi. Apri gli occhi. Impara come fa la luna a tramontare nel gelo della notte prima di Natale. Apri le narici. Annusa la neve. Lascia che la vita accada.
L’ha scritto una donna - Sylvia Plath
Io sono Annalisa, oggi è il 12 giugno 2021 e questa è una puntata di Pillole di stregheria, l’unico podcast di stregheria femminista che settimana dopo settimana ti dimostra che non sei né matta né sola.
Non ripeterò mai abbastanza quanto io sia grata alle donne che in cerchi condividono con me percorsi di ricerca come la scuola di stregheria on line, la cospirazione magica o la scuola estiva in montagna e gli incontri di preparazione del percorso della fascia di Afrodite. Ti sembra tutto molto misterioso? E’ tipico delle streghe fare cose misteriose. Però, dicevo, sono grata perché è grazie alla loro generosa voglia di conoscere sé e le altre, allo studio e alla disponibilità alla condivisione profonda che questo podcast continua ad essere un riferimento per chi, prima di conoscerlo, si sentiva matta e sola.
Detto questo, questa puntata è l’ultima delle tre dediate a Femella, una delle cinque archetipe proposte da Lazara Firefox Allen in Jailbreaking the Goddess. Nel frequentarla insieme ad altre donne, appunto, la parola che più mi ha coinvolta è stata “ingenuità”. Il vocabolario Treccani la definisce: “sincerità, innocenza, candore d’animo, semplicità ma anche dabbenaggine, eccessiva fiducia negli uomini e nelle cose per inesperienza del mondo.” Va detto che nell’antica Roma ci si riferiva con l’aggettivo ‘ingenuo’ a chi era nato libero e che dare ad altre di ingenue vuol dire porsi in una ridicola posizione di superiorità.
Nella discussione erano alcune donne a riconoscersi ingenue e il passo successivo è stato approfondire come possa diventare una questione cruciale del vivere di ogni giorno di una donna in una società patriarcale quello di sentirsi al sicuro nella certezza che se qualcosa succederà ci sarà sempre qualcuno che ci accuserà di essercelo andato a cercare.
“Le cicatrici lasciate dalla violenza e dalle aggressioni sessuali non scompaiono, non importa quanto tu sia amata o quanti soldi hai fatto. Il mio stare allerta perenne è diventato una barzelletta di famiglia, ma prego che le mie figlie non abbiano mai le stesse ragioni per odiare i rumori forti o improvvisi o il trovarsi persone dietro di te che non hai sentito arrivare.
Non lo dico per attirare le vostre simpatie ma per solidarietà all’enorme numero di donne che hanno storie come la mia e sono state accusate di essere bigotte perché difendono il diritto delle donne di avere spazi per sole donne”
Joanne Rowling
“Le persone trans sono chi dicono di essere e meritano di vivere la propria vita senza essere costantemente interrogate o informate di non essere chi dicono di essere”
Emma Watson
Come hanno fatto Michela Murgia e Chiara Tagliaferri nell’ultima puntata di Morgana – Sono io l’uomo ricco - di straordinaria lunghezza e profondità e che puoi vedere qui https://youtu.be/61Fg9qpqvSE, ho voluto riportare queste citazioni perché le trovo entrambe profondamente autentiche e credo che, come spesso succede, il problema sia la soluzione, o meglio la soluzione che ognuna delle due parti ritiene sia l’unica possibile. Riconosco la profondità del desiderio delle donne di avere spazi sicuri in cui incontrarsi e anche la necessità di negoziare con tutte le donne quali debbano essere le caratteristiche di quegli spazi perché ognuna si senta al sicuro. Se abbiamo escluso gli uomini da molti cerchi di donne credo che abbiamo il diritto di decidere chi ci debba entrare e come.
“La vera storia del sesso
Dopo tutti i libri che sono stati scritti sul sesso, tutti i blog e i programmi televisivi e le risposte degli esperti alla radio, com’è possibile che abbiamo ancora tante domande?
Te lo dico io. La frustrante verità e che ci hanno mentito, non deliberatamente, non è colpa di nessuno, ma è così. Ci hanno raccontato la storia sbagliata.
Per molto, molto tempo, la scienza e la medicina occidentali hanno considerato la sessualità femminile come una versione light di quella maschile: essenzialmente uguale,ma un po’ carente.
Per esempio, si dava più o meno per scontato che, poiché gli uomini raggiungono l’orgasmo durante la fase in cui il pene è dentro la vagina (coito), anche le donne dovrebbero avere l’orgasmo nella stessa fase, e se non succede è perché hanno qualcosa che non va.
In realtà, circa il 30% delle donne raggiunge sistematicamente l’orgasmo durante il coito. Per il restante 70% l’orgasmo arriva durante il coito solo a volte, raramente o mai, e sono tutte donne sane e normali. Una donna può avere un orgasmo in moltissimi altri modi – sesso manuale, sesso orale, vibratori, stimolazione del seno, succhiamento delle dita dei piedi, più o meno qualunque cosa si possa immaginare – e non raggiungerlo invece durante il coito. E’ normale”.
Come as you are – risveglia e trasforma la tua sessualità – Emily Nagoski
Parlando, appunto, nel cerchio di donne, di ingenuità, sicurezza e libertà, ci siamo dette che ciò che spesso ci manca sono gli strumenti per riconoscere e nominare la violenza, riconoscere e nominare la nostra reazione e trasformare ciò che viviamo in esperienza che renda la rabbia, necessaria e benvenuta, un fuoco che scalda e muove e in ciò si esaurisce e crea e non una spina nel fianco, un dolore inestinguibile come quello della strega Karaba nella storia di Kiriku.
La metamorfosi del dolore permette di trasformare l’esperienza in qualcosa di vissuto e non di subito. Un’esperienza vissuta pienamente nel corpo e di quello oggi voglio parlare, di consapevolezza del corpo.
“Due parole sulle parole
I genitali esterni femminili si indicano nel loro complesso con il nome di ‘vulva’. La vagina è invece il canale interno che risale fino all’utero. Spesso si sente usare il termine vagina per riferirsi alla vulva, ma tu ora sai la differenza e, se stai in piedi nuda davanti allo specchio, vedi il classico triangolino? Quello è il monte di Venere. Chiaro?
Vagina: canale interno fra vulva e utero
Vulva: genitali esterni
Monte di venere: zona coperta di peli sopra l’osso pubico.
Come as you are – risveglia e trasforma la tua sessualità – Emily Nagoski
Ma torniamo all’ultima puntata di Morgana, in buona parte dedicata a Joanne Rowling, l’autrice della saga di Harry Potter. Dopo averla definita TERF (acronimo di Trans Excludent radical feminist) epiteto che molte considerano un’offesa e dopo aver descritto come per le sue dichiarazioni riguardo a chi debba essere o meno considerata donna abbia ricevuto oltre a tonnellate di insulti anche minacce di morte, Murgia approfondisce con Drusilla Foer i motivi della sua distanza dal pensiero di Rowling arrivando ad concludere che le variabili che definiscono ogni persona sono talmente tante che considerarsi affine alle donne per appartenenza di genere non è concepibile.
“Le labbra, grandi e piccole
La nostra visione culturale delle grandi e piccole labbra non corrisponde alla realtà biologica. Nel porno soft-core, le vulve sono modificate con mezzi digitali per conformarsi ad un modello specifico con labbra “all’indentro” e colorazione omogenea in modo da essere “meno dettagliate”. Ciò vuol dire che le rappresentazioni culturali della vulva si limitano ad una gamma di varianti molto ristretta. Nella realtà, i genitali presentano notevoli differenze tra una persona e l’altra; e quasi mai una delle tante possibili conformazioni può essere considerata patologica.
Come as you are – risveglia e trasforma la tua sessualità – Emily Nagoski
La domanda è, dice Murgia: quell’esperienza fisica che si vive nel nascere donna può essere totalizzante rispetto all’identità che puoi esprimere?
Io ho sempre dato per scontato di sì e sono affezionata a quest’idea anche per la sua portata politica. Naturalmente totalizzante è una parola grossa ma se riconosciamo alle donne una comune condizione di oppressione, come si può condividere profondamente uno spazio politico e di lotta e magari anche uno spazio di esposizione “ingenua, libera e sicura” con chi quell’oppressione non la sperimenta? Se tutte dobbiamo chiamarci donne sulla base di una esperienza emotiva necessariamente individuale che ne è del riconoscimento e del rispetto degli spazi di racconto intimi, protetti e sicuri di ha vissuto anche altre oppressioni (che specularmente comportano privilegi) come quelle legate al colore della pelle, allo status sociale ed economico? Quanti spazi dovranno essere aperti a chi è espressione inevitabilmente anche corporea di privilegio? L’intoccabile espressione emotiva individuale, come la chiama Drusilla Foer è più importante del rischio di ulteriore obliterazione delle donne? Non sono ammissibili ambiti di negoziazione?
Clito, sempre clito, fortissimamente clito
La clitoride è gremita di terminazioni nervose. La parte visibile della clitoride, il glande clitorideo, si trova nella parte alta dei genitali, a una certa distanza dalla vulva, come potrai notare.
La clitoride è…
Un film al cinema: è uno spettacolo.
Un’esplosione fragorosa: è uno schianto.
Una cantica dantesca: è il Paradiso.
E’ la tua Stazione Centrale delle sensazioni erotiche. In media otto volte più piccola del pene, ma con quasi il doppio delle terminazioni nervose, può avere dimensioni comprese tra quelle di un pisello appena visibile a quelle di un cetriolino abbastanza grande, di qualunque misura intermedia,e in ogni caso è sempre normale e sempre bella.
Da un punto di vista culturale, per clitoride si intende “la piccola protuberanza in cima alla vulva”: Ma la definizione dal punto di vista biologico è piuttosto “struttura anatomica estesa, prevalentemente interna, la cui estremità affiora in cima alla vulva.” E’ un possedimento sottovalutato ed estremamente sensibile che si trova in ogni corpo.
Come as you are – risveglia e trasforma la tua sessualità – Emily Nagoski
In una scuola superiore di una città italiana che non dirò nemmeno sotto tortura, frequentata da circa 500 ragazze e 100 ragazzi un’insegnante per ANNI propone in tutti i luoghi possibili l’adozione, nelle comunicazioni della scola, di un linguaggio che includa anche le ragazze e le professoresse. Ne parla alla Preside, al Collegio dei docenti, ai sindacati, a colleghe e colleghi, senza alcun risultato. Un giorno un alunno comunica ad una professoressa di aver riconosciuto in sé una identità non binaria. Dal giorno dopo nelle comunicazioni appaiono asterischi, schwa e tutto un apparato comunicativo inclusivo che nemmeno al dipartimento delle pari opportunità presso la presidenza del consiglio dei ministri. Chi è che sperimenta l’oppressione, l’invisibilità, il non riconoscimento?
Ho pensato di potermi mescolare, di far parte finalmente di uno stare al mondo che coinvolge uomini e donne e lascia fuori me.
Dal racconto di Medea ascoltato ad Altradimora in un fine settimana di gennaio fra donne
“La verità sull’imene
Forse hai l’imene – una sottile membrana lungo il bordo inferiore dell’apertura vaginale – o forse no. In entrambi i casi, ti garantisco che praticamente tutto ciò che ti hanno raccontato sull’imene è sbagliato.
L’affermazione che più si avvicina alla verità è quella secondo cui l’imene può procurare dolore durate il coito, se non è abituato alla pressione; questa è una delle possibili cause del dolore associato alla penetrazione, ma decisamente non la più comune. (La causa più comune è una lubrificazione insufficiente).
Però non è che l’imene si laceri e resti lacerato per sempre, come una specie di sigillo di garanzia. Se un imene si lacera o si ammacca guarisce e le sue dimensioni non variano a seconda del fatto che la vagina sia stata penetrata o meno. Inoltre di solito l’imene non sanguina e quando comincia ad essere regolarmente sottoposto a tensione diventa più flessibile. E’ un altro esempio dell’estrema variabilità dei genitali femminili ed esemplifica profondamente il modo in cui noi umani metaforizziamo l’anatomia. Si tratta di un organo che non ha alcuna funzione biologica, eppure la cultura occidentale da lungo tempo vi ha costruito intorno una storia suggestiva. E’ una storia che non ha niente a che fare con la biologia, ma solo con il controllo sulle donne. La cultura ha visto una “barriera” all’imboccatura della vagina e ha deciso che quella barriera era un indicatore di “verginità” che è già di per sé un concetto biologicamente privo di senso.
Un’idea così stramba poteva essere concepita solo in una società nella quale le donne erano letteralmente proprietà degli uomini, e le loro vagine il possedimento dal valore più elevato: una comunità chiusa.
Donne vengono picchiate o uccise perché non ce l’anno e alcune si sentono dire che: “non possono essere state violentate” perché il loro imene è intatto.”
Come as you are – risveglia e trasforma la tua sessualità – Emily Nagoski
Un’altra delle suggestioni portate da Murgia nell’ultima puntata di Morgana del ciclo – Sono io l’uomo ricco – è che i Celti si attribuissero due nomi, uno pubblico e uno privato e che quest’ultimo fosse conosciuto solo ai familiari, a quelli di cui si era certi di potersi fidare.
Nel parlare della magia del nome Drusilla Foer sottolinea l’importanza, per potersi definire pienamente, della consapevolezza di chi si è, della chiarezza della visione che si ha di sé, almeno in quel momento, per creare l’incanto e non cadere nell’inganno. Sento molto vicina questa riflessione a quella secondo me basilare sul proprio autentico desiderio che come la parola ABRACADABRA, creo ciò che dico, attraverso intento, focalizzazione e azione agisce sulla realtà senza pretese o aspettative.
“I tuoi genitali sono normali – e non solo normali ma adorabili, belli, conturbanti, deliziosi, eccitanti e così via per tutto l’alfabeto fino a zuccherosi – a prescindere dal loro aspetto. Sono composti dalle stesse parti che formano i genitali di chiunque altra, ma organizzate in una conformazione del tutto unica, la tua. Questa verità si applica ad ogni singolo aspetto dell’espressione sessuale umana: i nostri desideri e gli aspetti fisiologici e psicologici della nostra sessualità sono tutti composti dalle stesse parti, solo organizzate in modo diversi.”
Come as you are – risveglia e trasforma la tua sessualità – Emily Nagoski
In conclusione di questa riflessione con il corpo, senza il quale non potrei pensare e che continuo a considerare imprescindibile per raggiungere qualunque consapevolezza di sé e del proprio desiderio perché in buona parte determinato proprio da quel corpo e dal suo sentire, mi riprometto e ti invito a cercare il tuo nome segreto, quello privato, per poche o pochi, parola magica con un inizio e una fine che non serva per proteggersi ma per ricordarsi ciò che per è autentico e prezioso, almeno per un po’.
16/5/2021 0 Comments
Del fare e del disfare - uno spazio aperto dedicato alla lavorazione della lana dalla fibra alla tela
In questo anno, diverso da ogni anno già conosciuto, c'è stato il modo, il tempo e anche le risorse per approfondire il tema della sostenibilità del vestiario e, in generale, dei prodotti tessili, ma ciò che alla Casa diventa tema di studio anche archetipico non può che essere anche strumento di conoscenza pratica.
E' così che sono arrivate lane, fusi, e alla fine anche un telaio (anzi più di uno).
La scuola estiva vera e propria, dedicata alle lane locali, sarà a Navelli (AQ) dal 29 luglio al 7 agosto, alla Casa, nel corso dell'estate 2021, ci sarà la possibilità di familiarizzare con una serie di materiali e strumenti necessari per filare, tingere e tessere e feltrare che, se dovessero essere acquistati da ognuna, comporterebbero un investimento consistente e complesso.
Non ci sono periodi prestabiliti, la Casa sarà aperta tutto il mese di luglio e chi vorrà raccogliere l'invito sarà la benvenuta. Qui trovi le indicazioni di base per essere ospite della Casa e qui la visione e il senso di questa esperienza.
Non mi considero una maestra in nessuna di queste arti, se non nella selezione, lavaggio e filatura della lana e nell'introduzione al feltro ad acqua, ma mi sento in grado di farti sperimentare i primi passi e di accompagnarli con approfondimenti sul profondo senso simbolico di questo tipo di esperienza.
Benvenuta, ti stavo aspettando.
Per info scrivi a casa@lacasadellestreghe.it oppure via messenger al profilo FB @lacasadellestreghe o via IG @lacasadellestreghe
16/5/2021 0 Comments
Sulla via magica... in camper
"Cosa?"
"Massì, il film con Frances McDormand che ha vinto un sacco di Oscar!"
"Ah! No, ma volevo guardarlo"
"Beh, allora fallo alla svelta, parla di te".
Ci sono persone che mi conoscono da tanto tempo, con cui ho condiviso giorni, mesi di vita ordinaria, di quella che passa e nemmeno te ne accorgi, vacanze, struggimenti, entusiasmi, stupidaggini, incazzature e meraviglie, con una di queste ho avuto il dialogo di cui sopra: breve, conciso, essenziale, impossibile da ignorare, e allora l'ho fatto, ho guardato il film e mi sono stupita moltissimo perché racconta di una donna che sceglie di nuovo e di nuovo la solitudine e il viaggio come dimensione esistenziale essenziale. A volte si impara molto più di sé dallo sguardo delle altre che dal proprio, mi sono trovata a fare i conti con la sensazione di profonda verità nel suo vedermi e la cosa migliore che ho pensato di fare è di prenderla come un suggerimento e partire.
Già avevo deciso di andare col camper da casa al Delta del Po per la ricerca di Penelope, così invece di tornare, nei giorni fra il 24 e il 28 maggio proseguirò per Modena, Parma e poi dove vorrai incontrarmi nel percorso che mi porterà fino ad Alessandria per l'incontro annuale della Rete delle Tende Rosse e Cerchi di donne e che poi fra il 31 maggio e il 3 giugno mi porterà da Finale Ligure a Firenze.
Se ti trovi sul percorso (tanto faccio la strada normale) e hai voglia di fare quattro chiacchiere fra streghe, occhi negli occhi, scrivimi a casa@lacasadellestreghe.it oppure via messenger al profilo FB @lacasadellestreghe o via IG sempre @lacasadellestreghe.
Autore
Annalisa Biancardi De Luca Battaglia. Sempre in cerca di ciò che è autentico, fra boschi, vette, valli, foreste e musei...
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