Da un po’ di tempo evito di pubblicare sui social altro che non siano notizie di appuntamenti o eventi o manifestazioni o riflessioni di altre donne perché non mi piace il meccanismo interno al funzionamento delle piattaforme che premia la polemica e l’individuazione di un nemico sulla base, tipicamente, di espressioni limitate su questioni complesse.
La premessa per far percepire la difficoltà che incontro nel momento in cui io stessa metto all’indice qualcosa (e non qualcuna) perché ne sento l’urgenza e la necessità. Mi riferisco in particolare alle proposte di lavoro sugli archetipi e, in particolare, quelle che, basandosi sul lavoro di Jean Shinoda Bolen (Le Dee dentro la donna - una nuova psicologia al femminile), suddividono le dee in “vergini” e “vulnerabili”. Già le parole che vengono usate presuppongono una scelta di campo e un giudizio: chiunque legga preferirebbe sentirsi vergine o vulnerabile? E chi leggendo più nel dettaglio si identificasse con le vergini quanto sarebbe spinta a metterebbe in discussione gli aspetti problematici (che comunque Bolen descrive) rispetto a chi si identificasse con le vulnerabili? E chi delle due avrebbe più difficoltà nel costruirsi un’idea di sé di potere? Mettiamo che io abbia una figlia naturalmente portata all’accudimento, che fin da piccolina inseguiva i bambini più piccoli per coccolarli, che passava ore a giocare con le bambole e a immaginarsi mentre gli fa da mangiare, che non ha avuto dubbi nel percorso di studi rispetto al diventare O.S. con grande profitto e successo e anche gioia. Ha un sacco di amiche e amici da tantissimo tempo con cui coltiva relazioni profonde. Come deve sentirsi nel leggere la descrizione del profilo di Demetra nel libro di Bolen? La parola è molto semplice: sbagliata. Mettiamo che io abbia un’altra figlia, stessa madre, stessa formazione, stesso femminismo, eppure questa passava il tempo sugli alberi e a girare da sola nei boschi col cane. Ha poche amiche accuratamente selezionate e nel tempo non fa fatica a farsi nuove amicizie, a lasciare e riprendere quelle vecchie e quelle nuove. Cambia spesso fidanzat3, viaggia molto, frequenta musei e biblioteche e segue un percorso di studi generico che ancora non sa bene dove la porterà. Leggendo il profilo di Atena o Artemide nel libro di Bolen si sentirà una gran figa con qualche angolino da smussare, volendo... Il problema del libro, secondo me, è che nella foga di rigettare lo stereotipo femminile patriarcale si rischia di buttare via la bambina con l’acqua sporca. Anni fa frequentai una serie di incontri in una biblioteca fiorentina proprio dedicati a descrivere il contenuto di questo libro. Posi questa questione durante la discussione e la donna che avevo vicino mi chiese: ma tu preferiresti che tua figlia fosse come Persefone o come Artemide? Risposi che preferirei che fosse come vuole lei: che usasse l’analisi di Bolen come chiara indicazione che non c’è nulla, nel proprio essere, di assolutamente giusto o sbagliato e che il valore più grande è quello della consapevolezza e, quindi della libertà. Il lavoro fatto alla Casa nell'ambito del progetto Le Signore del Gioco ci ha permesso di entrare in profondo contatto con l'archetipo partendo dal racconto che ce ne è arrivato, come fa Bolen, ma andando poi oltre, guardandolo criticamente per individuare cos'è che non funziona, che non ha senso, che qualunque donna riconosce immediatamente come assurdo e invece sono millenni che ce lo facciamo raccontare prendendolo come dato. Il mito è ciò che costruisce la nostra immagine di noi ed è fermo ad un tempo in cui è stato modellato su un'idea di società gerarchica, non egualitaria, violenta, falsamente meritocratica e oppressiva verso le minoranze. Sappiamo benissimo che è così eppure ad ogni cambio di stagione ariborda con Persefone rapita da Ade che alla fine si innamora (perché notoriamente le donne alla fine si innamorano dei loro stupratori), Era che continua a restare con Zeus nonostante i tradimenti (e si sa che sono le donne che vogliono restare nelle coppie, mica gli uomini che infatti quando scappano le ammazzano), Demetra che non può vivere senza la figlia e non trova altro strumento di affermazione di sé della ripicca e così via. Davvero è questo il racconto che vogliamo passare alle nostre figlie? Davvero vogliamo continuare a dipingerle come vergini o vulnerabili? Ah, già ma come dimenticare Afrodite, il giusto mezzo, la Dea alchemica che trasforma tutto ciò che tocca. Lo dico per esperienza, Afrodite sa essere morbida e glaciale contemporaneamente, sa stritolare nel sonno, sa riempire i sogni di mostri trasformando quello che era una semplice attrazione in una passione malsana e incosciente. Tutti gli archetipi hanno i loro aspetti complessi e mostruosi, esattamente come noi eppure pochi lavori in cerchio ho scoperto essere trasformativi quanto la ricerca archetipica. Possiamo costruire insieme nuovi miti che siano fondativi della comunità nello stesso tempo unita e dispersa che è La Casa delle Streghe? Lazara Firefox Allen ha iniziato questo lavoro con il suo libro Jailbreaking the Goddess a cui ho dedicato un ciclo di puntate del podcast (l'elenco delle puntate qui). Da quando qualche anno fa visitai una mostra sulle rappresentazioni della Dea e mi fecero notare (grazie sempre Manuela Candini, chi volesse fare un bel corso con lei in zona Bologna legga qui) che da quando la Dea è diventata "bella" ci hanno fregate tutte, ho cominciato ad interrogarmi sulla mia ricerca e su come me la fossi immaginata questa Dea, da Persefone a Demetra, da Artemide a Vesta. Sì, me la sono immaginata in forma umana e bella, secondo la mia personale idea di bellezza, ma la questione resta. Come posso davvero vivere la sacralità immanente in ogni essere senziente se comunque la mia immagine della Dea resta umana, come se quella forma fosse superiore a quella di qualunque albero o pietra o volpe? Da qui inizia la nuova ricerca, ancora non ci sono date e appuntamenti ma ci sono bozze di sentiero su cui già si è mosso qualche passo, radure in cui fermarsi, pensieri e desideri che spaziano dalle pietre alle cordate alle piante alle tinture, ai colori e alla tessitura. Teniamoci strette e non perdiamoci di vista. Il simbolo della tradizione della donna saggia è una spirale. Una spirale è un ciclo che si muove attraverso il tempo. Una spirale è movimento intorno e al di là di un cerchio, sempre ritornando a se stesso, ma mai esattamente nello stesso posto. Le Spirali mai si ripetono. Susun Weed Se vuoi sapere quando saranno i prossimi appuntamenti di ricerca-azione archetipica in cerchio scrivi a [email protected] o iscriviti alla newsletter dal form che trovi qui.
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E' iniziata come un gioco: già che vieni a Oleggio a fare il laboratorio sul pane, perché non facciamo anche un cerchio di donne? Ok, ma cosa facciamo? Potremmo parlare di libri e storia delle donne, oppure di corpi femminili e della loro esperienza ciclica, oppure di miti e il loro racconto. La prima che hai detto! Ok, allora arrivo con una valigia di libri e ve li racconto un po' e voi ci mettere un apericena di quelli coi fiocchi. Forse il primo passo è venuto per l'apericena, ma quaranta persone non me le aspettavo davvero... Da quanto negli anni '80 e '90 hanno cominciato a diffondersi anche in Italia i risultati rivoluzionari delle ricerche di Marija Gimbutas e i suoi libri sulla civiltà della Dea, hanno avuto nuovo slancio e diffusione anche tutte le altre ricerche che nel mondo anglosassone vengono definite "Herstory", insomma la storia vista dal punto di vista delle donne. Finalmente abbiamo cominciato a sentir raccontare dell'apporto delle donne alla scienza, alle arti e anche alla difesa delle proprie idee se non di interi mondi culturali e politici. Se pensiamo a come ci è stata raccontata la storia di eretiche e streghe cosa ci viene in mente? Vittime. Le donne nella storia o non vengono raccontate o sono descritte come vittime, tendenzialmente ignoranti, deboli e indifese. Ecco, questo incontro ha lo scopo di iniziare a raccontare la storia delle donne con un'altro sguardo, darci strumenti per smettere, noi stesse, di portare avanti un'immagine delle donne che continua a ricacciarle nell'angolo da cui tanto faticosamente cercano di uscire. Partendo da Penelope, passando per Giovanna d'Arco, Margherita Porete, fino alle donne combattenti nella Resistenza abbiamo navigato nei cicli delle donne e della storia fra libri, magia, rabbia, lotta, forza, disperazione e meraviglia. Visto l'entusiasmo, anche nei social, ho pubblicato la diretta su FB e come puntata del podcast Pillole di Stregheria però ascoltando non puoi avere precisa indicazione dei libri che invece trovi nell'immagine qua sopra. Mi è piaciuto così tanto che sono disposta a rifarlo dovunque ci sia un bel gruppo di streghe che ha voglia di riflettere un po' su questa parola scomoda fra libri, storie e ardite divagazioni. Durante l'incontro abbiamo parlato di storia delle donne, delle rivoltose, delle eretiche e delle streghe dal neolitico ad oggi attraverso un excursus sui libri più interessanti su questo tema selezionati da me che ho guidato l'incontro intrecciando il racconto dei miei studi e le mie riflessioni con l'esperienza di vita propria e delle partecipanti. Non vedo l'ora di rifarlo! Col treno ma arrivo dappertutto, sapevatelo! Due giorni in Valcamonica fra filatura, tessitura, tintura e feltro di lana di pecora bergamasca21/9/2022 A Santa Caterina Valfurva nei giorni de Il Filo di lana 2022 con Laura Dell'Erba, Adriana Perego e l'Associazione Coda di Lana ci siamo divertite parecchio a dare alle partecipanti una prima introduzione alle arti di filatura, tintura, tessitura e feltro ad acqua. In quei giorni ci è stato richiesto di aprire uno spazio di approfondimento o anche introduzione a chi non era potuta venire e l'abbiamo fatto a Malonno, nei locali della stazione ferroviaria in uso a Coda di Lana nei giorni 18 e 19 agosto 2022. Essendo la prima volta e non trovandoci esattamente in un luogo centrale riguardo alle comunicazioni non eravamo certe di riuscire ad avere abbastanza iscrizioni da rendere l'iniziativa sostenibile economicamente e invece ben prima del termine che ci eravamo date per la chiusura delle iscrizioni avevamo raggiunto il numero necessario di partecipanti il che ci ha permesso di tenere bassi i costi. Le giornate sono state anche piovosa ma tutto ha funzionato perfettamente e, dal mio punto di vista di insegnante di filatura, era davvero emozionante sentire intorno a me le altre attività, l'entusiasmo, l'impegno, la cura e l'attenzione con cui le partecipanti sono passate in piccoli gruppi dalla filatura al feltro, dalla tintura alla tessitura. La lana di pecora bergamasca non è difficile da filare, è abbastanza lunga da permettere errori che non compromettono più di tanto la resistenza del filo alla tensione. Tutte sono riuscite ad ottenere il proprio filo e a binarlo con un altro filo proprio o con uno già disponibile oltre a riuscire a mantenere il controllo e la scelta dello spessore del filo senza farsi trascinare dal fuso e dalla torsione in spessori affascinanti ma insostenibili. Qualcuna che magari già sapeva filare con il fuso si è azzardata anche a tentare di filare con la ruota ma il tempo a disposizione non era sufficiente per avvicinarsi alla ruota senza una precedente esperienza. Le foto (bellissime di Stefania Boniotti @maraconde) rendono solo in parte la magia di due giorni di totale immersione nel mondo della lana. E se si rifacesse magari a gennaio nella settimana fra capodanno e l'epifania? E magari si approfondisse anche riguardo alla cucitura in stile materasso? Se pensi che possa interessarti scrivi a [email protected] Art: Siriana - IG @corallina_traveldesign In questi giorni ho avuto occasione di ripassare diverse definizioni di magia: da quella di Starhawk che ne parla come della capacità di cambiare stato di coscienza con la volontà, da quella di Jane Meredith, a cui sono più affezionata, che la descrive come il passaggio dall'intento alla focalizzazione all'azione, a quella di Selene Ballerini che, prendendo ispirazione da I Ching la definisce come l'arte di stare nel mutamento.
Con altre streghe ci siamo anche interrogate su come portare ogni giorno la magia nella propria vita al di là della ritualità delle Lunazioni e delle feste dalla Ruota dell'Anno. Poi succedono le cose, ti ritrovi catapultata nel mondo di sotto senza averlo scelto, tanto per cambiare, e ti inventi un rituale giornaliero grazie al quale tenere a bada l'ansia puntando sul desiderio e il ringraziamento che, come insegnano le culture native, è la premessa della preghiera come contatto con l'Una originaria . Magari l'attenzione finisce monopolizzata dalla preoccupazione (che comunque, va ricordato, è una forma distorta di immaginazione) e ti ci vogliono gli scossoni per ritornare a goderti la meraviglia di scorrere nel flusso. Insomma finisci per ritrovarti ad ascoltare i sogni di diverse donne che ti scrivono per dirti cosa avete fatto insieme nei viaggi notturni, qualcun'altra ti ricorda che avevate detto di lavorare insieme su un certo tipo di ricerca e intanto ha scoperto questo e quello, un'altra ti chiede che fine ha fatto l'appuntamento su Zoom fissato, ti ritrovi per quattro giorni alla Campeggia Matriarcale dove ogni parola condivisa sembra detta per te, finisci "per caso" a visitare il Museo dei Tarocchi a Riola, a conoscere Morena Poltronieri e le sue ricerche sulle Streghe e torni a casa con un libro pieno di meraviglie, un mazzo di carte dedicato agli alberi, uno alle Crone e uno per la figlia. Ok, avevo bisogno di sentirmi accompagnata, ho chiesto e ho avuto risposta. Non so ancora come andrà a finire ma ci sono e ci sto. Intanto però sono riapparsi anche i cartelli lampeggianti, quelli che mi indicano la direzione su cui proseguire sul sentiero e fino ad ora ha sempre funzionato strepitosamente quindi andiamo avanti e ognuna troverà lo spazio che più le si confà, oppure ci si ritroverà suo malgrado, un po' come succede a me. Insomma l'invito è a riprendere la ricerca archetipica in cerchio ma su un altro piano ispirato da un movimento di "Rewilding Mythology" che nell'home page del sito si definisce così: "Per la maggior parte della storia umana, il mito è stato una modalità duratura di trasmissione della conoscenza, mantenuta viva e resiliente dalla rete traspirante della narrazione comunitaria. Proprio come piantiamo un seme nel terreno, così pezzi vitali della tradizione agricola ed ecologica sono stati piantati in storie che sono state costruite per sopravvivere al collasso ambientale e sociale. Ma l'ascesa dell'impero dipendeva dalla deradicazione delle mitologie. Proprio come i paesaggi sono stati rubati e trasformati, così interi pantheon sono stati sradicati dai loro contesti sociali ed ecologici. Come possiamo riradicare, ristabilire e raccontare nuovamente?" Nel profilo IG @advaya.co maggiori dettagli ma mi colpisce soprattutto l'invito a ripartire dal contatto con gli elementi inserendoli nelle nostre nuove storie fondative personali e collettive. Nello stesso tempo ci si muove alla ricerca delle favole tradizionali del territorio in cui si vive proprio in connessione agli animali, alle pietre e alle piante che le popolano e che potrebbero essere riportate ancora più indietro nel tempo lavorando sull'ascolto dei luoghi e degli esseri senzienti che li popolano. La conoscenza e l'ascolto passano anche dalla vicinanza e l'accompagnamento, dalla frequentazione (avevo scritto 'uso' ma scelgo di cambiare prospettiva) per la salute, il gioco, il colore, l'umore/energia e ogni possibilità offerta dall'amicizia e l'amore. Insomma c'è un sacco da sperimentare, scoprire, mantenere e lasciare andare, come al solito. Teniamoci strette e non perdiamoci di vista. E di nuovo non me l'aspettavo. Non credevo che per la terza volta avremmo potuto accogliere tutte le donne che desideravano fare la scuola, non credevo che sarebbero state proprio del numero giusto che avevamo stabilito e non credevo che tutto avrebbe funzionato, soprattutto gli aspetti logistici, che poi sono la maggior parte di quelli di cui mi occupo io, tipo i posti letto, arrivi, partenze e trasporti, materiali, costi e tutto ciò che è necessario per passare dieci giorni in Abruzzo fra lana, fili, colori, telai e feltro. Mai poi avrei immaginato che la cucitura "stile materasso" mi avrebbe riempito di gioia ed entusiasmo, ma partiamo dall'inizio. Negli anni abbiamo cercato di organizzare il tempo in modo che tutte possano avere esperienza con le proprie mani del passaggio dalla fibra al filo (magari anche colorato) al tessuto. Non è facile in così pochi giorni, soprattutto se vuoi anche lasciare spazio di respiro, chiacchiera e conoscenza del territorio. Ce l'abbiamo fatta e miglioreremo ancora e questo è già una gran festa.
L'organizzazione della scuola prevede che le allieve siano divise in due gruppi: quello delle principianti, che comprende chi non ha mai avuto nessuna esperienza di lavorazione della lana, e quello di chi ha avuto almeno un'esperienza di filatura, tintura, tessitura o feltro. Questo permette, oltre a ridurre la dimensione dei gruppi di lavoro, di costruire occasioni di approfondimento ma anche di ripasso più adeguate alle effettive competenze delle partecipanti. Riguardo alla filatura a mano col fuso e la ruota però i due gruppi hanno lavorato insieme perché l'approfondimento sul lavoro con il fuso permette di migliorare sensibilmente consapevolezza e pratica anche nell'uso della ruota. Il kit che è stato consegnato ad ogni allieva permetteva loro di prendere confidenza con diversi tipi di lane locali ed era abbastanza abbondante da fornire materiale per poter seguire i corsi e poi praticare diverse possibilità in ogni ambito di studio.
Ci rivediamo l'anno prossimo, sempre all'Ostello sul tratturo di Navelli (AQ) e sempre dal 28 luglio al 6 agosto. Nel frattempo teniamoci strette e non perdiamoci di vista. Una prima introduzione alle arti di filatura, tintura, tessitura e feltro ad acqua con Laura Dell'Erba, Adriana Perego, Annalisa De Luca e l'Associazione Coda di Lana. Apriamo uno spazio di introduzione ma anche di approfondimento con chi già sa fare, negli spazi dell'Associazione alla stazione di Malonno (BS) nei giorni 18 e 19 agosto. Cercheremo di arrivare insieme dalla fibra al tessuto pur senza seguire una rigida struttura predefinita ma lasciandoci guidare dall'esperienza per come matura via via e dalla disponibilità di strumenti, tempi e materiali. Naturalmente solo lana locale e qualche tocco di altro giusto per comprendere pienamente di cosa si parla quando di tratta di lane a filiera controllata. Gli orari saranno dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 17 nei due giorni. Quanto al programma, le partecipanti saranno divise in gruppi di 4-5 e si alterneranno, nel primo giorno, fra filatura/feltro e tintura naturale (oltre alla preparazione dei telaietti per la tessitura) e nel secondo giorno si aggiungerà la tessitura su telaietto a cornice. Il secondo giorno sono previsti i completamenti dei lavori del primo giorno e l'utilizzo del materiale per la tessitura. In pratica l'idea è di avvicinarsi a filatura, tintura e feltro in modo da farli convergere in un lavoro tessile (si possono mettere in trama anche i cordoni/strisce di feltro piano infeltriti e tinti in fiocco/ovatta o una volta fatti) e portarlo in fondo o comunque avere gli strumenti per completarlo anche a casa propria. Il costo di partecipazione ai due giorni è di Euro 80,00 che non comprendono la fibra che verrà usata via via né in forma di ovatta né di filato (il costo dei materiali ma comunque dovrebbe mantenersi entro Euro 10/15). Chi non ha un proprio fuso potrà acquistarlo sul posto. Il corso si terrà solo se arriveremo ad almeno a 12 iscritte (massimo 15) perché sia sostenibile dal punto di vista dei costi. Le iscrizioni si chiuderanno il 10/08 e in caso non si sia raggiunto il numero minimo faremo sapere alle iscritte se preferiscono rinunciare o pagare la quota necessaria a coprire le spese. Per chi viene da fuori sarà possibile pernottare alla Casa delle Streghe. Per ulteriori info ed iscrizioni scrivere a [email protected] o chiamare il 3480147995 In questi giorni ho bisogno di sognare. Urano nel Toro continua a scombinare tutti i miei progetti e io sto qui, guardo e penso: “ok, ricalcolo” con la testardaggine di un navigatore inceppato e più immagino fughe più mi ritrovo ferma nello stesso posto. Beh, tempo fa ascoltai un bellissimo discorso di Selene Caloni Williams in cui alla fine invitava a far diventare la cifra del nostro splendore proprio ciò che ci viene rimproverato come un difetto. Suggeriva anche una specie di rito psicomagico: prendere un bel calice con dentro qualcosa di squisito e berlo con voluttà brindando alla propria imperfezione. Ecco, io ho questa cosa che pianifico a lungo termine e i cambi di programma mi portano a farmi un sacco di domande, anche troppe... Poi penso che alla fine “la vita è quella cosa che ti succede mentre stavi facendo altro” e allora ho pensato di creare un progetto abbastanza grande e abbastanza in là nel tempo da distrarre chi si sta divertendo a smontare i miei castelli di carte, ma in sintonia con il flusso di cui mi sento parte e che in questo periodo mi parla di lana locale, fili e tessitura. Quindi un fare con le mani, una competenza tacita, qualcosa che difficilmente si può spiegare a parole ma che con un minimo di dedizione diventa automatismo e strumento di connessione, e, in parallelo, la riflessione su corpo, amore e bellezza seguendo le tracce del libro di Jane Meredith “Aphrodite’s Magic”. L’idea era di praticare le arti tessili dalla pecora al tessuto percorrendo i cinque archetipi descritti da Lasara Firefox Allen in Jailbreaking the Goddess per concludere ogni percorso celebrando via via ogni manifestazione delle nostre personali moltitudini. E allora mi sono messa lì con il calendario ad immaginare un intreccio di tutto ciò che mi scalda il cuore in questo momento, passaggi d’età, celebrazioni, creazione rituale, colori, temi, incontri on line, percorsi, condivisioni, una roba da uscire di testa, e poi? E poi mi dico: ma perché? Cos’è che voglio davvero? Mi guardo intorno e mi sembra che ci siano pochi luoghi in cui mi sento davvero a casa, poche persone con cui voglio stare che in buona parte sono le stesse con cui seguo il filo di un percorso materico che ci porta a maneggiare emozioni e lane, pensieri e colori, impegni e pedali, domande, orditi e trame. E mi chiedo: ma quanto tempo riesco a dedicare io stessa a questa strepitosa attività magica che è il passaggio dalla fibra al tessuto? Quanto ho bisogno di fissare nel calendario i momenti in cui permettermi di farlo senza ritagliare i minuti qua e là nelle giornate? Negli ultimi cinque anni ho tessuto parole e racconti, studiando e praticando i racconti mitici ho costruito un’idea di me che mi permettesse di guardare a ciò che mi accade trovandone riscontri nel sacro e, quindi, conforto e guida, accompagnamento e determinazione. Se la nuova intelligenza di cui ho bisogno come l’aria sarà un fare io la praticherò con le mani e pur sapendo che queste sono arti solitarie, il mio modo di ringraziare per la quantità di meraviglia e abbondanza di cui mi sono sempre sentita circondata (ok, ogni tanto ho dei dubbi ma poi mi passano) è di testimoniare che si può fare e condividere con chi lo vorrà degli spazi protetti e caldi in cui darsi il permesso di farlo (o anche di non fare proprio un accidente e passare un fine settimana a guardare le nuvole avvolgere e abbandonare le cime delle montagne). Ma le domande non sono finite: ma come? Vuoi riportare le donne ad una pratica per secoli è stata principalmente schiavitù e rovina? (Le donne che filavano la canapa tutta la vita erano costrette a farla passare in bocca fra i denti finendo per perderli prima del tempo). Con l’aumento della popolazione e l’inurbamento, alla fine del Medioevo, mica tutti potevano vestirsi di pelle, c’era bisogno di chi filasse lana, seta e fibre vegetali (la ruota per filare è arrivata solo nel XIII secolo), come c’era bisogno di fare figli perché ci fossero abbastanza disperati da lavorare per un tozzo di pane e c’era bisogno di essere certi di chi fosse il padre dei propri figli per potergli lasciare l’eredità. Sì, voglio riportare me e chi lo vorrà a riprendere in mano ciò che crea la prima protezione dopo il ventre materno, ciò che intreccia tutti gli elementi in materie che possiamo indossare, ciò che ci fa vestire di incantesimi, ciò che racconta a chi ci guarda la storia che vogliamo di noi. Quello che faremo del nostro filare, tingere e tessere sarà un nuovo e antico racconto, come quello delle donne (e degli uomini) che il fuso per filare se lo portavano nella tomba insieme a ciò che avevano di più caro, con le preghiere e i pensieri che aveva accompagnato, con la magia della bellezza che cura. Lo farò in tre giorni residenziali alla Casa a Saviore alternati a giornate dedicate vicino a Firenze (per chi viene da fuori posso trovare sistemazioni adatte ad ogni tasca). Preciso che posso insegnare a filare e a fare il feltro ma non sono una maestra di tintura né di tessitura. Posso dare qualche indicazione di partenza e invitare a sperimentare insieme. Ed ecco il mio patto con chi ci vorrà essere e con tutti gli esseri senzienti: "Perché" disse, una volta, nella metro, "sento che ti conosco da così tanti anni?" "Perché mi piaci" disse "e non voglio nulla da te." Ray Bradbury - Fahrenheit 451 (mia traduzione) Ci vediamo lì (comunque c’è tempo, si comincia a novembre, sto cercando di far perdere le mie tracce...). Tutte le date nel calendario della Casa delle Streghe (da novembre 2022 a luglio 2023). p.s. tanto lo so che ti stai chiedendo quanto costa, sta scritto qui Questa Casa non è un albergo! La Casa delle Streghe non è un albergo, non è un ostello e nemmeno uno spazio in affitto in autogestione, è una Casa con un'idea piuttosto precisa di sé e di cosa è disponibile ad ospitare e qui puoi leggere un po' di dettagli. Se vuoi sapere quanto costa partecipare ad un laboratorio organizzato dalla Casa leggi qui. Se invece sarai ospite della Casa per partecipare a corsi/laboratori/eventi organizzati da altre allora sappi che questo spazio è prezioso soprattutto perché dà riparo a streghe di ogni forma, misura e condizione in cerca di un rifugio, che sia per una settimana, per un mese o per mezza giornata. La Casa comincia ad avere una storia (è aperta dal 2017) e il solo fatto che ci sia e che sia una possibilità tangibile, uno spazio comunque disponibile, un rifugio vero e proprio, permette a molte donne passi che forse non azzarderebbero altrimenti. L'affitto è coperto per tutto l'anno ma ci sono spese di manutenzione anche piuttosto consistenti che vanno affrontate via via (al di là dei costi di gas, legna ed elettricità) e rispetto a questo ti chiediamo di contribuire con un'offerta libera e consapevole. Sappi che Euro 5,00 al giorno permettono di coprire le spese medie di ogni abitante rispetto ai consumi energetici (d'estate), tutto il resto viene utilizzato per le altre spese. L'anno scorso, ad esempio, abbiamo tolto degli orribili copripavimenti di plastica per pulire ben bene il legno sottostante e cospargerlo di cera d'api, quest'estate puliremo e riverniceremo le persiane. Via via facciamo miglioramenti/aggiustamenti che rendono la Casa più bella ed accogliente e questo grazie all'affetto e alla generosità di chi la frequenta. Ognuna sa quali sono le sue possibilità ed agisce di conseguenza. Finora ha sempre funzionato tutto molto bene, siamo certe di poter continuare così. La Casa delle Streghe c'è ed è viva per tutte le streghe, anche per te. Che cos’è la Magia? Su questo sarà incentrata la Scuola Estiva di Stregheria di quest’anno. Magia è Intento, Focalizzazione e Azione. Eh, detto così sembra facile, di desideri sembra sempre di averne tanti e finché la loro realizzazione sembra improbabile non si ha la sensazione di doversene preoccupare. Nel momento in cui, però, decido di dedicarmi al mio desiderio e alla possibilità che diventi realtà, sono portata a fare molta più attenzione ai dettagli e a non lasciare aperta nessuna “porta” agli aspetti ironici e spiritosi della Dea. In generale resta sempre importante, io credo, non aspettarsi che il desiderio si avveri esattamente come ce lo siamo immaginato ma lasciare uno spazio di collaborazione con l’energia dei Mondi. Per questo trovo che sia importante esercitarsi nel focalizzare: individuare gli elementi per noi essenziali rispetto al nostro desiderio, tralasciare i dettagli e dedicarci a creare un’immagine ben definita di ciò che è davvero cruciale perché il nostro desiderio diventi realtà. Questo passaggio di focalizzazione ci può aiutare a fare il passo successivo: agire. L’azione inizia con un atto simbolico, ciò che Jodorowsky chiamava ‘atto psicomagico’: diversi bei libri come Strega di Lisa Lister contengono strepitosi esempi di incantesimi, che si tratti di fare una marmellata, cucire un sigillo, costruire una scaletta delle streghe, inventare una formula magica, realizzare un sacchettino magico da portarci sempre in tasca o appeso al collo, oppure decidere di fare tre piroette tutte le mattine prima di uscire di casa. La focalizzazione ci aiuterà a scegliere i colori per il sigillo, gli ingredienti per la marmellata, il legno per la scaletta, le parole per la formula magica, la direzione delle piroette e ogni altro elemento che riterremo necessario. Dopo l’atto simbolico ci sono tutti i passi che ci portano verso il desiderio e a volte si tratta di una morbida danza, a volte di un tango coinvolgente, a volte di una caduta libera e spiazzante. Trovo affascinante condividere con le amiche il percorso magico nel passaggio dalla scelta ed espressione del desiderio e focalizzazione e per questo ho proposto a molte di loro di farne il mio regalo di Natale: le ho invitate ad esprimere il desiderio, a scegliere ciò che per loro sarebbe stato necessario, affidare ad una serie di fibre colorate il compito di portare quegli elementi in una sciarpa che avrei poi tessuto per loro. Finora ne ho fatte due (non è esattamente un lavoro velocissimo e nel frattempo faccio esperimenti per studio), una è in lavorazione ed in tutti i casi è stato molto emozionante. Via via le ho tenute informate di ciò che è stato facile o difficile nelle varie fasi del lavoro, altre persone scelte da loro sono state coinvolte nella parte del percorso che è stato possibile condividere e ora mi mandano via via i racconti di come e quando se la portano dietro e dell’effetto che gli fa. Un oggetto di abbigliamento filato e tessuto a mano per te e con dentro ciò che pensi sia necessario per esaudire i tuoi desideri è qualcosa che nell’indossarlo ti ricorda chi sei e cosa vuoi oltre le contingenze, oltre ciò che ti fa sentire inadeguata, oltre al continuo ricordarci che agli occhi del mondo (patriarcale) non siamo integre né davvero essenziali. Creare un oggetto tessile non è velocissimo, soprattutto se il lavoro con cui ti guadagni la pagnotta è un altro, giorno dopo giorno ti si infilano mille altre cose nel mezzo e se vuoi filare a mano almeno una parte del filato. Il lavoro di filatura, orditura e tessitura si insinua fra l’impasto del pane, una cena in cui si riesce a dire qualcosa di importante, una colazione in una domenica di sole e magari una anche di pioggia. L’ordito con la tela che piano piano cresce e si avvolge intorno al subbio accompagna notti piene di sogni e altre in cui ti svegli e ti sembra di non aver dormito, alzate in corsa all’ultimo momento e morbide letture sotto le coperte. Tutti i pensieri, le emozioni, la vita di quelle settimane ci restano impigliate, insieme alle energie che vengono richieste dalle destinatarie: forza, coraggio, purezza, visione, connessione, fortuna, allegria, gioia, eros, la protezione delle antenate, la duttilità alla trasformazione, l’audacia, che le parole, i pensieri e il canto intrecciano alle fibre e alla trama. Tutto questo è passato fra le mie mani, nei pensieri, nel cuore ed è diventato parte della meraviglia di oggetti che hanno uno splendore che non mi sembra di aver mai percepito altrove se non in altri capi fatti a mano. Ok, programma completo! Non sono tempi di pianificazioni a lungo termine, lo so, ma ognuna si sostiene come può in questo mare in tempesta.
Per fare le cose un po' più semplici elenco qui tutti gli appuntamenti della primavera-estate: - APERTURE: uno spazio senza programmi definiti in cui godersi la Casa o anche soltanto venire ad annusarla: 13-15 maggio, 2-5 giugno; - DEL FARE E DEL DISFARE: una settimana fra fibre, fili, tessitura, tintura naturale e feltro dal 11 al 18 luglio; - SCUOLA ESTIVA DI STREGHERIA: dal 21 al 27 luglio. Benvenuta, ti stavamo aspettando. Per i dettagli scrivi a [email protected] |
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Chi scrive quiAnnalisa Biancardi De Luca Battaglia. Sempre in cerca di ciò che è autentico, fra boschi, vette, valli, foreste e musei... Archivi
Luglio 2024
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