La Casa delle Streghe
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12/10/2019 2 Commenti

Politica

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In questi anni di apertura della Casa ho scelto di esplicitare meno possibile delle impostazioni  ideali e, possiamo dire, ideologiche, alla base del progetto. L'ho fatto perché non c'è stato modo né desiderio di condividerle con le donne che frequentano la Casa e perché ho pensato che potesse essere più un limite che un'opportunità.
In questi giorni di vergognoso, crudele, criminale attacco alla comunità Curda e al Rojava, alla Jineology, sento il dovere di fissare alcuni punti che chiedo di condividere a chi frequenta e vuole frequentare questo spazio:
1) la Casa delle Streghe è uno spazio in cui si praticano e si diffondono stili di vita sostenibili: raccolta differenziata, compostaggio, utilizzo di detergenti a basso impatto ambientale, promozione dell'uso di coppetta mestruale, assorbenti lavabili e simili, cibo biologico, autoproduzione e quant'altro possiate immaginare;
2) la Casa delle Streghe sostiene in ogni modo il popolo curdo e l'idea che i popoli possano autodeterminarsi e autodefinirsi andando oltre il concetto di "stato/nazione", la Jineoloji, la parità dei generi e la pacifica convivenza tra le religioni, l'idea di comunità forse più vicina all'utopia libertaria che si sia vista fino ad oggi e per questo preziosa.
3) La Casa delle Streghe è uno spazio femminista e uso per questo le parole di Monica Lanfranco in "Letteralmente femminista": “Essere una femmina, se all’inizio della comparsa nel ventre di mia madre è stato un caso, ha assunto nella mia vita un significato e una centralità imprescindibile. Per questo, una volta entrata nel mondo adulto, non ho mai condiviso l’affermazione secondo la quale «siamo tutti persone», spesso usata per conciliare fintamente, e non affrontare mai, l’inevitabile conflitto tra i due generi. Secondo questa visione il definirci così, persone, basterebbe per situarci nel mondo in modo automatico e indolore, senza discriminazioni. E’ la realtà a smentire chi lo sostiene: spesso usare il generico ‘persona’ è un modo per sfuggire all’ingombrante verità che l’avere un corpo maschile o uno femminile non è indifferente, in ogni società e visione culturale. Essere persone non basta per essere degne di memoria, diritti, cittadinanza, libertà. Al contrario è basilare e vincolante il genere che ti capita alla nascita, per stabilire il proprio posto nella scala gerarchica collettiva, perché questa scala è costruita ancora, da tutte le culture della storia umana in modo molto, molto lontano dal considerare, ascoltare e dare valore equamente alle voci distinte dei due generi”. Qui lavoriamo perché l'equità diventi realtà a cominciare dal nostro guardare e guardarci. Lo stesso per ogni forma di oppressione che sia dovuta al luogo di nascita, alla nazionalità, al colore della pelle, alle preferenze sessuali, all'età, al patrimonio, ecc. Lo facciamo quasi sempre senza gli uomini perché sappiamo quanto l'inuguaglianza sia parte di noi, quanto tanto del nostro sentire sfugga dalla volontà cosciente per seguire sentieri conosciuti e sentiti come sicuri. So che sicuri non sono affatto e preferisco abbandonarmi al de-siderio, al mio proprio sentire senza rotte tracciate, fosse pure dalle stelle;
4) ogni essere senziente ha la possibilità di essere in contatto con gli altri mondi che si affiancano a quello visibile, pietre comprese. In quest'ottica ha senso parlare di spiritualità femminile o maschile? Di parte maschile e femminile della nostra interiorità? Come si situano le pietre? E gli alberi? Non sostengo per il genere umano una differenza, una qualità in più, che sia qualcosa oltre l'uso del linguaggio e degli utensili. C
ome raccontano le mitologie native, ben altri focolari ci hanno preceduto, intorno ai quali sostavano le pietre, le piante e gli animali. La metafora dello yin e dello yang in questo senso viene usata a sproposito: non rappresentano forze contrapposte ma il continuo movimento che caratterizza ciò che è vivo. Ciò che per noi in Italia è femminile o maschile non trova corrispondenza già a livello europeo, figuriamoci a livello planetario o universale. Si tratta di elementi culturali che non fanno altro che riportarci agli stessi criteri oppressivi che limitano l'esistenza e la felicità di donne e uomini ogni giorno. Abbandoniamoli senza rimpianti (e comunque non sarà facile...);
5) la forma è il cerchio: abbiamo consolidato nel tempo un modo di stare insieme che prescinde dalla gerarchia, ignorandola consapevolmente: tutte sappiamo che ogni donna ha talenti che nella vita ha dovuto spesso nascondere, a volte dimenticare; la Casa delle Streghe è uno spazio per recuperarli. Se qualcuna può avere più esperienza degli strumenti che usiamo (difficili da descrivere a parole), ogni voce è importante, ognuna è essenziale, per decidere dove andare a trovare la voce di Afrodite come per pulire le pentole. Non c'è nessuna che spazzerà la tua stanza e nessuna che ti insegnerà come usare il tuo tamburo o interpretare il volo dell'aquila ma ognuna ti starà accanto con fiducia nella consapevolezza che stai viaggiando il tuo sentiero e tu sai. E' un po' che lo facciamo, non è stato facile imparare ma almeno questo siamo sicure di saperlo fare. La comunità non è fatta di regole ma di relazioni, quelle mi interessano: ognuna è responsabile della propria esperienza e di quella di ogni altra;
6) alla Casa delle Streghe si pratica la disobbedienza, la critica, il confronto intellettualmente impegnativo, il rigore definitorio, la responsabilità nelle parole che si usano e si promuovono; non prenderla sul personale, l'indulgenza è un atteggiamento maternalistico;
7) mi muovo nella certezza che sento nel sangue che c'è stato un tempo diverso, un tempo che a me e a molte altre piace definire matriarcale, in cui le relazioni erano ugualitarie e tutta la società di conseguenza. Un tempo in cui ognuna aveva la possibilità di esplorare il proprio desiderio, a partire da quello sessuale a finire con il senso della vita e del proprio ruolo nella comunità. C'è chi dice che è vero, chi lo nega. A me basta sognarlo, sentirne nostalgia, per portare avanti pratiche che lo ricreino, qui e ora, in un nuovo normale che mi basta anche solo fra di noi, per cominciare.
E che le Dee ci accompagnino, in bellezza, e magari facendosi anche due risate.

Parole si scambiano, insieme a sguardi e abbracci, risate e lacrime. Ognuna trova ciò di cui ha bisogno, senza cercarlo. 
La Casa delle Streghe è qui.

Benvenuta, ti stavamo aspettando.



2 Commenti
Anna Rita Silvestri
15/4/2020 07:28:44 am

Contenta di questo manifesto politico e di significati che si sostanzia in impegni relazionali precisi. Contenta della sovversione nel cerchio, nel rigore definitorio e nella disobbedienza, nell’immaginazione di un tempo e una società ugualitaria e libertaria, abbondante e accogliente.
Solo un punto mi lascia perplessa, quello sul femminile e il maschile: “Si tratta di elementi culturali che non fanno altro che riportarci agli stessi criteri oppressivi che limitano l'esistenza e la felicità di donne e uomini ogni giorno. Abbandoniamoli senza rimpianti (e comunque non sarà facile...)”.
Dopo aver riconosciuto, combattuto, destrutturato e poi rivoluzionato la cultura in cui sono nata e cresciuta, abbandonare o negare questa diversità potrebbe essere anch’esso un esito oppressivo/repressivo. Viene citato lo Yin e lo Yang, il principio di non dualità, due ma non due, una dimensione combinatoria in cui è vitale il riconoscimento reciproco, nel senso stretto del termine, pena l’inesistenza dell’uno e dell’altro; un principio che in quella visione permea vari aspetti della realtà fenomenica e le relazioni.
Insomma, secondo me, il femminile e il maschile certamente non sono solo frutto culturale e storico: vedo una diversità nella forma e nell’orientamento delle nostre entità corporee. Su questo sono in ricerca, ecco, anch’io, ed esplorativa, libera il più possibile da preconcetti.
Grazie all’autrice del coraggio con cui ha chiarito i vari punti; per questo, stimolo prezioso ad esprimermi come non facevo da tempo.

Risposta
Ariom
24/5/2020 02:18:43 pm

Contenta di avervi trovate. Un gran bel manifesto.

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    Annalisa Biancardi De Luca Battaglia. Sempre in cerca di ciò che è autentico, fra boschi, vette, valli, foreste e musei...

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