Ma se davvero questo è un cerchio, ma se davvero non c'è guida o insegnamento ma facilitazione, ma se per lavorare insieme non è necessario essere amiche" e nemmeno essere d'accordo su tutto o genericamente "piacersi", basterebbe la semplice consapevolezza della situazione di oppressione di genere in cui viviamo e che ogni lotta, ogni ribellione, ogni NO, ogni passo libero e divertente è per ognuna e per tutte, noi oggi e quelle che verranno. Ma se è vero tutto questo cosa importano i titoli di chi si prende l'onore e l'onere di indicare una via per poi percorrerla insieme?
Cito qui una donna che ha già scritto su di sé ispirando e confermando il mio sentire: "Poiché credo che tutte siamo diverse ma equivalenti, al di là del grado di consapevolezza individuale, cerco di trovare modi per metterlo in pratica come l’orizzontalità e l’inclusività, come ad esempio l’impiego indiscriminato del metodo del Consenso in ogni aspetto decisionale che coinvolga le donne in progetti o attività comuni. [...] sono recentemente arrivata alla scelta spirituale e politica di non utilizzare le mie informazioni biografiche nel lavoro condiviso tra le donne, in quanto ritengo che la menzione dei titoli e dei dettagli più o meno altisonanti, “le punte di diamante del patriarcato”, non solo non dovrebbe essere necessaria ma sia intrinsecamente controproducente, almeno fin tanto che vi sia una tendenza diffusa a fermarsi al velo della forma, anziché lasciarsi O MENO sprofondare nel contenuto, seguendo il discernimento di pancia anziché quello di testa, decondizionandolo dalla paura dell’altra, della diversità, dell’incomprensibilità e dell’ignoto. Percepisco questa tendenza come grave e reale e questa è la mia risposta ferma. Se la condivisione dei dettagli circa le aree di ricerca e i percorsi biografici personali potrebbe essere usata per conoscere chi propone dei contenuti, esaltandone le sfumature, nella realtà viene a mio avviso spesso inconsapevolmente usata per risaltare le singole diminuendo le altre, riproponendo i modelli del potere piramidale, con organizzatrici e partecipanti, maestre allieve, programmi da proporre e programmi da seguire. Eccetera. In questo stato di cose raramente si manifesta la possibilità di liberare il Sé selvaggio al suo massimo potenziale, poiché si ripropone in qualche modo l’autorità del “dietro le quinte”, decisioni prese chissà come e chissà da chi, e quindi la paura di trasgredire, la necessità di “chiedere il permesso”, anche perché le compagne sono amate (al di là che le si conosca o meno), e quindi non si vuole fare nulla per turbare in qualsiasi modo qualcosa che è stato costruito amorevolmente, neppure con lo scatenamento del Sé. [...] Ritengo poi che anche tra donne, la Guida vada scambiata nell’Ascolto e nel Rispetto reciproco come in un gioco, al di là dell’in/esperienza vera o presunta di ognuna, così come l’Abbandono, , perché tutte le donne VIVE dentro hanno qualcosa di valore inestimabile da offrire alle proprie compagne di viaggio, tutte sono Guaritrici e Maestre, anche quelle che magari si svalutano, o vengono svalutate. Se non lo siamo tutte d’altra parte, per me non lo è nessuna." Ilaria B. Bohm
2 Comments
Franca
6/11/2019 03:43:05 pm
ciao a tutte sono mollto interessata alle vostre iniziative, e se possibile passare un po di gg con voi conoscerci raccontarci, sono molto curiosa della vostra casa convivenza sicuramente e' un'esperienza arrichente.
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La Casa delle Streghe
30/1/2020 12:12:42 pm
Ciao Franca, scrivi per piacere a [email protected] per avere informazioni sulle prossime aperture :) a presto!
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Chi scrive quiAnnalisa Biancardi De Luca Battaglia. Sempre in cerca di ciò che è autentico, fra boschi, vette, valli, foreste, cuori e musei... Archivi
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