Non è il primo anno che organizziamo una scuola estiva di stregheria e finora le abbiamo sempre fatte al mare o in montagna. E' un classico dei ritiri spirituali quello di cercare luoghi poco frequentati che siano morbide campagne, isole sperdute, montagne impervie o spiagge assolate. Se per magia si intende connessione profonda con il sacro immanente che pervade ogni manifestazione senziente, appare naturale cercarla vicino a dove gli elementi sembrano più vicini al cuore e alle mani.
Eppure gli elementi ci accompagnano in ogni parte delle nostre giornate, sì, proprio quelle ordinarie, nella nostra casa, negli oggetti che ci circondano, nel nostro percepire via via nel tempo il viaggio nel cielo del sole e della luna. Passeremo una settimana fra donne vicino/dentro/intorno alla metropoli, a quella sequenza ininterrotta di costruzioni che caratterizza la Brianza, ci ospiterà una casa con un grande giardino piuttosto selvatico, una casa che ancora non ha una sua caratterizzazione precisa, le sue stanze sono quasi vuote, le pareti bianche, la sua storia sommersa da una recente ristrutturazione. Può essere la casa di chiunque e questo sarà per noi: uno spazio di cui scoprire la magia, in cui disporre ancore di senso, tracce di sentiero, angoli di respiro. Tutto questo perché la magia davvero trasformativa non può essere una parentesi di sollievo in una vita che nel resto del tempo viaggia in autostrada. La connessione con il sacro, con la Dea, con l'inarrestabile flusso della vita può trovare appigli e radici nei luoghi che abitualmente abitiamo. In questa settimana di scuola estiva di stregheria urbana sperimenteremo come fare. Come sempre la scuola non prevede "lezioni" frontali ma suggerimenti di pratica e condivisione di esperienza, sia quella precedente che quella che via via faremo insieme. Il periodo che trascorreremo insieme sarà preceduto da sette incontri on line di introduzione ai temi della scuola e di condivisione delle scelte necessarie per renderla realtà. È uno spazio e un tempo per approfondire ciò che ci sembra essenziale per ri-conoscere o perfezionare il proprio essere strega, per immaginare insieme quel tempo che non ricordiamo, ma che sappiamo essere esistito, perché la nostra natura è quella, da sempre. A spazi di condivisione di parola in cerchio saranno affiancati momenti di ricerca sul campo e attività di realizzazione creativa. La partecipazione comporta la condivisione fra le partecipanti delle spese di organizzazione e verrà richiesta un'offerta libera e consapevole che va a sostenere le spese di manutenzione della Casa. Sarà possibile essere ospiti della Casa in stanze doppie o triple con bagno in comune. I pasti verranno preparati dalle partecipanti e la spesa condivisa. Proviamo a delineare i temi su cui lavoreremo nella consapevolezza che si tratta di ambiti di ricerca più che di luoghi di certezze. Molti sono i temi che vengono approfonditi nella scuola di stregheria on line, cercheremo di dargli uno spessore e un radicamento territoriale in modalità che poi ognuna potrà replicare ai propri luoghi: - i quattro elementi, simbologia e corrispondenze, spazi, tempi e pratiche di connessione/definizione dello spazio sacro e rituale; - storia delle donne e dei popoli non urbani, resistenza ed eresia/guardarsi intorno e vedere le tracce; - le fasi lunari e la Luna nella carta del cielo personale/la ruota dell'anno e la simbologia delle tredici Lunazioni; - la Grande Dea e il dualismo oppositivo/le divinità femminili europee, elementi patriarcali e ricerca archetipica; - stregoneria e stili di vita sostenibili nei consumi e nelle relazioni: ecologia, empatia e gestione nonviolenta dei conflitti; - erbe/animali/colori/pietre conoscere e ri-conoscere le alleate dei focolari che ci hanno precedute; - il corpo come strumento di concentrazione e direzionalità delle energie magiche. I principali testi di riferimento saranno: Le Tredici Lune di Luisa Francia, Il Sentiero della Terra di Starhawk e Donne delinquenti di Michela Zucca. La prima presentazione in diretta sarà martedì 9 maggio alle ore 21. Se vuoi partecipare potrai ascoltare in diretta via Zoom la prima parte che verrà registrata e poi diffusa, mentre la seconda sarà dedicata a commenti, riflessioni, domande. Per informazioni ed iscrizioni [email protected]
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Cos'è
Un tempo in cui dare testimonianza piccola o grande, privata o pubblica della propria devozione alla Dea, a colei che cambia tutto ciò che tocca, al principio creativo della vita, di ogni essere senziente, quest'anno dedicato alla riconoscenza verso l'Acqua. Come? Bastano pochi minuti, bastano sguardi, canti e parole. Anche noi, forse più di chiunque altro nella storia, abbiamo la possibilità di lasciare una traccia che serva da guida, esperienza e sostegno perché stiamo vivendo una possibilità che non è mai stata data ad altre prima. Non ci sono indicazioni precise se non il riferimento all'acqua e l'idea di un atto psicomagico condiviso. Condiviso? Goddess Pride degli anni scorsi è di immaginare un percorso di accompagnamento delle acque che parta da una sorgente e arrivi fino al mare. Collegandoci e organizzandoci possiamo immaginare viaggi, camminate, passeggiate, staffette o anche solo appuntamenti e possibilità L'invito L'invito è per tutte le persone sensibili al fascino della Dea, ad aprire uno spazio che sia traccia della leggera, rispettosa e accogliente mano della Dea. Ormai da qualche anno questo appuntamento è diventato motivo di orgoglio, tenerezza, meraviglia. Facciamoci strumento di racconto, di connessione e di verità. Ma anche da sola Immagina di lasciare tracce (biodegradabili) di bellezza e devozione durante una passeggiata lungo il fiume, o alla foce, o alla sorgente di un corso d'acqua a cui sei affezionata. Potrai anche solo condividerle sui social con il tag #goddesspride2023, oppure anche no, le tracce resteranno per chi vorrà vederle. Quando? I giorni sono quelli legati al primo Novilunio dopo l'Equinozio di Primavera. Quest'anno sarà in Ariete martedì 21 marzo e sarà possibile partecipare nei giorni fra il 21 e domenica 26 marzo, uno o alcuni o tutti. Chi? Se ti stai chiedendo chi c'è "dietro" questa cosa potrei dirti La Casa delle Streghe , ma la cosa più importante, quello che davvero fa la differenza, è il metodo con cui QUI facciamo le cose. Non viene chiesto di aderire ad un'idea particolare di Dea, ad un lignaggio, ad una religione, ad un clan, ma solo chiarezza di desiderio e autonomia di realizzazione. Partecipare significa ignorare le fazioni e aprirsi ad uno spazio in cui "io ti credo" è la principale parola magica. Quindi? Ogni info viene inviata nel gruppo Telegram dedicato in cui puoi entrare cliccando qui https://t.me/goddesspride2023 o scrivendo a [email protected]
Nessuno in Italia conosceva i fervìda fino a qualche anno fa, ma in Thailandia è una fermentazione antica che pare sia stato il Buddha Gautama a sperimentare per primo oltre 2500 anni fa.
Venne tramandata nei templi e nelle famiglie reali, fermentazione di grande potenziale curativo, era la medicina degli antichi, ma si perse il secolo scorso quando la chimica farmaceutica arrivo' anche in Thailandia soppiantando lentamente rimedi antichi e naturali. Una donna di grande temperamento, la mia cara maestra PA CHENG, dopo che grazie ai fervìda ebbe salva la vita, ne fece ragione di esistenza e negli anni divenne popolare in tutta la Thailandia grazie anche alla sua TV `SuperCheng` che ha portato i FERVIDA anche in casa mia. Compresi in fretta che il NAM MAK, nome originale dei FERVIDA, era una risorsa di grande valore e, con la poca conoscenza e consapevolezza di allora lo proposi agli amici italiani di facebook fondando il gruppo "microrganismi fervìda". Sono passati quasi 10 anni da quel giorno e, la tecnica fervìda, da sconosciuta divenne velocemente popolare per le grandi virtù che porta questa fermentazione, per l'utilizzo infinito che se ne può fare, per la grande efficacia, per il suo potenziale. Oggi i fervìda sono entrati anche nelle case di moltissimi italiani. Tutte le persone, che si sono adoperate per la loro diffusione, diventano piccole vicino al potenziale di questa tecnica antica, che regala ancora il fascino della meraviglia e della fiducia e quel senso di magia che i tempi moderni ci stanno facendo perdere. I fervìda rappresentano una speranza per la salute del pianeta e dei suoi abitanti. Una speranza forte e concreta. Fermentare è un atto di comunione con la terra. Dalla terra prendiamo e alla terra restituiamo. Stefano Abbruzzese Mi sembra opportuno introdurre i Fervìda attraverso le parole di Stefano Abbruzzese che per primo ce li ha fatti conoscere in Italia, trasmettendo una sapienza antica thailandese (... ma non solo!!!). Non solo perché in realtà sappiamo bene che le magie delle fermentazioni dei vegetali sono diffuse in tutto il mondo da tempi antichissimi. I fervida sono elisir creati da una lunga fermentazione colmi di sostanze benefiche e nutrienti che la fermentazione stessa ha creato oltre a quelle che ha estratto dalle piante in fermento. Per parlare dell'assunzione serve che facciamo riferimento ad alcune parole chiave che l'accompagnano. DETOX I benefici dell'assunzione di fervida si manifestano velocemente attraverso le reazioni di detossinazione, i fervida stimolano l'organismo ad espellere le tossine ristagnanti nei tessuti portandole negli organi di espulsione. Il loro accumulo nell'intestino, nella vescica, nei reni, sulla pelle, nelle mucose potrebbe creare dei fastidi. DOSAGGIO I disturbi legati al detox possono essere gestiti regolando il dosaggio. Talvolta anche poche gocce possono innescare un detox problematico per questo raccomando attenzione FIDUCIA Assumere fervida potrebbe creare cambiamenti importanti nella vita di ognuno perché agiscono su vari piani energetici. Bisogna essere pronti al cambiamento, affidarsi al cambiamento. PAZIENZA Chi fa fervida conosce i tempi lunghi di preparazione e maturazione, si abitua fin da subito ad aspettare; chi li assume, anche se potrebbe avere benefici immediati, dovrà abituarsi alla lentezza del cambiamento, la salute si trova a piccoli passi, ci sono equilibri naturali che abbiamo modificato, guastato, compromesso durante una vita intera e non possiamo pretendere che i fervida risolvano tutti in poco tempo come fossero una bacchetta magica, per certe problematiche sono davvero velocemente risolutivi, ma per riparare certi danni serve un paziente lavoro di ricostruzione, rigenerazione dei tessuti, riequilibrio delle funzionalità. EVOLUZIONE Con l'assunzione dei fervida si impara ad affrontare le problematiche del tempo presente, a rielaborare i traumi dei tempi passati, a prepararsi al tempo futuro. Il profondo cambiamento che provocano a livello fisico si riflette anche a livello energetico aprendo nuove prospettive sulla realtà. Chi crea e assume fervida si prepari ad avere una nuova visione del mondo. Se ti è arrivato questo invito e la tua curiosità è stata solleticata... lanciati in questa antichissima preparazione. Io l'ho fatto da sola, su internet si trovano tutte le informazioni, non sono necessarie competenze né strumenti particolari. Basta avere un contenitore, acqua, zucchero, vegetali e tanta pazienza! La preparazione è veloce... ma la fermentazione sarà pronta in un anno! I Fervìda sono rimedi utili per la salute del tuo corpo, ma possono anche essere utilizzati nell'orto e per le pulizie di casa! Guarda questo video per capire un po' meglio quello che faremo! Cosa dovrai portare con te: - uno (o due o tre!) vaso di vetro grande (tipo quelli dei sottaceti/olive delle pizzerie. Solitamente li buttano... chiedi se possono regalartelo con coperchio!). Come vedete dal video... molti usano grandi contenitori di plastica. A me non piace far fermentare i vegetali nella plastica, la utilizzo solo per i fervìda che uso per le pulizie! - una bottiglia di plastica vuota e pulita con tappo che conteneva in precedenza una bibita gassata se vuoi sperimentare la preparazione di un detergente enzimatico per le pulizie di casa. Non bottiglie di acqua liscia perché non adatte a sopportare la fermentazione e non bottiglie di vetro in questo caso! Per il Fervìda detergente enzimatico a me piace utilizzare il limone, la menta, rosmarino, salvia, alloro... scegli tu le piante che ritieni più adatte! - 1 kg di zucchero di canna integrale; va bene anche bianco (anzi, c'è chi lo preferisce perché il fervida diventa più limpido); a te la scelta. Io uso quello integrale. - vegetale bio commestibile fresco, frutta o verdura (agli interi non sbucciati, cipolla, verdure o frutta di stagione di tutti i tipi, aromatiche, aloe,... quello che vuoi purché commestibile e biologico). Non piante o frutta secca o disidratata. - Uno straccio scuro per riparare il vetro e elastici/cordini per legarlo attorno al contenitore. Ai Fervìda piace il buio! Quanto vegetale portare? Da riempire 2/3 del vaso (o dei vasi che ti porterai) e 2/3 della bottiglia di plastica. Meglio i Fervìda fatti da un solo vegetale o da un mix? Ci sono varie scuole di pensiero. Io ne ho di tutti i tipi. Non credo sia rilevante. A te la scelta! Tutto qui! Perché farlo insieme? perché insieme è più divertente e magico! Ma se non potrai esserci... crea la tua magia nella cucina di casa e funzionerà meravigliosamente bene! A prestissimo! Daria In un’antica favola croata si racconta di una strega che, per essere disponibile a condividere le proprie conoscenze su magia e incantesimi, richiedeva che l’allieva ascoltasse creando qualcosa con le mani, possibilmente un filo di lana.
Nella tradizione italiana esistono, fra le altre, le Tempestare, streghe capaci di scatenare gli elementi atmosferici, e le Animulari che volano nel cielo facendo girare il loro arcolaio, oltre alle Lavandaie che sostano presso i lavatoi incantando i viandanti. Tutte hanno subito processi soprattutto per aver scatenato tempeste di ogni tipo: non solo meteorologiche, ma anche armate. Sono state parte di congiure e hanno opposto una strenua resistenza alle istituzioni urbane e alla religione che ne sosteneva il potere. Questo tratto insurrezionalista delle streghe, ben raccontato da Michela Zucca nel suo “Donne delinquenti – Storie di streghe, eretiche, ribelli, bandite, tarantolate”, non viene solitamente tenuto in grande considerazione da chi si dedica alle Antiche arti, come del resto non viene spesso riconosciuta ed esaltata la capacità combattiva di chiunque venga sconfitta. Lo stesso vale per chi si è battuta contro le enclosures, i recinti posti alle terre comuni, nel corso della rivoluzione industriale, per rendere “produttivo” per pochi ciò che fino ad allora era stato ricchezza per tutti. Da lì è iniziato il conflitto fra chi sta fermo e chi si muove, come fra contadini e pastori, stanziali e transumanti, come fra chi sta a terra e chi vola, fra chi ha casa e proprietà e chi è nomade per storia, famiglia o scelta. Il filo, il filare, il tramare, il tagliare sono figure archetipiche, parti di metafore ancora molto utilizzate. La conoscenza necessaria ad approfondire le arti e le tecniche legate ad essi passa necessariamente dal mantenere o creare un buon collegamento fra la testa e le mani, esercitando così la capacità critica e l’impegno nel cambiamento culturale e sociale. Se la magia consiste nel cambiare stato di coscienza a volontà e nel saper immaginare, cioè creare immagini di ciò che vogliamo che sia la nostra realtà, diventa un passo essenziale di azione magica sul mondo, saper creare un processo che parte dal desiderio, passando poi all’idea, alla visione e infine all’oggetto, qualunque esso sia. Questo processo di modellazione è l’incantesimo. . Nel voler creare con la lana non si può prescindere dalla cultura che fino a tempi recenti era la struttura necessaria dell’attività pastorale. La lana, che dalla pecora arriva fino al catino in cui la laviamo, spesso ha inoltre percorso chilometri di transumanza o di spostamento fra pascoli diversi. I pastori e le pastore che l’hanno vista crescere, e magari tosata, hanno passato molto del loro tempo pressoché in solitudine nella natura, hanno contrattato passaggi e stazionamenti, parlato con gente di ogni dove, hanno fischiato, corso, riposato, cantato e raccontato storie di sole e di neve, di vento e di acque, hanno perso pecore e le hanno ritrovate, hanno perso la speranza e la hanno ritrovata. Studiose e studiosi di antropologia, sociologia e storia nel tempo hanno approfondito le differenze che contraddistinguono le culture pastorali da quelle contadine e urbane. Ci sono prove sempre più consistenti di quanto la frase di Max Weber “La città rende liberi” , valga soprattutto per chi ha i mezzi e può scegliere quanto stare in un contesto urbano e quando andarsene. Queste sono le premesse di sei giorni insieme in Valsaviore per stare, contemporaneamente, nel fare e nel raccontare, nel conoscere con le mani e con la testa, con le parole e con gli sguardi, con gli oggetti e con le incisioni. Abbiamo organizzato tanti laboratori alla Casa e nei suoi dintorni, ma ciò che ogni volta ci ha colpito particolarmente sono stati i racconti di ciò che il territorio muove intorno alle arti che stiamo recuperando. Per questo il programma delle attività insieme comprenderà spazi di lavoro su progettazione (conoscenza delle diverse fibre, elementi di tecnica dei filati); simbolismo e pratica della filatura a mano con fuso e ruota; piante e archetipi legati ad esse; colori e il loro significato sottile, tinture; le figure magiche e archetipiche legate all’arte tessile: le dee uccello e delle acque, Moire, Norne, Atena, Circe, la Potnia. Le donne e la tessitura: Penelope e Aracne. Sì, sei giorni sono pochi e il programma ambizioso. Per questo abbiamo pensato ad una serie di sette incontri on line (con inizio con una serata di presentazione giovedì 23 febbraio 2023) durante i quali approfondiremo gli aspetti simbolici, magici e devozionali della filatura e della tessitura, dei colori e delle piante. Cominceremo il nostro percorso con l’estrazione di una carta, una per ciascuna di noi, dal mazzo dell’Oracolo delle Dee Tessitrici. La carta ci aiuterà in quella fase di progettazione che ci permetta di arrivare a Saviore con gli elementi fondamentali di lavoro. Avremo così il tempo e gli strumenti per realizzare il nostro artefatto magico, col sostegno delle insegnanti e del cerchio. Per quanto riguarda le giornate di lavorazione della lana, considerato che non saranno ammesse più di sette partecipanti, sarà possibile adattare il tempo e le attività ai progetti su cui lavoreremo insieme. Abbinare filatura, tintura e l’utilizzo di un telai a pettine liccio ci permetterà di alternare il lavoro in modo da riempire i tempi di attesa (lavaggi, asciugature, tinture) con l’impegno complessivo di studio e realizzazione. Per questo motivo le giornate di lavoro vengono indicate in modo generico nel programma. Programma: Giovedì 20 aprile - arrivo intorno fra le 16 e le 18 e sistemazione; - dalle 18 visita al Museo della Resistenza di Cevo e chiacchierata con Katia Bresadola curatrice e animatrice del Museo e Giancarlo Maculotti, studioso di storia e cultura popolare alpina; Venerdì 21 aprile - durante la giornata: lavorazione lana - dopocena: il racconto di Penelope – parole di ispirazione archetipica in cerchio Sabato 22 aprile - durante la giornata: lavorazione lana - dopocena: il racconto di Circe – la costruzione condivisa di un racconto di cerchio Domenica 23 aprile - mattina: visita guidata con Nicoletta Gelfi al Parco Archeologico di Naquane dove si trovano importanti incisioni riportanti telai rappresentati nei dettagli; - pomeriggio; progettazione tessile e tempo libero – i programmi delle nostre attività prevedono spesso spazi liberi che ognuna potrà utilizzare per riposarsi, riordinare le idee, riprendersi un respiro solitario o anche continuare a lavorare con gli strumenti a disposizione. Lunedì 24 aprile - durante la giornata: approfondimento sulla progettazione, lavorazione lana e completamento lavori oltre a passaggio rituale di lavaggio fra le fontane del paese. Martedì 25 aprile Passeggiata a Pla Lonc per attraversare i luoghi che hanno assistito al rivoltarsi dei Resistenti della Valsaviore – pranzo al sacco Pomeriggio-sera: saluti e partenze. E' possibile partecipare all'incontro del 20/4 al Museo della Resistenza di Cevo e alla visita guidata a Naquane anche senza partecipare a tutto il percorso di filatura e tintura. Non è possibile partecipare solo a parte delle lezioni dedicate alla lavorazione della lana. Per info e iscrizioni scrivere a [email protected] Giorni di festa con storia, lana, antichi gesti e cultura in Valsaviore dal 26/12 al 03/019/12/2022 E' iniziato come l'idea di passare insieme le feste, è finito con un programma di arte, studio, cultura e approfondimenti sui temi di cultura silvo-pastorale, transumanza, lana, che sognavo da tempo e a cui si abbinano, come se fosse, finalmente, una cosa naturale, laboratori in cui ripercorrere i gesti, la meraviglia e anche la fatica che caratterizzava le vite dei popoli alpini. Si comincia con un archeotrekking con Michela Zucca dal 26 al 28 dicembre 2022 durante il quale indagheremo insieme la storia e l'attualità della cultura silvo-pastorale in Valcamonica e in Valsaviore, le sue connessioni con la lavorazione della lana nelle tracce lasciate sulle pietre, nel territorio, nelle costruzioni, nelle tradizioni e nelle vicende che le caratterizzano. Per la partecipazione sono richiesti Euro 50,00 oltre ad Euro 10,00 per l'iscrizione all'Associazione Sherwood. Dal 29 al 30 si terrà, a Cerveno alla Casa Museo, un laboratorio di due giornate sulla filatura a mano della lana con fuso e ruota. Una volta imparato come filare il filo con fuso e ruota si procederà a binatura e finissaggio e sarà anche possibile verificare al telaio l'effetto in trama dei propri filati. Chi vorrà potrà trattenersi anche nelle giornate del 31/12 e del 1/01. Per il 31 abbiamo immaginato un pomeriggio/sera di lavorazione del pane e della pizza a lievitazione naturale con festa di fine anno e per il primo dell'anno sicuramente troveremo qualcosa di bello da fare, compreso nulla. A guidarci fra le meraviglie dell'universo di biodiversità che è la pasta acida sarà Annalisa De Luca, autrice del libro Facciamo il pane di Terra Nuova Edizioni. La partecipazione ai laboratori di filatura e panificazione è gratuita, a parte la condivisione delle spese dei materiali.
Da un po’ di tempo evito di pubblicare sui social altro che non siano notizie di appuntamenti o eventi o manifestazioni o riflessioni di altre donne perché non mi piace il meccanismo interno al funzionamento delle piattaforme che premia la polemica e l’individuazione di un nemico sulla base, tipicamente, di espressioni limitate su questioni complesse.
La premessa per far percepire la difficoltà che incontro nel momento in cui io stessa metto all’indice qualcosa (e non qualcuna) perché ne sento l’urgenza e la necessità. Mi riferisco in particolare alle proposte di lavoro sugli archetipi e, in particolare, quelle che, basandosi sul lavoro di Jean Shinoda Bolen (Le Dee dentro la donna - una nuova psicologia al femminile), suddividono le dee in “vergini” e “vulnerabili”. Già le parole che vengono usate presuppongono una scelta di campo e un giudizio: chiunque legga preferirebbe sentirsi vergine o vulnerabile? E chi leggendo più nel dettaglio si identificasse con le vergini quanto sarebbe spinta a metterebbe in discussione gli aspetti problematici (che comunque Bolen descrive) rispetto a chi si identificasse con le vulnerabili? E chi delle due avrebbe più difficoltà nel costruirsi un’idea di sé di potere? Mettiamo che io abbia una figlia naturalmente portata all’accudimento, che fin da piccolina inseguiva i bambini più piccoli per coccolarli, che passava ore a giocare con le bambole e a immaginarsi mentre gli fa da mangiare, che non ha avuto dubbi nel percorso di studi rispetto al diventare O.S. con grande profitto e successo e anche gioia. Ha un sacco di amiche e amici da tantissimo tempo con cui coltiva relazioni profonde. Come deve sentirsi nel leggere la descrizione del profilo di Demetra nel libro di Bolen? La parola è molto semplice: sbagliata. Mettiamo che io abbia un’altra figlia, stessa madre, stessa formazione, stesso femminismo, eppure questa passava il tempo sugli alberi e a girare da sola nei boschi col cane. Ha poche amiche accuratamente selezionate e nel tempo non fa fatica a farsi nuove amicizie, a lasciare e riprendere quelle vecchie e quelle nuove. Cambia spesso fidanzat3, viaggia molto, frequenta musei e biblioteche e segue un percorso di studi generico che ancora non sa bene dove la porterà. Leggendo il profilo di Atena o Artemide nel libro di Bolen si sentirà una gran figa con qualche angolino da smussare, volendo... Il problema del libro, secondo me, è che nella foga di rigettare lo stereotipo femminile patriarcale si rischia di buttare via la bambina con l’acqua sporca. Anni fa frequentai una serie di incontri in una biblioteca fiorentina proprio dedicati a descrivere il contenuto di questo libro. Posi questa questione durante la discussione e la donna che avevo vicino mi chiese: ma tu preferiresti che tua figlia fosse come Persefone o come Artemide? Risposi che preferirei che fosse come vuole lei: che usasse l’analisi di Bolen come chiara indicazione che non c’è nulla, nel proprio essere, di assolutamente giusto o sbagliato e che il valore più grande è quello della consapevolezza e, quindi della libertà. Il lavoro fatto alla Casa nell'ambito del progetto Le Signore del Gioco ci ha permesso di entrare in profondo contatto con l'archetipo partendo dal racconto che ce ne è arrivato, come fa Bolen, ma andando poi oltre, guardandolo criticamente per individuare cos'è che non funziona, che non ha senso, che qualunque donna riconosce immediatamente come assurdo e invece sono millenni che ce lo facciamo raccontare prendendolo come dato. Il mito è ciò che costruisce la nostra immagine di noi ed è fermo ad un tempo in cui è stato modellato su un'idea di società gerarchica, non egualitaria, violenta, falsamente meritocratica e oppressiva verso le minoranze. Sappiamo benissimo che è così eppure ad ogni cambio di stagione ariborda con Persefone rapita da Ade che alla fine si innamora (perché notoriamente le donne alla fine si innamorano dei loro stupratori), Era che continua a restare con Zeus nonostante i tradimenti (e si sa che sono le donne che vogliono restare nelle coppie, mica gli uomini che infatti quando scappano le ammazzano), Demetra che non può vivere senza la figlia e non trova altro strumento di affermazione di sé della ripicca e così via. Davvero è questo il racconto che vogliamo passare alle nostre figlie? Davvero vogliamo continuare a dipingerle come vergini o vulnerabili? Ah, già ma come dimenticare Afrodite, il giusto mezzo, la Dea alchemica che trasforma tutto ciò che tocca. Lo dico per esperienza, Afrodite sa essere morbida e glaciale contemporaneamente, sa stritolare nel sonno, sa riempire i sogni di mostri trasformando quello che era una semplice attrazione in una passione malsana e incosciente. Tutti gli archetipi hanno i loro aspetti complessi e mostruosi, esattamente come noi eppure pochi lavori in cerchio ho scoperto essere trasformativi quanto la ricerca archetipica. Possiamo costruire insieme nuovi miti che siano fondativi della comunità nello stesso tempo unita e dispersa che è La Casa delle Streghe? Lazara Firefox Allen ha iniziato questo lavoro con il suo libro Jailbreaking the Goddess a cui ho dedicato un ciclo di puntate del podcast (l'elenco delle puntate qui). Da quando qualche anno fa visitai una mostra sulle rappresentazioni della Dea e mi fecero notare (grazie sempre Manuela Candini, chi volesse fare un bel corso con lei in zona Bologna legga qui) che da quando la Dea è diventata "bella" ci hanno fregate tutte, ho cominciato ad interrogarmi sulla mia ricerca e su come me la fossi immaginata questa Dea, da Persefone a Demetra, da Artemide a Vesta. Sì, me la sono immaginata in forma umana e bella, secondo la mia personale idea di bellezza, ma la questione resta. Come posso davvero vivere la sacralità immanente in ogni essere senziente se comunque la mia immagine della Dea resta umana, come se quella forma fosse superiore a quella di qualunque albero o pietra o volpe? Da qui inizia la nuova ricerca, ancora non ci sono date e appuntamenti ma ci sono bozze di sentiero su cui già si è mosso qualche passo, radure in cui fermarsi, pensieri e desideri che spaziano dalle pietre alle cordate alle piante alle tinture, ai colori e alla tessitura. Teniamoci strette e non perdiamoci di vista. Il simbolo della tradizione della donna saggia è una spirale. Una spirale è un ciclo che si muove attraverso il tempo. Una spirale è movimento intorno e al di là di un cerchio, sempre ritornando a se stesso, ma mai esattamente nello stesso posto. Le Spirali mai si ripetono. Susun Weed Se vuoi sapere quando saranno i prossimi appuntamenti di ricerca-azione archetipica in cerchio scrivi a [email protected] o iscriviti alla newsletter dal form che trovi qui. E' iniziata come un gioco: già che vieni a Oleggio a fare il laboratorio sul pane, perché non facciamo anche un cerchio di donne? Ok, ma cosa facciamo? Potremmo parlare di libri e storia delle donne, oppure di corpi femminili e della loro esperienza ciclica, oppure di miti e il loro racconto. La prima che hai detto! Ok, allora arrivo con una valigia di libri e ve li racconto un po' e voi ci mettere un apericena di quelli coi fiocchi. Forse il primo passo è venuto per l'apericena, ma quaranta persone non me le aspettavo davvero... Da quanto negli anni '80 e '90 hanno cominciato a diffondersi anche in Italia i risultati rivoluzionari delle ricerche di Marija Gimbutas e i suoi libri sulla civiltà della Dea, hanno avuto nuovo slancio e diffusione anche tutte le altre ricerche che nel mondo anglosassone vengono definite "Herstory", insomma la storia vista dal punto di vista delle donne. Finalmente abbiamo cominciato a sentir raccontare dell'apporto delle donne alla scienza, alle arti e anche alla difesa delle proprie idee se non di interi mondi culturali e politici. Se pensiamo a come ci è stata raccontata la storia di eretiche e streghe cosa ci viene in mente? Vittime. Le donne nella storia o non vengono raccontate o sono descritte come vittime, tendenzialmente ignoranti, deboli e indifese. Ecco, questo incontro ha lo scopo di iniziare a raccontare la storia delle donne con un'altro sguardo, darci strumenti per smettere, noi stesse, di portare avanti un'immagine delle donne che continua a ricacciarle nell'angolo da cui tanto faticosamente cercano di uscire. Partendo da Penelope, passando per Giovanna d'Arco, Margherita Porete, fino alle donne combattenti nella Resistenza abbiamo navigato nei cicli delle donne e della storia fra libri, magia, rabbia, lotta, forza, disperazione e meraviglia. Visto l'entusiasmo, anche nei social, ho pubblicato la diretta su FB e come puntata del podcast Pillole di Stregheria però ascoltando non puoi avere precisa indicazione dei libri che invece trovi nell'immagine qua sopra. Mi è piaciuto così tanto che sono disposta a rifarlo dovunque ci sia un bel gruppo di streghe che ha voglia di riflettere un po' su questa parola scomoda fra libri, storie e ardite divagazioni. Durante l'incontro abbiamo parlato di storia delle donne, delle rivoltose, delle eretiche e delle streghe dal neolitico ad oggi attraverso un excursus sui libri più interessanti su questo tema selezionati da me che ho guidato l'incontro intrecciando il racconto dei miei studi e le mie riflessioni con l'esperienza di vita propria e delle partecipanti. Non vedo l'ora di rifarlo! Col treno ma arrivo dappertutto, sapevatelo! Due giorni in Valcamonica fra filatura, tessitura, tintura e feltro di lana di pecora bergamasca21/9/2022 A Santa Caterina Valfurva nei giorni de Il Filo di lana 2022 con Laura Dell'Erba, Adriana Perego e l'Associazione Coda di Lana ci siamo divertite parecchio a dare alle partecipanti una prima introduzione alle arti di filatura, tintura, tessitura e feltro ad acqua. In quei giorni ci è stato richiesto di aprire uno spazio di approfondimento o anche introduzione a chi non era potuta venire e l'abbiamo fatto a Malonno, nei locali della stazione ferroviaria in uso a Coda di Lana nei giorni 18 e 19 agosto 2022. Essendo la prima volta e non trovandoci esattamente in un luogo centrale riguardo alle comunicazioni non eravamo certe di riuscire ad avere abbastanza iscrizioni da rendere l'iniziativa sostenibile economicamente e invece ben prima del termine che ci eravamo date per la chiusura delle iscrizioni avevamo raggiunto il numero necessario di partecipanti il che ci ha permesso di tenere bassi i costi. Le giornate sono state anche piovosa ma tutto ha funzionato perfettamente e, dal mio punto di vista di insegnante di filatura, era davvero emozionante sentire intorno a me le altre attività, l'entusiasmo, l'impegno, la cura e l'attenzione con cui le partecipanti sono passate in piccoli gruppi dalla filatura al feltro, dalla tintura alla tessitura. La lana di pecora bergamasca non è difficile da filare, è abbastanza lunga da permettere errori che non compromettono più di tanto la resistenza del filo alla tensione. Tutte sono riuscite ad ottenere il proprio filo e a binarlo con un altro filo proprio o con uno già disponibile oltre a riuscire a mantenere il controllo e la scelta dello spessore del filo senza farsi trascinare dal fuso e dalla torsione in spessori affascinanti ma insostenibili. Qualcuna che magari già sapeva filare con il fuso si è azzardata anche a tentare di filare con la ruota ma il tempo a disposizione non era sufficiente per avvicinarsi alla ruota senza una precedente esperienza. Le foto (bellissime di Stefania Boniotti @maraconde) rendono solo in parte la magia di due giorni di totale immersione nel mondo della lana. E se si rifacesse magari a gennaio nella settimana fra capodanno e l'epifania? E magari si approfondisse anche riguardo alla cucitura in stile materasso? Se pensi che possa interessarti scrivi a [email protected] Art: Siriana - IG @corallina_traveldesign In questi giorni ho avuto occasione di ripassare diverse definizioni di magia: da quella di Starhawk che ne parla come della capacità di cambiare stato di coscienza con la volontà, da quella di Jane Meredith, a cui sono più affezionata, che la descrive come il passaggio dall'intento alla focalizzazione all'azione, a quella di Selene Ballerini che, prendendo ispirazione da I Ching la definisce come l'arte di stare nel mutamento.
Con altre streghe ci siamo anche interrogate su come portare ogni giorno la magia nella propria vita al di là della ritualità delle Lunazioni e delle feste dalla Ruota dell'Anno. Poi succedono le cose, ti ritrovi catapultata nel mondo di sotto senza averlo scelto, tanto per cambiare, e ti inventi un rituale giornaliero grazie al quale tenere a bada l'ansia puntando sul desiderio e il ringraziamento che, come insegnano le culture native, è la premessa della preghiera come contatto con l'Una originaria . Magari l'attenzione finisce monopolizzata dalla preoccupazione (che comunque, va ricordato, è una forma distorta di immaginazione) e ti ci vogliono gli scossoni per ritornare a goderti la meraviglia di scorrere nel flusso. Insomma finisci per ritrovarti ad ascoltare i sogni di diverse donne che ti scrivono per dirti cosa avete fatto insieme nei viaggi notturni, qualcun'altra ti ricorda che avevate detto di lavorare insieme su un certo tipo di ricerca e intanto ha scoperto questo e quello, un'altra ti chiede che fine ha fatto l'appuntamento su Zoom fissato, ti ritrovi per quattro giorni alla Campeggia Matriarcale dove ogni parola condivisa sembra detta per te, finisci "per caso" a visitare il Museo dei Tarocchi a Riola, a conoscere Morena Poltronieri e le sue ricerche sulle Streghe e torni a casa con un libro pieno di meraviglie, un mazzo di carte dedicato agli alberi, uno alle Crone e uno per la figlia. Ok, avevo bisogno di sentirmi accompagnata, ho chiesto e ho avuto risposta. Non so ancora come andrà a finire ma ci sono e ci sto. Intanto però sono riapparsi anche i cartelli lampeggianti, quelli che mi indicano la direzione su cui proseguire sul sentiero e fino ad ora ha sempre funzionato strepitosamente quindi andiamo avanti e ognuna troverà lo spazio che più le si confà, oppure ci si ritroverà suo malgrado, un po' come succede a me. Insomma l'invito è a riprendere la ricerca archetipica in cerchio ma su un altro piano ispirato da un movimento di "Rewilding Mythology" che nell'home page del sito si definisce così: "Per la maggior parte della storia umana, il mito è stato una modalità duratura di trasmissione della conoscenza, mantenuta viva e resiliente dalla rete traspirante della narrazione comunitaria. Proprio come piantiamo un seme nel terreno, così pezzi vitali della tradizione agricola ed ecologica sono stati piantati in storie che sono state costruite per sopravvivere al collasso ambientale e sociale. Ma l'ascesa dell'impero dipendeva dalla deradicazione delle mitologie. Proprio come i paesaggi sono stati rubati e trasformati, così interi pantheon sono stati sradicati dai loro contesti sociali ed ecologici. Come possiamo riradicare, ristabilire e raccontare nuovamente?" Nel profilo IG @advaya.co maggiori dettagli ma mi colpisce soprattutto l'invito a ripartire dal contatto con gli elementi inserendoli nelle nostre nuove storie fondative personali e collettive. Nello stesso tempo ci si muove alla ricerca delle favole tradizionali del territorio in cui si vive proprio in connessione agli animali, alle pietre e alle piante che le popolano e che potrebbero essere riportate ancora più indietro nel tempo lavorando sull'ascolto dei luoghi e degli esseri senzienti che li popolano. La conoscenza e l'ascolto passano anche dalla vicinanza e l'accompagnamento, dalla frequentazione (avevo scritto 'uso' ma scelgo di cambiare prospettiva) per la salute, il gioco, il colore, l'umore/energia e ogni possibilità offerta dall'amicizia e l'amore. Insomma c'è un sacco da sperimentare, scoprire, mantenere e lasciare andare, come al solito. Teniamoci strette e non perdiamoci di vista. E di nuovo non me l'aspettavo. Non credevo che per la terza volta avremmo potuto accogliere tutte le donne che desideravano fare la scuola, non credevo che sarebbero state proprio del numero giusto che avevamo stabilito e non credevo che tutto avrebbe funzionato, soprattutto gli aspetti logistici, che poi sono la maggior parte di quelli di cui mi occupo io, tipo i posti letto, arrivi, partenze e trasporti, materiali, costi e tutto ciò che è necessario per passare dieci giorni in Abruzzo fra lana, fili, colori, telai e feltro. Mai poi avrei immaginato che la cucitura "stile materasso" mi avrebbe riempito di gioia ed entusiasmo, ma partiamo dall'inizio. Negli anni abbiamo cercato di organizzare il tempo in modo che tutte possano avere esperienza con le proprie mani del passaggio dalla fibra al filo (magari anche colorato) al tessuto. Non è facile in così pochi giorni, soprattutto se vuoi anche lasciare spazio di respiro, chiacchiera e conoscenza del territorio. Ce l'abbiamo fatta e miglioreremo ancora e questo è già una gran festa.
L'organizzazione della scuola prevede che le allieve siano divise in due gruppi: quello delle principianti, che comprende chi non ha mai avuto nessuna esperienza di lavorazione della lana, e quello di chi ha avuto almeno un'esperienza di filatura, tintura, tessitura o feltro. Questo permette, oltre a ridurre la dimensione dei gruppi di lavoro, di costruire occasioni di approfondimento ma anche di ripasso più adeguate alle effettive competenze delle partecipanti. Riguardo alla filatura a mano col fuso e la ruota però i due gruppi hanno lavorato insieme perché l'approfondimento sul lavoro con il fuso permette di migliorare sensibilmente consapevolezza e pratica anche nell'uso della ruota. Il kit che è stato consegnato ad ogni allieva permetteva loro di prendere confidenza con diversi tipi di lane locali ed era abbastanza abbondante da fornire materiale per poter seguire i corsi e poi praticare diverse possibilità in ogni ambito di studio.
Ci rivediamo l'anno prossimo, sempre all'Ostello sul tratturo di Navelli (AQ) e sempre dal 28 luglio al 6 agosto. Nel frattempo teniamoci strette e non perdiamoci di vista. |
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Chi scrive quiAnnalisa Biancardi De Luca Battaglia. Sempre in cerca di ciò che è autentico, fra boschi, vette, valli, foreste e musei... Archivi
Febbraio 2024
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