Sapevo già di essere afflitta da una grave dipendenza dal cerchio di donne ma non immaginavo che la cosa potesse coinvolgere anche le donne che ne fanno parte prese una per una. Il fatto di non poter allontanarmi da casa non mi ha messo in crisi più di tanto, vivo in mezzo ad un bosco, ho potuto lavorare da casa, ho guadagnato un sacco di tempo che solitamente passo in viaggio per andare e tornare dal lavoro. La sera non ero sfinita come di solito e quindi ho guardato film, letto libri, inventato storie ed organizzato e partecipato ad un sacco di gruppi su Zoom e simili; tutti console donne, ovviamente. Però qualcuna avevo bisogno di vederla dal vero, era più forte di me e allora il giorno del mio compleanno ho finito per andare "casualmente" a fare la spesa allo stesso supermercato ed alla stessa ora di una cara amica. Ognuna con il suo carrello, in coda, ho passato la mezz'ora in coda più bella di sempre, è stata come una boccata d'aria fresca, il ritrovare quel modo di stare, di ridere, di capirsi profondamente. E allora ho iniziato ad organizzare altri incontri "clandestini" a metà strada fra un paese e l'altro in mezzo al bosco, al confine fra le regioni in messo ai campi, ed è stato un magico riavvicinarsi di cuori, anche mantenendo "le distanze". Abbiamo avuto la prova che il cerchio non è un'accessorio della nostra vita, è la realtà cui aggrapparsi quando il mondo si ribalta e niente sembra voler stare al posto dove siamo abituate a trovarlo. Le donne sì, loro c'erano... meno male!
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